I giovani, la memoria di Palabanda e il racconto della storia [di Gianluca Scroccu]

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Gaetano Cadeddu, nel 1812, aveva circa trent’anni quando seguì il padre nell’organizzazione della congiura di Palabanda e nel fallito tentativo di ripetere la cacciata dei piemontesi dal suolo sardo. Uno spirito ribelle il suo, come avrebbe dimostrato anche la sua avventurosa vita successiva tra Napoleone, Waterloo, la Corsica e il Nord Africa.

Perché alla fine, le storie di questi giovani sardi che provavano a rovesciare insieme ai loro padri le politiche chiuse e verticistiche dei governi del tempo, non erano diverse almeno nello spirito da quelle di tanti altri giovani italiani ed europei che si sarebbero battuti nell’Ottocento per il riscatto delle loro nazioni e l’affermazione delle idee liberali e patriottiche. Ma i fatti di Palabanda che risonanza ebbero nei decenni successivi, ad esempio nel passaggio tra Ottocento e Novecento?

Echi di quelle vicende si possono vedere ad esempio poco meno di cent’anni dopo nei sentimenti autonomisti ed indipendentisti che provava un giovane e povero studente del liceo Dettori di nome Antonio Gramsci, già da allora divoratore di libri compresi quelli relativi alla parabola della Sardegna la cui storia gli sembrava fatta solo di oppressioni esterne per cui «io pensavo allora che bisognava lottare per l’indipendenza nazionale della regione: “Al mare i continentali”», come scrisse alla moglie Giulia in una lettera del marzo 1924 dove rievocava la sua giovinezza.

Suggestioni che al giovane liceale provenivano forse proprio dal ripensamento delle vicende di Palabanda e dello “scommiato” dei piemontesi. Idee destinate però a scontrarsi con la frattura creatasi nel passaggio tra Ottocento e Novecento, quando per i giovani la politica divenne ansia rigeneratrice non tanto o non solo in riferimento ai temi della patria e della nazione, quanto nei confronti di una politica che appariva loro come vecchia e che sarebbe stata distrutta da eventi come la Grande Guerra, la Rivoluzione russa e l’avvento del fascismo.

Lo spirito di quel tentativo di conquistare una nuova autonomia rispetto al potere monarchico agli albori dell’Ottocento era però destinato a riemergere quando la crisi degli anni Settanta, anticipata dalla deflagrazione del ‘68, avrebbero portato tanti giovani a rivedere la storia della Sardegna nella luce delle tensioni autonomistiche ed indipendentiste, una volta entrati in crisi i modelli ideologici della Guerra Fredda. E oggi? Quanto di quelle gesta è rimasto nella memoria dei giovani sardi del XXI secolo?

Forse non così poco, specie se si trovano le chiavi giuste per raccontarla e se a farlo sono persone di diverse generazioni unite però dalla voglia di fare comunità e di ripensare al passato per agire nel presente.

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