Efis e la memoria scallara [di Gian Paolo Fais]
Passata la festa, tolti i cavalli di mezzo si odono ronzii, chiacchiere, commenti fino alla prossima che sarà la 360° ma anche l’anno delle elezioni comunali a Cagliari. Drappi, cocchio, costumi, gioielli ben custoditi e Efis sballiau in sacrestia. Quello con la croce rossa del martirio dipinta nella mano sinistra che, dicono, fa miracoli anche lui. Intanto i cagliaritani veraci, sarcastici anche con i santi loro hanno aggiunto un epiteto a Efis gloriosu. Scallau. Perché? Un po’ di pazienza che ci arrivo. Molti dei signori e delle signore che ogni anno intonano rosari e goccius appresso al santo si stanno chiedendo, insieme a Efis, il perché di quanto è accaduto. Quelli che di Efis gloriosu sanno ogni pinnica commentano che al ritorno il sindaco anziché aspettare Efis sotto il Municipio, come è sempre successo e come prevede la consuetudine sempre rispettata, sia andato (in macchina) a Giorgino e da lì, a piedi davanti al cocchio e a Efis scallau in pennacchio, si è fatto tutta la strada fino a Stampace, salutando a manca e a destra. E l’Alternos che, a cavallo e a piedi, deve rappresentare la municipalità per quattro giorni fino al ritorno di Efis in città? Perse le tracce. Se c’è il sindaco di chi deve essere l’ alter? Di nessuno. Che dice l’Arciconfraternita? E l’arcivescovo? Lui sì ha seguito la tradizione e ha aspettato Efis in chiesa. Lo sa che la stravaganza ha stravolto una processione votiva? Ci penserà l’opposizione, sempre che se ne sia accorta, a chiedere conto di un tale novità e di cosa vuol dire? Perché a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca. |
Non c’è rito senza deroghe. E se no di che parlavi?