Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi [di Carlo Melis]

Quartu Sant'Elena, Mari Pintau1_2

Adesso siamo tutti più tranquilli. Il sindaco di Quartu Sant’Elena sta bene. Si è risvegliato da quello che parte del Pd faceva intendere fosse una sorta di coma. Le dichiarazioni di gruppi dirigenti e di un deputato che, per quanto del posto, non è stato eletto nel territorio esprimevano solidarietà per il suo stato di salute e, a seguire, scuse alla popolazione che votandolo – una minoranza di quartesi- pensava godesse di sana e robusta costituzione.

Ed è così visti l’aspetto fisico e le dichiarazioni che ogni giorno rilascia. Il sindaco è lui, e nessun che non si sia sottoposto al giudizio dei quartesi! Dalla sua le vittorie alle primarie e alle elezioni del terzo comune della Sardegna. E quindi? A fora tottus! Persino quello che a detta del sindaco era il mentore di tutta l’operazione: il segretario regionale. Questi, vista la piega degli eventi, ha rinnegato chi in tutte le comunicazioni ha affermato di essere da lui sostenuto. Giustamente. Non si trattava forse dell’unico comune che il Pd ha conquistato nella Caporetto delle ultime amministrative sarde? Di conseguenza bisognava riconoscere quel sindaco e farsi riconoscere da lui, una vera ancora di salvezza.

Perché ai tempi di DC e PCI per quel flop interi gruppi dirigenti avrebbero mollato per sempre cariche e ogni attività politica. Qualcuno in periferia ci ha provato per dare il buon esempio ai padroni del vapore che hanno fatto orecchie da mercante. Anzi se qualche vincitore di altre sponde si fosse appena fidato rischiava di essere annesso. Tutto fa brodo per nascondere il fallimento.

Il diavolo però fa le pentole ma non i coperchi e Quartu, trasformatasi in una vittoria di Pirro, rischia – ci scusiamo per i tragici confronti – di produrre l’effetto Vajont. Ovvero l’implosione di tutto il Pd sardo e dei capi clan, quelli storici e gli ultimi arrivati. Questi, alla prova dei fatti, peggiori dei più incalliti castosauri. Altro che Olbia come scrive l’Espresso. E’ Quartu il luogo in cui si capisce la vera natura del Pd. Perché a Quartu i diversi raggruppamenti del partito, ufficiali e sotto traccia, hanno giocato la partita attraverso Delunas che però non era il servo sciocco e il lupo solitario che si è rappresentato.

Capendo l’assenza di leadership, a diversi livelli,  e che i branchi fatti di spezzoni dalle bizzarre combinazioni giocano a tutto campo e persino nel campo avverso, ha colto l’opportunità di ribaltare una vita da portatore d’acqua. Non è così? Si può variare lo schema a piacimento ma il risultato non cambia perché la posta in gioco è la stessa. Si chiama segreteria regionale. E’ lì che si organizzeranno le danze per chi lo sa fare.

Poiché gli attuali giocatori hanno fallito, la vicenda Delunas, per quanto paradossale appaia, indica la linea. E se mai gli spezzoni dei branchi dovessero decidere di liberarsene, lui un risultato lo ha ottenuto. Il banco è saltato ancora per chi inanella un fallimento dietro l’altro e con esso le alleanze dei capibastone. Ormai tutti debolissimi.

Il campo è libero. Questo è il momento. Come in fisica in politica non esiste il vuoto. Arriveranno altri ad occupare praterie sempre più vaste. Magari non stanno dentro il Pd e stanno scaldando i muscoli per la vera scadenza di primavera. Si chiama Cagliari che attende una radicale svolta rispetto ai piccoli tatticismi. Ancora una volta è l’area metropolitana che detta la linea. Ha cercato di dirlo un ex sindaco di Quartu in una recente intervista. L‘inesperienza e l’incapacità degli attuali gruppi dirigenti impediscono di farne tesoro. Pertanto auguri per il futuro.

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