Ruolo del Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna. Aree dismesse da problema a risorsa [di Sabrina Sabiu]

Sulcis

L’archeologia industriale, disciplina nata fin dal secondo dopoguerra, è oggi meglio definita storia del patrimonio industriale, per sottolineare quel valore storico e culturale insito in questo bene al pari dei patrimoni archeologico, artistico o letterario del nostro paese. Il Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna nasce con la finalità di salvaguardare, tutelare e conservare i beni del patrimonio industriale della regione, il relativo patrimonio tecnico-scientifico, storico, culturale ed ambientale, il patrimonio archivistico documentale, dando rilevanza ad apparati e strutture minerarie e siti geologici particolarmente rappresentativi.

Altro aspetto è privilegiare la conoscenza e la divulgazione dei siti e dei beni dell’archeologia industriale attraverso percorsi didattici e museali funzionali al patrimonio industriale e favorire le possibilità di ricerca negli archivi industriali se fruibili e conservati. La divulgazione delle tematiche del Parco GeoMinerario, però, non possono limitarsi ad aleatori atti di indirizzo. Occorrono strumenti specifici che si articolano in una seria didattica su educazione ambientale, riuso, riciclo e smaltimento di materiali industriali, modalità di difesa e bonifica ambientali,  declinati anche in percorsi museali utili alla sensibilizzazione e alla valorizzazione attiva delle risorse del cosiddetto terzo paesaggio.

Lo scenario dello sviluppo industriale sardo si sviluppa tra il XIX e il XX secolo. I suoi segni costituiscono il terzo paesaggio attraverso cui si legge la storia industriale della Sardegna. L’approccio strategico per la sua valorizzazione non può essere solo censimento e conservazione di edifici, macchine o apparati e la loro destinazione d’uso, ma occorre una visione lungimirante che vede i patrimoni industriali, correttamente recuperati ed integrati nel contesto territoriale, come incubatori di un nuovo sviluppo locale, dando nuova competitività ad aree defunzionalizzate e marginalizzate. Ripensare le destinazioni d’uso dei siti dismessi accresce e diversifica i percorsi dello sviluppo economico con la nascita di ecomusei e con le opportunità offerte dai manufatti industriali come contenitori.

Il Parco GeoMinerario ha la necessità di individuare obbiettivi e procedure d’intervento nelle politiche dei territori con gli enti locali, nei quali il patrimonio industriale ricade, non solo limitate alla valorizzazione ambientale, di non secondaria importanza, in quanto subordinata alle bonifiche dei siti industriali, prerequisito per lo sviluppo. Le attività industriali della Sardegna, specie nell’ambito minerario, hanno determinato un forte impatto sul territorio – anche nel sottosuolo – compromettendo le biodiversità, l’identità, la salubrità dei luoghi. I paesaggi industriali e minerari del Sulcis Iglesiente Guspinese celano pericoli e rischi ambientali diffusi, articolati in dismissioni e discariche, che hanno generato abbandono e degrado e nei quali devono operare le bonifiche ambientali, strumento di rivitalizzazione del paesaggio e incubatore di nuove e qualificanti professionalità.

Il Piano di bonifica delle aree minerarie dismesse del Sulcis Iglesiente Guspinese è uno strumento che ha l’obbiettivo di eliminare le criticità che mettono in pericolo, non solo i paesaggi, ma soprattutto la salute di chi li abita. L’inattuazione o attuazione parziale del Piano di bonifica ipoteca qualsiasi progetto di futuro per le aree interessate con le implicazioni sanitarie, sociali, economiche, culturali ed ambientali connesse.

Nel 2013, viene siglato l‘Accordo di programma per la semplificazione delle procedure di approvazione dei progetti nelle aree minerarie del SIN, sito d’interesse nazionale del Sulcis Iglesiente Guspinese, tra la Regione Sardegna e il Ministero per l’Ambiente. Vi è incluso un Documento metodologico, parte integrante dell’Accordo che consentirebbe di portare avanti con celerità gli ingenti interventi di bonifica previsti dal Piano Sulcis.

 

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