La “conversione ecologica” dovrà coniugarsi con un’industria dell’accoglienza [di Paolo Matta]
Il rischio strisciante è quello di un approccio inquinato dal pregiudizio. L’enciclica Laudato sì di Papa Francesco, a una prima lettura, potrebbe essere confuso con l’ennesimo grido di appello lanciato a difesa della natura, scambiato persino col rituale manifesto ecologista, se non provenisse dall’alta cattedra petrina. Bene si è espresso, a commento del documento papale, l’attuale Patriarca di Venezia. «Non si tratta, in alcun modo, di un’Enciclica scontata, tutt’altro! Il Papa, infatti, non si limita a indicare i dissesti ecologici e ambientali che sono sotto gli occhi di tutti, ma ricerca la radice dei problemi che li hanno prodotti», scrive monsignor Francesco Moraglia. «Consiglio di leggere senza pregiudizi il testo – prosegue – soffermandosi in particolare sul terzo e quarto capitolo: “La radice umana della crisi ecologica” e “Un’ecologia integrale”. I titoli dicono già la volontà d’andar oltre la generica e scontata denuncia, impegnandosi in una reale fondazione del discorso a livello antropologico ed etico. Sottotraccia, emergono i grandi temi della dottrina sociale cristiana e tra essi il bene comune, la destinazione universale dei beni – e, soltanto dopo, il diritto alla proprietà – e poi i principi di solidarietà e sussidiarietà». Enciclica che entra di diritto nella dottrina sociale della Chiesa al fianco di altre lettere dedicate a temi squisitamente morali (controllo delle nascite, aborto) o di taglio economico-sociale (rapporto capitalismo-povertà, giustizia sociale, equità salariale). Preoccupazione di Francesco, in tutta la sua elaborazione, è stata quella di delineare una ecologia “cristiana”, profondamente radicata nel nuovo umanesimo che questo Pontefice non si stanca di proporre in ogni occasione, pubblica o privata. «L’Enciclica non parla di ecologia ambientale slegandola da quella umana. Francesco esprime un pensiero ecologico che mai cede alla deriva ideologica, rimanendo sempre in dialogo con tutta la realtà», sono ancora parole del Patriarca di Venezia. Questa, in sintesi, la conversione ecologica invocata da Papa Francesco nell’Enciclica. Un testo ampio, lungamente riflettuto, non «da un Papa in solitudine, ma con la collaborazione di molte persone», ha detto il direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, nella conferenza di presentazione. E al di là delle mille definizioni che verranno correlate a questa iniziativa del Papa, quella di condivisa appare la più pertinente. Perché un’Enciclica è sempre stata una sorta di motu proprio del Successore di Pietro, seppure sottoposta al vaglio dei vari dicasteri. Bergoglio, già con la Lumen fidei scritta a quattro mani con Benedetto XVI, rompe anche questa impostazione monocratica, condividendo la Laudato si’ con una rete di co-estensori dell’enciclica, per la prima volta citando in una nota dell’enciclica il maestro spirituale islamico sufi Ali Al-Khawwas. «Un documento di rilevanza ecclesiale, preparato in modo nuovo. Da circa un mese, approfittando dei moderni mezzi di comunicazione il Papa ha operato per una promulgazione dell’Enciclica insieme ai vescovi di tutto il mondo, grazie all’invio, via mail di diversi passi del documento in varie fasi», ha riferito ancora padre Federico Lombardi. Ancora troppo fresco l’inchiostro di questa Lettera per esplorazioni in profondità e argomentazioni a commento. Fra i tanti, ci sono pagine che sembrano scritte per la Sardegna o, più semplicemente, applicabili alla nostra realtà locale. Quando si parla di salvaguardia del territorio e dell’ambiente, ma soprattutto del rapporto turismo-cultura-grandi eventi e residenzialità quotidiana. Quella invocata conversione ecologica dovrà allora coniugarsi con un’industria dell’accoglienza che – oggi più che ieri – conosce prospettive e domande differenti: la riscoperta e valorizzazione, a mo’ di esempio, del “turismo lento“, fatto di cammini, itinerari, percorsi naturalistici e insieme spirituali, può essere una prima, immediata risposta e applicazione concreta di questa intuizione di Francesco. Ancora, in gran parte, tutta da scoprire.
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