Ovicaprino, la Regione rispetti gli impegni [di Copagri Sardegna]

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L’associazione chiede che vengono risolti i problemi che affliggono il settore adesso che il comparto vive una situazione di momentanea tranquillità. Il Pecorino Romano vive un momento favorevole: approfittiamone per risolvere i problemi ancora irrisolti. Dopo che lunedì la quotazione del pecorino romano ha registrato i 9,50 €/Kg, Copagri Sardegna invita a trovare oggi una strategia comune, condivisa, che porti a soluzione i nodi strutturali che caratterizzano il comparto ovicaprino in Sardegna. Domani, infatti, il prezzo potrebbe non essere così favorevole e il settore si ritroverebbe di nuovo in affanno.

Su sollecitazione delle organizzazioni di categoria, l’assessore dell’Agricoltura ha incontrato gli attori della filiera (a Santa Giusta l’8 ottobre 2014 ed lo scorso 13 febbraio), assumendo alcuni impegni che però risultano disattesi. I dati della filiera non sono ancora disponibili, evidentemente molte aziende non li hanno forniti. Ecco che quindi si pone l’esigenza di trovare metodi coattivi per imporre la trasmissione periodica di dati a tutte le aziende che ottengano benefici pubblici, obbligando, tra l’altro quelle private, a dimostrare la ricaduta economica degli investimenti sui produttori conferenti la materia prima, come disposto da norme nazionali e comunitarie. Vi è nell’assessore e nella Giunta tanto coraggio?

Avevamo inoltre sottolineato che la programmazione dell’offerta di Pecorino Romano in funzione della domanda richiede la programmazione del destino del latte verso una diversificazione delle produzioni valutandone le conseguenze e predisponendo misure adeguate di impatto. Nessuna iniziativa è stata attivata in tal senso.

Copagri chiede ora:
• a che punto è la definizione di un Nuovo disciplinare per il pecorino romano?
• quando l’assessore intende farsi carico della promozione di una Organizzazione Interprofessionale che coinvolga l’intera filiera, abilitata secondo le normative europee a trattare materie come la programmazione, la diversificazione, la qualità e conseguente modalità di pagamento della materia prima secondo la resa, la destagionalizzazione, le regole contrattuali, l’applicazione dell’art. 62 sulle vendite?
• a che punto sono le misure annunciate in materia di credito che dovrebbero ripristinare il credito agevolato di esercizio per gli allevatori, consentire un’adeguata capitalizzazione delle imprese, specie le cooperative lattiero – casearie?
• quali sono gli orientamenti per la spesa dei finanziamenti orientati alla promozione previsti dalla legge finanziaria 2015 ?
• è stata richiesta o meno la ricostituzione del Tavolo di Filiera Ovicaprino presso il Ministero ?

Buona prassi. Va rimarcato che altri Tavoli nazionali si riuniscono periodicamente e con profitto. Ad esempio il Tavolo di Filiera per il latte vaccino le cui proposte e sollecitazioni hanno portato a un decreto legge (del 29 aprile, non ancora pubblicato in Gu) per il rilancio dei settori agricoli in crisi, in particolare per il sostegno del settore del latte. La norma ha anche rinnovato l’obbligo della stipula di contratti di vendita scritti (come previsto dall’art. 62 del decreto-legge n.1 del 2012), stabilendo una durata minima di un anno e ribadito che il contratto deve espressamente contenere il prezzo da pagare alla consegna, che può essere fisso o legato a fattori determinati, come indicatori di mercato, il volume consegnato e qualità o composizione del latte crudo.

Lo stesso decreto si propone la creazione dell’Interprofessione del latte per organizzare la filiera che potrà prendere decisioni valide “erga omnes”, a determinate condizioni, come accade in altri Paesi europei (Francia), andando a definire le regole di produzione, la commercializzazione, la promozione, i contratti tipo, la tutela ambientale e la ricerca. Sempre questo decreto dispone il rafforzamento del contrasto alle pratiche sleali di mercato attivando a tal fine l’Antitrust e attraverso un rinnovato impegno dell’ l’Ispettorato repressione frodi del Mipaaf (ICQRF), rafforza il livello di tutela degli allevatori e dei produttori di latte, attraverso una riforma dell’art. 62 che prevede il monitoraggio dei costi medi di produzione del latte crudo da parte di Ismea, l’inasprimento delle sanzioni per violazioni delle prescrizioni dello stesso art. 62 con multe che vengono innalzate da 3 mila fino a 50 mila euro.

Ebbene, come altre volte ribadito, sono tutte misure facilmente replicabili per il settore ovicaprino.

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