Mi chiamo Maria [di Federica Murgia]

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Il racconto fa parte di Piccole storie recluse racconti scritti da donne e letti durante il Seminario Michel Foucault: Istituzioni totali e comunità ospitanti all’interno dell’iniziativa Il primo miglio organizzata da FAI Sardegna per la riapertura dell’ex Carcere di Buoncammino il 2 e 3 maggio.

Ho 43 anni, sono stata in carcere per quindici anni… non riesco ancora a crederci…mi hanno concesso la grazia!
Sto tornando a casa!

Mi chiamo Maria,
Anni fa ho commesso un grande errore che mi ha fatto finire in carcere e mi ha cambiato la vita.
Avevo 28 anni, capelli e occhi neri, ero giovane e bella, avevo tre figli.

Quando ho messo piede per la prima volta in carcere, il dolore più grande è stato quello di lasciare i miei due figli maggiori e portare con me il più piccolo, che allora aveva solo pochi mesi, e che doveva restare recluso con me fino ai suoi tre anni.
Il primo giorno, dopo aver conosciuto la mia compagna di cella, ho addormentato Mario, ho riordinato le mie cose e ho pianto.

Le mie giornate per diversi anni sono state sempre uguali: sveglia, colazione, pranzo, ora d’aria, cena. Qualche volta c’era il controllo delle celle.
Ogni due settimane venivano a trovarmi mio marito e i miei figli più grandi

I primi anni Mario riempiva le mie giornate.
Quando ha compiuto tre anni, ho provato una sensazione strana: ero triste perché se ne sarebbe andato, ma allo stesso tempo avevo pensato che avrebbe vissuto meglio e questo mi aveva tirato su il morale.
Sono venuti mio marito e i miei figli a prenderlo: l’ho lasciato andare.

Ero triste, mi sono ritrovata all’improvviso a non avere niente da fare e dovevo scontare ancora17 anni…

Dopo qualche tempo ho pensato di riprendere gli studi e ho fatto domanda e mi è stato dato il permesso di frequentare la scuola.
Ho iniziato il giorno dopo
Ho studiato molto, non più avuto spazi vuoti nelle mie giornate, mi sentivo felice.
Carla, la mia compagna di cella, stava finendo di scontare la pena, io ero contenta per lei ma sapevo che mi sarebbe mancata molto.
Ma arrivò il giorno in cui andò via.
Qualche tempo dopo è arrivata Marta, lei era diversa, era pericolosa. Mi terrorizzava l’idea di dover vivere con lei ma ho cercato di conoscerla meglio.
Marta mi ha raccontato che era orfana, che era sempre vissuta in un istituto dove nessuno le era stato accanto, si era sempre sentita sola e abbandonata.
Ho cercato di aiutarla, sono diventata sua amica e l’ho convinta a chiedere di frequentare la scuola.
Ottenuto il permesso ha iniziato a studiare con me.
Mi sono laureata a 41 anni, dopo aver studiato per 10 anni: è stato un giorno fantastico, ero felice.
Sono Maria
Ora sono libera.
Ho studiato e, per questo, oggi sono ancora più libera.

*V A Istituto Comprensivo Santa Caterina Cagliari

One Comment

  1. Alessandro

    Buon sangue non mente, bravissima!

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