Cinquanta sfumature di una camicia bianca [di M.Tiziana Putzolu]
Almeno cinquanta sono le sfumature di quella camicia bianca. Sbottonata e informale. Lui che un’altra Europa possibile la vuole davvero. Che ha lottato da leone per conquistare il suo popolo. Lo ha incitato più volte, l’altra sera. Prima che le urne si aprissero. Cittadini di Atene, popolo greco! Un pugno nello stomaco. Per chi è narcotizzato da discorsi cervellotici, tassi e interessi. Frasi potenti, non populiste. Ce l’ha messa tutta Alexis Tzipras, classe 1974, segno zodiacale leone, nato un attimo dopo la fine del regime dei colonnelli, il giovanotto più audace d’Europa. Per portare il suo popolo a non abbassare la testa. A non subire l’umiliazione di essere i somari d’Europa. Li ha chiamati a non farsi sopraffare dalle sirene che suonavano i testa a testa dei Sì e dei No per condizionare il voto. Del tanto peggio tanto meglio. Ha dimostrato di poter montare i seggi e aprire le urne come fossero banchetti alla piazzetta del mercato di paese. Ha chiamato a gran voce la democrazia, ha lanciato l’invocazione alla libertà. Parole piene, grandi, senza sfumature. Come il bianco della sua camicia. Allevato a pane e no global, studente cresciuto pieno di ideali concreti figlio di Atene. Avrebbero i greci potuto permettere che questo leader che ha giocato fino in fondo. Che ha esposto il petto aprendo la camicia bianca, uscito vincitore dalle elezioni solo qualche anno fa, con un mandato chiaro per un cambio di linea politica rispetto ai governi precedenti. Avrebbero potuto i Greci infliggersi l’ultima umiliazione di farsi mandare via dai plutocrati di tutto il mondo e capeggiati dalla Vassilissa della Grande Germania quel figlio, audace condottiero? Non ci sono cascati. Perché non sono tutto sirtaki e tzatziki, quelli folkloristici di grossi grassi matrimoni greco americani, i greci. Nessun economista, sirene spesso a libro paga di banche e di interessi finanziari mondiali, è riuscito a cantare nelle orecchie dei greci. Se le sono tappate le orecchie, i greci. E lui, il condottiero, fiero fino in fondo, si è fatto legare all’albero della nave fino a superare lo scoglio. Europa rapita da Zeus travestito da toro bianco. Sopraffatta da Zeus travestito da aquila. Battezzata dai Greci che diedero il nome Europa al continente a nord di Creta ora deve fare i conti davvero con questo giovanotto con la camicia bianca senza cravatta. Qualunque cosa succeda da domani sarà più forte nel prendere qualunque decisione. Ha conquistato il campo con onore. E ha vinto in maniera commovente. Forse ha avuto paura di perdere. Forse. Passato dalla legittimazione del voto due volte, quella elettorale e quella referendaria ieri, ha sancito il primato della democrazia nazionale sulle plutocrazie invisibili sovranazionali. Ora nulla sarà più come prima. Potrà chiedere ai greci di andare in pensione ancora più tardi, di fare sacrifici fino all’uscita dalle incertezze delle monete ufficiali. Emetterà i ‘pagherò se sarà necessario. Gioco pericoloso, quello di sfida ai grandi. Perché il sentimento anti tedesco è molto più diffuso di quanto si voglia ammettere. Poco sopite ancora le ferite dell’ultima guerra perché diventi automatico per i popoli europei che si faccia quello che dice la Germania. Il campo è minato, il gioco pericoloso. E non è detto che siano cinquanta, ma possono essere molte le sfumature di quella camicia bianca rispetto alle tante altre camicie bianche in giro per l’Europa. Lui, Tzipras Alexis, classe 1974, segno leone, se non l’Olimpo certo ha già conquistato un posto nella storia.
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Abbiamo anche noi un giovane bellimbusto che sta in camicia bianca (con cravatta se fa il Presidente, senza se fa il Segretario, e in tal caso tira su le maniche per maltrattare meglio i suoi che incantati lo seguono in una lenta marcia verso la destra). Lui si è affrettato ad esporre il petto a difesa delle ragioni di un governo di centro destra tedesco, a esporre il petto in favore di un imprenditore che a capo della più grande impresa italiana ha spostato tutte le sedi direzionali e legali fuori Italia, a esporre il petto nell’abolire articoli 18 e diritti dei lavoratori, a esporre il petto per nominare a suo piacimento i componenti del senato della repubblica, a esporre il petto per emarginare il ruolo dei sindacati (dice che non servono, che basta lui). E chissà a quante altre esposizioni del suo petto da bullo dovremo assistere da qui al 2018 (perché dopo “aver salvato l’Italia” con le riforme (!) sparirà per sempre).
Soldi ed emozioni sono un ossimoro. La matematica non è un opinione, meno che mai un’ emozione. Ho trovato il ricorso al referendum uno spreco di denaro, perché l’eroe della battaglia europea aveva già avuto mandato in elezioni vecchie di appena 6 mesi, e il suo cavallo di battaglia era allora come oggi la lotta contro la troika. Ma il popolo greco, come noi del resto, ha un nemico comune che si chiama corruzione e costi troppo alti della politica. Sergio Rizzo per l’ennesima volta nella sua carriera di giornalista, nell’articolo di ieri, ci dava dei numeri agghiaccianti, il costo della corruzione è di 236 miliardi, che usati in nome del popolo italiano significherebbero: lavoro, sanità, scuola, cultura, ambiente etc. E’ inutile che i nostri politici vadano a farsi i selfie in Grecia in nome della democrazia e si dimentichino che gli Italiani hanno già chiarito qual’è la priorità, anche col non voto scaturito dalle promesse non mantenute. Beato il popolo che non ha bisogno di eroi…P.S. è curioso come i nostri politici facciano prima ad andare in Grecia che a venire in Sardegna. Colpa del prezzo del biglietto troppo alto? Già perché sempre a proposito di democrazia e numeri, in Sardegna abbiamo un costo dell’iva ben più alto rispetto alla Grecia, di conseguenza la loro offerta turistica è più vantaggiosa, ma a proposito di bisogni i Sardi non vivono certo nella bambagia; ma non eravamo tutti europei con uguali diritti? Anche questo è colpa dell’Europa o dell’aver votato politici incapaci!