Tre domande [di Franco Masala]

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La montagna ha partorito un topolino e, finalmente, anche il Teatro Lirico di Cagliari ha la sua stagione 2015. Al di là dei problemi economici e gestionali il tutto appare di una pochezza preoccupante, da interpreti sconosciuti o decotti a scelte ripetitive e poco felici. Non resta quindi che porre qualche domanda.

Possibile che nello sterminato repertorio lirico si sia pescato tra i soliti tre o quattro titoli, rappresentati, peraltro, pochissimi anni fa e, quindi, neppure in grado di rinnovare e incrementare quell’educazione permanente di un pubblico sempre più disorientato e meno affezionato ?

Possibile che non si sia trovato in Sardegna un musicologo in grado di studiare e di operare una revisione di un’opera come La Jura di Gabriel (che forse poteva continuare a rimanere nel dimenticatoio dove l’ha confinata il giudizio della storia) e si sia ricorsi a una ex componente del CdA del Teatro Lirico di Cagliari, aggregata a una Università periferica della Terraferma ?

Possibile che una sovrintendente, pagata con danaro pubblico e certamente non come l’ultimo degli operai, possa affermare che “andare a teatro è un lusso”, disconoscendo tutti gli aspetti culturali, educativi, emozionali, di uno spettacolo?

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