Quest’altra alluvione interpella ciascuno di noi [di Umberto Cocco]

fiume

Non mi convince nemmeno la retorica di Michela Murgia (articolo sulla Stampa di oggi, mercoledì, il giorno dopo l’alluvione), la categoria dei sardi “vicini, fratelli e solidali”, che chiederanno conto, o almeno spiegazioni, “a chi aveva in carico la responsabilità che l’emergenza non si verificasse”, ai “signori in giacca e cravatta”. Insomma, da una parte i sardi, carichi di virtù, dall’altra la politica, esecrabile. Non mi convince, perché i sardi non sono né meglio né peggio di tutti quanti gli altri ai quali è capitato di far fronte a questo stesso genere di necessità, altrettanto vicini, fratelli, solidali.

Ma anche altrettanto corresponsabili di quel che gli accade. E non sono, non siamo, un’altra cosa da quelli in giacca e cravatta che li (ci) amministrano. Hanno, abbiamo, altrettante responsabilità.

Sì, la politica…. Non si finirebbe di elencarne le colpe. (Una, minore, mi permetto di porla in forma interrogativa anche al mio partito, il Pd: c’è per caso un’iniziativa pagata con i soldi ridistribuiti ai singoli dal gruppo consiliare per discutere di rischio idrogeologico, di piano paesaggistico, di protezione civile, di inedificabilità dell’agro? Se ci fosse, fatecelo sapere: al di là di quel che decideranno i magistrati, che colpa vi si potrebbe fare?).

La politica ha responsabilità, anche stavolta. In generale. Ma poi ci sono, ci sono state, politiche e politiche. Il piano paesaggistico è stata una politica, come è una (un’altra) politica quella che è da anni mobilitata contro quel piano e quell’idea di paesaggio. E poi è politica anche quella della maggioranza dei sardi che hanno votato contro Soru a causa del piano paesaggistico. E più che per gli effetti temuti nelle coste, per la parte in cui il piano difendeva il suolo dell’agro, anche nelle zone interne, nelle periferie degli abitati. A leggere il ragionamento fatto su questo sito da Paola Cannas qualche giorno fa, quei dati sono di disarmante chiarezza, la fonte autorevole: la donna ingegnere era la direttrice generale dell’assessorato regionale all’urbanistica dal 2004 al 2008, troppo in fretta messa da parte dalla destra e dalla sinistra.

Insomma, quest’altra alluvione interpella anche noi, ciascuno di noi. Non c’è paese o città sarda, comprese quelle colpite nei giorni scorsi, dove non siano state organizzate assemblee, movimenti, petizioni, contro i piani urbanistici restrittivi, a Terralba contro il piano di bacino, il movimento di Felice Floris e la Coldiretti contro il Ppr e i limiti a far crescere volumetrie edilizie. Ci sono frequenti sollevazioni a difesa degli abusivi e degli abusivismi, mai visto una contro i quartieri abusivi.

Sono quotidiane le rivendicazioni di strade asfaltate in sostituzione di quelle bianche nelle aree rurali, tutti a ridere quando l’Europa imponeva vincoli nelle zone di protezione speciale dove nidifica la gallinella prataiola, e nelle aree Sic dove cresce la macchia delle paludi, delle steppe.

Ma manifestazioni, assemblee, a favore di piani che regolino, disciplinino, chiedano il rispetto delle norme, e chiedano ai sindaci semmai di far rispettare una norma, non ne ho visto, non ne vedo.

In fondo, anche a vedere i morti di questi giorni, gli sfollati, sono il popolo mandato ad abitare i quartieri costruiti sotto il livello del mare ma spesso per propria stessa sollecitazione, quelli della vita nello scantinato dove si può cucinare i gamberoni senza impregnare gli ambienti lindi dei piani superiori (ho sentito Marcello Fois raccontare con spirito e malinconia questa nostra cultura abitativa dello scantinato, mentre chiediamo l’applicazione del piano casa Berlusconi per far crescere i volumi in altezza e larghezza).

