Enrico Letta: «Attento Matteo la bolla è finita» [di Marco Damilano]

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04 giugno 2015 L’Espresso. Dopo le delusioni elettorali bisogna cambiare strada. 
Il sindaco d’Italia è un modello pericoloso. E ora Renzi pensi 
più all’economia e meno al potere. Parla l’ex premier.

«La narrazione, lo storytelling, come si chiama oggi, quando è esasperata, genera tra gli elettori rapida frustrazione e delusione, alimenta i populismi, il grillismo. È uno stacco dalla realtà. Può servire per un salto in avanti, ma poi si torna alla sostanza. Basta con la storia che tutto è comunicazione, almeno vanno invertiti i pesi, nove la sostanza e uno il racconto, non il contrario».

L’ex presidente del Consiglio Enrico Letta, a Parigi dove si prepara a dirigere la Scuola d’affari internazionali di Sciences Po, legge lo scontro nel Pd dopo la sconfitta alle regionali in Liguria, il fantasma di una scissione a sinistra, il successo della Lega di Matteo Salvini e la presenza del Movimento 5 Stelle nella società italiana. E il primo stop nella irresistibile ascesa di Matteo Renzi. «La lezione del voto è che non si può fare tutto da soli», spiega l’ex premier. «Può esserci un innamoramento per un leadership forte. Nel 1994 dopo due mesi di governo Silvio Berlusconi alle elezioni europee prese il trenta per cento da solo. Ma sono fenomeni temporanei».

L’innamoramento degli italiani per Renzi non è finito, aggiunge Letta, e «spero soprattutto che non sia finita la centralità del Pd di Renzi, per il bene del Paese. Ma deve essere usata per cogliere la grande occasione della crescita, non per accrescere il potere. Nei prossimi mesi c’è un combinato disposto di condizioni fortunate, irripetibile. Chi governa l’Italia oggi, invece di pensare a come accumulare ancora più potere, invece di farsi approvare la legge elettorale da solo, deve concentrarsi esclusivamente su come cogliere i fattori favorevoli alla ripresa». «L’errore più grande è il modello del sindaco d’Italia che si sta costruendo con la riforma costituzionale», avverte l’ex premier.

«Il sindaco d’Italia è un modello costruito a immagine e somiglianza di chi l’ha voluto, pensando a se stesso. Ma non vorrei che, come è avvenuto per altre leggi elettorali, si pensi a una riforma con la sicurezza di esserne i beneficiari e invece poi arrivino altri ad approfittarne. Il Movimento 5 Stelle è un fenomeno radicato, non scomparirà. E non vorrei che un giorno scoprissimo che sindaco d’Italia, invece di Renzi, è stato eletto Luigi Di Maio. Io dico: cambiamo strada. Il sistema che stiamo costruendo non funzionerà ed è pericoloso per l’Italia».

One Comment

  1. Maria

    Io penso che il “sindaco “va molto bene per la città grande o piccola che sia. Ritengo dannoso e forse pericoloso buttare all’aria tutto quanto conquistato con fatica e sangue dai nostri Padri e concretizzato con la Costituzione della Repubblica. “Fare” per migliorare credo che non significa rottamare e demolire: ci vuole buon senso ed io come cittadina spero tanto in questo e spero che chi ci governa agisca principalmente per il bene comune, espressione questa molto usata da un sindaco di una piccola città, in altri tempi, assai difficili, di guerra e primo dopoguerra, l’ingegner Davide Cova.

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