Per l’inserimento dell’Ardia nel Patrimonio mondiale dell’UNESCO [di Pietro Ciarlo]
Intervento tenuto Domenica 17 maggio a Sedilo a Sa prima ighina durante la presentazione del libro collettivo Il mio San Costantino con 16 interviste a sedilesi e pellegrini, fatte dal sindaco e giornalista Umberto Cocco dal 2010 al 2014. Nell’occasione si è insediato il Comitato scientifico per avviare la richiesta per l’inserimento del Novenario di San Costantino nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’ Unesco (Unesco World Heritage).(NdR). Per iniziativa del Comune di Sedilo il 17 maggio scorso, nel corso di una affollata manifestazione pubblica, è stata avviata la richiesta per l’inserimento del Novenario di San Costantino nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’ Unesco (Unesco World Heritage). Si tratta di un obiettivo ambizioso, ma allettante, che solletica l’orgoglio di Sedilo e apre anche prospettive di valorizzazione economica del suo territorio grazie alle sue tradizioni. A Sedilo esiste un antico Novenario dedicato a San Costantino, Santu Antinu, dove il 6 e 7 luglio di ogni anno si tiene una processione a cavallo che poi si trasforma in una sfrenata ed emozionante corsa: l’Ardia. Ne “Il mio San Costantino”, un libricino di interviste a sedilesi pubblicato a cura del Comune con una bella prefazione di Maria Antonietta Mongiu, tziu Angelino Onida dice: “all’Ardia ne viene di gente, ma non si capisce se sia per devozione o per la festa”. E’ la felice ambiguità di tante feste devozionali, ma nel caso dell’Ardia, oltre la sfrenata corsa, ci son altre felici ambiguità. Innanzitutto i cavalli e la passione dei sedilesi per il cavallo possono essere considerate la rappresentazione plastica e fisica di un sentimento comune a tutti i sardi. E già questa è un ampia materia di riflessione e di lavoro. In secondo luogo Santu Antinu è l’imperatore romano Costantino I, detto il Grande come Alessandro, Carlo, Gregorio e sicuramente alla pari di altri grandi fondatori come Cesare o Napoleone. Da questo punto di vista si tratta di un santo del tutto particolare. Un santo dalla cui attività di generale e di politico dipesero inizialmente le sorti dell’ intera civiltà occidentale. Tuttavia, poi egli fu oggetto delle contese tra oriente ed occidente risultandone almeno in parte delegittimato. Nella rappresentazione latina l’ Impero romano d’ Oriente fu svalutato e con esso il suo primo fondatore. Ma negli ultimi trent’ anni si assiste ad una travolgente rivalutazione mondiale del ruolo storico dell’ Impero romano d’ oriente e di Costantino il grande. La richiesta di inserire l’ Ardia di Sedilo nel Patrimonio mondiale dell’ Unesco si colloca in questo rinnovato contesto culturale e da esso può trarre ulteriore forza. Vediamo. Costantino nacque a Naisso in Serbia nel 274, fondò Costantinopoli, e morì a Nicomedia in Turchia nel 337. Un percorso della vita fisica addirittura simbolico dell’ odierno rapporto tra oriente ed occidente dell’Europa. Nel 313 con l’ Editto di Milano Costantino accordò la libertà di culto ai cristiani cosicché dopo la sua morte si diffuse il suo intenso culto popolare. Quando l’Impero romano d’occidente cadde, Costantinopoli cercò di riconquistare alla romanità e alla cristianità le terre d’occidente. Furono i secoli della Sardegna bizantina. Il punto più alto del culto di Costantino si ebbe intorno all’ VIII secolo quando i Papi fecero redigere un falso documento fatto ascendere al 315 secondo cui Costantino non solo avrebbe donato al Papa il potere temporale sull’ Italia, ma anche la supremazia della chiesa di Roma su quella orientale. E’ l’ apogeo del culto costantiniano, ma da quel momento inizierà la sua parabola discendente. Egli sarà sempre il liberatore dei cristiani contro i pagani, ma per i latini diventerà anche il fondatore di uno stato greco e dei culti ortodossi, dunque un competitore della latinità. E’ la cosiddetta ambiguitas costantiniana. Dunque, in occidente prende avvio la svalutazione dell’ impero d’ oriente. La parola “bizantino”, e peggio bizantinismo, acquistano un significato del tutto negativo. Il 1054 è l’anno dello scisma d’oriente che, ovviamente, i bizantini non esitano a definire d’occidente. Esso segna la frattura mai sanata tra cattolici e ortodossi, oriente e occidente cristiani, Russia compresa. Il mondo non sarà più lo stesso, non a caso nel 1204 i latini, capeggiati dai veneziani, saccheggeranno e occupano Costantinopoli. Nel 1453 quando lo sterminato esercito Ottomano sta per conquistarla, Costantinopoli chiede aiuto all’occidente e al Papa, ma questi gentilmente risponde che manderà aiuti solo se verrà riconosciuta la supremazia della chiesa di Roma. Costantinopoli è travolta, ma non il culto di San Costantino che per i greci e gli ortodossi diviene ancor di più il santo dell’identità. In occidente le cose si complicano ulteriormente quando Lorenzo Valla scopre che la donazione di Costantino era solo un falso papalino. Ma i greci che scappano dinanzi agli Ottomani fondano dei paesi intitolati a San Costantino, come in Calabria San Costantino Albanese e San Costantino Calabro. Sta di fatto che quando nel 1586 viene redatto il Martirologio romano, cioè il primo elenco dei santi cattolici, Costantino non vi è compreso, e ancora oggi non c’è. San Costantino non è un santo della chiesa cattolica. Il suo culto è solo ammesso. Ormai Costantinopoli si chiama Istambul, bizantino è una parola dispregiativa, e Costantino in occidente non scalda più i cuori. Ma ora le cose son cambiate. Dopo la seconda guerra mondiale gli Stati Uniti dominano mezzo mondo e, per imparare il nuovo mestiere, iniziano a guardare all’ esperienza di Roma. Nel 1979 Edward Luttwak, ebreo rumeno, dunque bizantino, naturalizzato americano, illustre professore universitario, nonché stretto collaboratore del ministero della difesa USA, molti dicono della CIA, pubblica The grand strategy of the Roman Empire. Da allora negli USA è un fiorire di studi ammirati sull’impero romano, ma qualcuno si accorge che c’ è stato un altro impero romano quasi dimenticato che è durato un millennio più del primo. Nel 1988 Warren Treadgold pubblica Byzantine Revival, titolo del tutto esplicito. Nel 2009 Luttwak pubblica La grande strategia dell’Impero Bizantino, che idealmente chiude il ciclo della sua ricerca dalla prima alla seconda Roma. Ormai la letteratura che rivaluta l’impero bizantino e la figura storica di Costantino è sterminata. A lungo la storia dell’ Impero bizantino ha coinciso con la narrazione della sua decadenza. Eppure quella bizantina è stata una civiltà affascinante, colta, ricca, cerniera tra occidente e oriente europeo essenziale nel dar forma al mondo moderno. Ma la sua rappresentazione è stata nelle mani vittoriose dei cattolici latini. Viceversa, l’attuale rivalutazione di questa storia serve a capire meglio noi stessi e il nostro presente. La Sardegna più di altre regioni mediterranee ha memoria o traccia dell’antica civiltà bizantina e del suo fondatore, Costantino il Grande. L’Ardia di Sedilo merita il riconoscimento di patrimonio dell’ Unesco anche in funzione della nuova considerazione che la vicenda bizantina sta assumendo nella storia dell’ umanità. |