E’ lo stesso popolo al quale credo che faccia difetto l’adeguatezza della preparazione a questo genere di eventi (ha a che fare con il livello di istruzione? Non è che – come dice una insegnante che conosco – le valutazioni Ocse Pisa misurano anche questa elementare capacità di risolvere problemi di esistenza quotidiana, alla stessa stregua del saper comprendere un testo e saper risolvere un problema matematico?). Perché forse bisognerebbe anche tornare ad insegnare, insegnarci ( e a pretendere no?) che le strade davanti a casa e i pozzetti vanno tenuti puliti da ciascuna famiglia del vicinato, come fanno i commercianti di New York che spazzano la neve nei romanzi di Malamud e ancora oggi, e facevano i nostri nonni, mentre invece ormai nei nostri paesi la Spazzatrice viene invocata come una macchina che pulisce anche la coscienza civica di ciascuno.

Sono questioni minori? Non so. Il basso e l’alto che si tengono, fanno le buone politiche. A proposito dell'”alto”, penso che non va bene questo rapporto che abbiamo costruito fra aree antropizzate e campagna: le une degli uomini, le altre dei lupi, dei cinghiali, magari presidiate da forestali a sei mesi. Poi Torpé ti salta addosso, se non ti accorgi che ti è già addosso e non solo perché ci sono più torpeini a Olbia che a Torpè, come del resto bittesi e buddusoini, più a Olbia che a Bitti e a Buddusò.

Del “basso”: a un sindaco arrivano in un anno decine di avvisi della protezione civile di allarme meteorologico: suppergiù la metà parlano di “criticità elevata”, come quelli di questi giorni. Il sindaco viene inseguito dalle telefonate del Corpo forestale, poi dal maresciallo della stazione dei carabinieri, che hanno bisogno di confermare ai loro superiori che il sindaco ha ricevuto quel fax. E dunque è lui il responsabile. Ma di cosa? Ma se una previsione è attendibile (e non lo sono nella generalità dei casi), non fate prima a chiedere al servizio pubblico della Rai di informare in testa ai Tg nazionali e regionali? E dire da lì cosa devono fare le persone in difficoltà sotto l’acqua? Che doveva fare Giovannelli a Olbia, dopo avere ricevuto il fax, l’ennesimo in un anno, sulla criticità elevata? E io nel mio paese? Far suonare le campane a ogni fax perché i pastori non si avventurino a guadare il Tirso? Le avrei dovute far suonare trenta volte quest’anno

*Giornalista. Sindaco di Sedilo

3 Comments

  1. marco espa

    ciao umberto! si, incontri e iniziative fatte. c è ne una in programma per fine anno ( incentrata sull’alluvione del 2008) ma l’ho sospesa. vediamo come fare.
    Poi…Per chi ci è passato, come me, è ricondividere una grande tragedia anche se mitigata da una solidarietà concreta senza pari. Ora, piangiamo i morti ma agiamo subito per i vivi: sono i giorni più importanti, del primo soccorso. Ci vuole il coraggio, lasciatemelo dire, di agire senza guardare in faccia nessuno, per dare ristoro agli alluvionati in pochissimi giorni, come avevamo fatto con Renato Soru nel 2008. in 10 giorni i primi risarcimenti di sollievo. E fatemi dire a Ugo Cappellacci: ritira il subito il tuo progetto di legge che stravolge il PPR. nuova cubatura nelle coste aumenta solo il rischio. Non è proprio il caso.

  2. antonio

    FACS Foglietto Affranca Coscienza Stato

  3. luciana

    e che dire dell’amministrazione tendas ad Oristano che si esalta perché ha concesso ad uno speculatore che ha già tanto da farsi perdonare (grande inquinatore) cubature in più per ville villette spa e cappella sulla duna costiera e cede bosco pubblico allo stesso per farci un campo da golf? Ci opporremo con le unghie e con i denti e col diritto, ma che dire di gran parte della popolazione che sta a guardare e quando può irride a chi non perde proprio l’abitudine di non arrendersi all’ingiustizia e alla stupidità? E che fatica. Ciao Umberto, sindaco accorto e lungimirante.

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