Un commosso ricordo di Bruno Gabrielli: urbanista, docente, teorico, anima dell’ANCSA e (a Genova) assessore [di Roberto Gambino]

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Il Giornale dell’Architettura.com 14 ottobre 2015. Compito ingrato, forse improponibile, tentare di evocare in poche righe, nei limiti di un discorso “di circostanza”, la storia di una vita. Particolarmente in questo caso, a fronte di una vita ricca di attività e di esperienze e al cospetto di una personalità forte e complessa che ha lasciato segni indelebili nel campo dell’insegnamento universitario e della professione di architetto e urbanista.

A pochi giorni dalla sua scomparsa, le reazioni di amici, colleghi o di chi comunque l’ha conosciuto lasciano intendere la vastità dei suoi interessi e la varietà delle relazioni che Gabrielli ha saputo sviluppare sul piano scientifico e culturale, peraltro documentate da una consistenza impressionante di pubblicazioni (inclusa la direzione di «Urbanistica» nel 1977), rapporti di ricerca e momenti di dibattito e confronto.

Nato nel 1932, laureato in architettura nel 1959, Gabrielli inizia presto l’attività d’insegnamento, partecipando a fianco di Giovanni Astengo, nei primi anni 70, al consolidamento dell’Istituto Universitario d’Architettura di Venezia che segna il riconoscimento di un’insopprimibile specificità dell’urbanistica e raccoglie attorno al “maestro” un gruppo prestigioso di giovani urbanisti, chiamato nei decenni successivi a connotare l’urbanistica italiana. Gabrielli consegue la libera docenza in urbanistica nel 1972, è assistente all’IUAV, poi professore ordinario al Politecnico di Milano, poi all’Università di Genova, di cui dal 2010 è professore emerito d’urbanistica.

Non mancano, in questi decenni, rapporti con altri paesi, dalla Francia (Scuola d’architettura di Belleville, Parigi 1992), alla Spagna, al Messico, all’Egitto e alla Cina, rapporti che incrociano le attività d’insegnamento con quelle degli scambi culturali e dei concorsi internazionali. Nell’ampio ventaglio degli interessi scientifici e culturali che ispirano le sue numerosissime pubblicazioni, le ricerche e gli atti di convegni è ben riconoscibile, fin dalla prima fase d’attività, un tema principale, quello della tutela, del recupero e della rigenerazione del patrimonio storico-culturale.

È questo il tema su cui si concentrano le attività dell’Associazione nazionale dei centri storico-artistici (Ancsa) che Gabrielli concorre a fondare a Gubbio nel 1960, a guidare e presiedere fino alla sua scomparsa. Gabrielli è l’anima dell’Ancsa e il principale responsabile della continuità e della coerenza del contributo d’idee che l’Associazione elabora nel corso di cinquant’anni, anticipando spesso orientamenti e innovazioni radicali nei paradigmi della conservazione che si affermano a livello internazionale.

È caratteristico del pensiero di Gabrielli un approccio critico ai problemi dei centri storici basato sulla stretta connessione delle riflessioni teoriche riguardanti i contesti, la città e il territorio (raccolte nella Carta di Gubbio) con le esperienze attuative proposte dalle amministrazioni locali e con gli esiti progettuali del Premio Gubbio istituito dall’Ancsa. Basta forse quest’ultimo a chiarire il senso del progetto nelle nuove prospettive cui Gabrielli ha dedicato molti suoi scritti e non poche esplorazioni, al di là delle tradizionali separazioni tra i piani urbanistici e i progetti d’architettura.

Più in generale, la storia di Gabrielli è intrisa di riferimenti ai piani e ai progetti urbanistici e territoriali: decine di città o di grandi aree urbane, come Genova e Torino, anche in paesi stranieri, province, regioni… Quest’attività lega spesso strettamente la pianificazione alla ricerca, inclusa quella sviluppata a scala nazionale, come tipicamente IT-URB,1990, ITATEN 1993, MIUR 2001, occupando una parte importante della sua vita. Più circoscritto nel tempo, non nella gravosità, l’impegno diretto nell’amministrazione pubblica che lo vede assessore all’urbanistica e alla qualità urbana nel Comune di Genova, tra il 1997 e il 2006.

Per molti di noi, amici e colleghi, non è facile ricordare la figura di Gabrielli prescindendo dai rapporti di amicizia che si sono consolidati in anni di frequentazione, di confronto o di autentica collaborazione. Amicizia favorita dalla grande umanità, dalla saggezza dei suoi atteggiamenti, dalla passione civile che ha sempre sorretto le sue attività, senza mai rinunciare a stimolare il confronto dialettico e l’apertura critica.

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