L’Europa può accettare una Germania troppo potente? [di Nicolò Migheli]

pugno di ferro

È dal 1870, dall’assedio di Parigi da parte delle armate prussiane, che le diplomazie europee si pongono la domanda se una Germania troppo potente è sopportabile dall’Europa. La stessa Prima Guerra Mondiale, forse non sarebbe mai scoppiata se il Kaiser non avesse insistito con Francesco Giuseppe affinché desse una lezione esemplare alla Serbia dopo Serajevo. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, la rabbia antitedesca dei francesi era talmente forte da chiedere che l’intero territorio germanico venisse deindustrializzato.

La pastorizzazione della Germania si diceva. Non avvenne perché il pericolo comunista era l’incubo delle èlite occidentali. Gli americani con il piano Marshall rimisero in piedi le imprese tedesche creando una economia finalizzata all’esportazione. La denazificazione delle industrie e delle banche venne interrotta. Le riparazioni di guerra abbonate fino alla riunificazione, allora considerata impossibile. Le istituzioni comunitarie a cominciare dalla CECA, pensate per imbrigliare nel medesimo destino l’Europa occidentale e la Germania. Istituzioni che hanno funzionato benissimo durante la guerra fredda.

La Germania occidentale, nano politico e gigante economico assicurava stabilità al continente. I tedeschi lasciati i panzer, percorrevano in Maggiolino le strade del continente. Il “Mai più” pronunciato alla fine del Secondo Conflitto Mondiale, generava sensi di colpa in quel di Bonn. Furono gli anni della socialdemocrazia tedesca, del modello economico renano come sistema da imitare. Ad est la DDR, controllata in ogni aspetto dai sovietici diventava anch’essa il modello per quella parte di mondo.

Con la caduta del Muro, tutto cambia, la Germania che si riunifica, una potenza di ottanta milioni di persone – il gruppo nazionale più numeroso della Ue – che suscita timori che si credevano scomparsi. Mitterand, pensa alla moneta unica, a cui deve seguire una unificazione politica di stampo federale, per poter ancora una volta imbrigliare la Germania e il suo potenziale. Oggi la moneta senza stato mostra tutti i suoi limiti. È diventa il nuovo panzer in mano alle destre germaniche, protese come prima ad una conquista dell’eterno lebensraum. La crisi greca è la crisi dell’Europa davanti ad una potenza germanica sorda e punitiva. Wolfgang Schäuble, con le sue durezze ricorda la protervia dei feldmarchall nelle città europee conquistate.

Così come gli ufficiali della Wermacht ignoravano la Convenzione di Ginevra, il ministro delle finanze tedesco si inventa una uscita della Grecia dall’Euro per cinque anni. Uscita non prevista dai trattati. Evidentemente le regole si cambiano a secondo delle esigenze della potenza egemone. L’obiettivo di tanto accanimento, lo ha rivelato Yanis Varoufachis nel suo blog il 12 di luglio,punire la Grecia per intimidire la Francia e alla fine espellere tutti i PIIGS dall’Euro. Il sogno del IV Reich, la Germania con una corona di satelliti. L’Euro come Marco allargato ai paesi del Nord e dell’Est. In questi giorni il governo britannico è stato stranamente silenzioso. Attende forse che il destino si compia.

C’è però un principio a cui la diplomazia britannica non ha mai derogato negli ultimi quattro secoli. Nel continente europeo non può sorgere una potenza talmente forte da poterla minacciare. È stato così con Napoleone, con il Kaiser e con Hitler. Tutto fa pensare che sulle rive del Tamigi, osservino i tormenti continentali con molta preoccupazione. Ritorna oggi più che mai la domanda: L’Europa può accettare una Germania troppo potente? Può accettare che un intero continente diventi “scalabile” dalla loro finanza? Che l’area mediterranea venga lasciata al suo destino?

Oggi è difficile rispondere. Se l’Europa vuol essere ancora un luogo d’eguali dovrà per forza riformare profondamente i trattati e diluire la potenza germanica dentro le istituzioni europee democratiche ed elette. Se ciò non avverrà, i nazionalismi truci sono pronti a prendere il potere. Allora tutto potrà succedere. Wiston Churchill sosteneva che la Germania ogni 20 anni aveva bisogno di una correzione. Lo diceva per gli junkers e per i feldmarescialli.

Oggi quei generali aggressivi e quei nobili prussiani vestono le grisaglie dei finanzieri. Dal 1989, anno di caduta del Muro, sono trascorsi 25 anni. Come veniva detto dei Balcani, anche i tedeschi producono più storia di quanta riescano a digerire. Il resto d’Europa ci fa periodicamente i conti. Non sempre in modo pacifico però.

One Comment

  1. Anna maria busia

    Ottima analisi

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