Aida forever [di Franco Masala]
Il pubblico cagliaritano aveva dovuto aspettare quasi trent’anni – dal 1957 al 1986 – per rivedere l’Aida di Giuseppe Verdi: nella cornice tradizionale all’aperto dell’Anfiteatro romano era stata finalmente allestita una messinscena “faraonica”, ripetuta ancora per altre due estati consecutive e nel 1990. Poi, dopo il suggerimento di riportare al chiuso un’opera sostanzialmente intimista (scene di trionfo a parte), Aida fu rappresentata al teatro Lirico nel 2001 e ancora nel 2003 e nel 2009. Una presenza quindi che rischia l’inflazione, lasciando da parte tante opere meritevoli di essere rappresentate e spesso sconosciute o scarsamente presenti a Cagliari. Per di più si tratta della ripresa del discutibile spettacolo (2003) del regista inglese Stephen Medcalf che se è un buon criterio di risparmio, è risultato meno gradito per gli esiti non proprio brillanti. Il regista sposta l’azione ai tempi della guerra franco-prussiana e, quindi, nel periodo della composizione dell’opera (1870-71). Non é il primo né l’ultimo a operare simili scelte che, però, risultano accettabili solo se condotte in modo perfettamente coerente, cosa che purtroppo non è. Potrebbero essere interessanti il consiglio di guerra che decide lo scontro (peraltro tra Egizi ed Etiopi !) o il “tripudio di sete e damaschi con precisi riferimenti agli harem” nell’appartamento di Amneris ma è quanto meno censurabile la trasformazione dei celebri ballabili del trionfo nel montaggio cadenzato di obici e cannoni, oltre tutto rumorosi e di disturbo alla musica. Per non dire delle gabbie incongruenti nelle quali Aida, Amonasro e Radamès entrano ed escono, rovinando la magia notturna (e la credibilità) del meraviglioso terzo atto. Insomma Aida poteva rimanere a dormire ancora per un bel pezzo tanto più che, obiettivamente, l’esecuzione musicale, fracassona nella parte orchestrale e poco omogenea nei cantanti, non era così esaltante e tale da divenire edizione di riferimento. *Fotografia di Priamo Tolu |