La riapertura della cattedrale di Iglesias [di Franco Masala]

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Un edificio storico che riapre è sempre una bella notizia anche se i lavori sono durati più di un decennio. La cattedrale di Iglesias, intitolata a Santa Chiara, viene resa nuovamente agibile ai  fedeli e al pubblico il prossimo 13 novembre con una concelebrazione per la dedicazione del nuovo altare. Intorno all’avvenimento fiorisce una serie di manifestazioni comprendenti l’inaugurazione del Museo diocesano, la benedizione dell’organo, una conferenza sulle vicende storiche.

E proprio i restauri, seguiti dalla Soprintendenza ai Beni Architettonici e Artistici, hanno consentito di chiarire le lunghe e, talvolta, travagliate vicende dell’importante edificio. Iniziata nel 1285 per volere del conte Ugolino della Gherardesca, signore di Iglesias, la chiesa era nota nel rifacimento tardogotico del XVI secolo ma gli scavi effettuati durante i lavori di restauri hanno rivelato l’impianto iniziale con un’abside semicircolare, poi trasformata nel bel presbiterio quadrato coperto con una spettacolare volta a crociera. Aggiunti successivamente e in tempi diversi i due cappelloni che hanno generato una sorta di pianta a croce latina, sono presenti anche pregevoli manufatti come il retablo di Sant’Antioco e l’altare settecentesco a mense sovrapposte, già collocato nel presbiterio.

L’altar maggiore era invece una mediocre realizzazione di Andrea Ugolini, marmista carrarese attivo a Cagliari a metà Ottocento soprattutto nel cimitero di Bonaria. Per le nuove regole liturgiche la diocesi di Iglesias ne ha deciso la rimozione, suscitando le proteste di un gruppo folto di cittadini che hanno invocato il ripristino dell’altare “nelle sue dimensioni e proporzioni originarie”.

Posto che né l’altare ottocentesco né quello rimosso e risalente al 1769, tuttora conservato, sono gli “originali”, è il caso di notare che l’edificio attuale è il frutto di secoli di storia legata anche alle necessità pratiche e al mutare del gusto, inevitabili nelle vicende di una chiesa usata continuativamente. Allora forse è meglio attendere di vedere la nuova sistemazione dell’altare e poi giudicare.

3 Comments

  1. Ora la mia cattedrale è decisamente bellissima,austera come non mai,proprio in perfetto stile di Chiara e Francesco.La godo ora che non ci sono ancora i banchi gli arredi e i volontari della parrocchia hanno tirato a lucido i pavimenti e gli altari delle cappelle laterali.Lo spazio presbiteriale sembra ingigantito per profondità e altezza tale da sembrare una sorta di “agorà” resa tale anche dalla migliore agibilità dovuta all’abbassamento del pavimento. I marmi dell’altare e della sede del tabernacolo , spiccano in bellissimo contrasto rispettivamente al coro ligneo e la stupenda cappella di s.Antioco .Spero che le contestazioni, se pur talvolta motivate, che hanno caratterizzato tutto il periodo di restauro, trovino nel volto dei fedeli, assidui o meno,la necessaria serernità e accoglienza del cuore quale unica condizione per condividere l’amore e la misericordia del Signore, che su tutti si posa e d0na pace e serenità.

  2. Rosella Aresu Murru

    Caro Franco urge una visita guidata ad Iglesias per ammirare tanto splendore !

  3. silvia ledda

    Quindi al rogo le carte del restauro? Quindi dobbiamo tornare agli inizi del ‘900 quando si giudicava il gusto di un’epoca in base a parametri contemporanei? Quindi si torna all’antistorico e antiscientifico ripristino di un fantomatico “stato originario”? Persino la CEI nella pubblicazione sugli adeguamenti liturgici ammonisce che per le chiese antiche ogni caso deve essere studiato a se stante, che la storia e le tradizioni non devono essere cancellate. L’altare dell’ottocento, ammesso e non concesso che sia un’opera modesta, è pur sempre un bene culturale e la sistemazione era ormai storicizzata; in ogni caso, sempre meglio degli arredi attuali, di enorme cattivo gusto e privi di qualsiasi interesse artistico.

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