André Glucksmann ci ha lasciati senza spiegarci Renzi [di Raffaele Deidda]
E’ stato un pensatore dalla storia complessa e controversa André Glucksmann, noveau philosophe spentosi a Parigi. Nemico di ogni totalitarismo, nazista o comunista, nonostante la militanza maoista. In tale veste partecipò agli avvenimenti del maggio francese nel 1968, quando divenne virulenta la rivolta studentesca per il tentativo di riforma del ministro dell’Educazione Christian Fouchet, tendente a creare un legame molto stretto fra Università e mondo produttivo e ritenuta marginalizzante per le facoltà umanistiche. Successivamente aveva sostenuto i resistenti all’oppressione sovietica e in particolare dei ceceni. Divenne noto anche per le denunce contro la compiacenza dell’ Occidente verso Putin. Destò scalpore l’appoggio a Nicolas Sarkozy nel 2007 alle presidenziali. Lo definì “il solo ad essersi impegnato per la Francia del cuore“, che sosteneva i boat-people vietnamiti che fuggivano dal comunismo, i sindacalisti di Solidarnosc imprigionati, i dissidenti russi, bosniaci, kossovari, ceceni. In aperta polemica con la gauche, a cui rimproverava di credersi “ancora moralmente infallibile e mentalmente intoccabile, una sinistra professionale che si è addormentata sui propri allori“, Glucksmann aveva fattivamente contribuito al successo del leader della destra repubblicana, che con parole d’ordine securitarie e nazionaliste si era presentato come l’uomo nuovo a cui guardare e a cui chiedere protezione davanti alla turbolenta, complicata, confusa e minacciosa situazione di quei tempi. Il nouvel philosophe non trovò sconcertante che Sarkozy dichiarasse di individuare nel ‘68 un movimento che aveva imposto il relativismo intellettuale, origine della decadenza morale della Francia, e fosse il portavoce del popolo critico verso gli eredi di quella cultura, individuati nella sinistra, che avevano propugnato la caduta dei valori e delle gerarchie con l’idea che tutto fosse uguale, che non ci fossero differenze tra il bene e il male, tra il vero e il falso, tra allievo e maestro. Sorprende che Glucksmann ritenesse Sarkozy più di sinistra dei socialisti per la determinazione di portare i diritti umani in politica estera e nel volersi occupare dei più deboli. Ne apprezzava la franchezza del linguaggio, che riteneva simile a quella dei protagonisti del ‘68: “Quando si parla con franchezza di disoccupazione si è più sarkozisti che socialisti”. Restano, a distanza di 47 anni, polemiche e domande su cosa realmente sia stato, in Francia, come in Italia, quel movimento e la voglia di cambiamento e di un mondo nuovo, da lasciare alle nuove generazioni. Che ha esplorato nuovi percorsi di democrazia e ha stimolato migliaia di persone ad essere protagonisti. Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, è nato nel 1975. Ciò che sa del Sessantotto lo ha appreso dalle letture. Forse il Renzi-pensiero sul ’68 coincide con quello di Giuliano Da Empoli, suo consigliere e già suo assessore alla Cultura a Firenze. Ha commentato che “l’apoteosi della generazione del Sessantotto ha coinciso con il trionfo di Berlusconi” (sic!). Berlusconi avrebbe incarnato i valori del ’68 vincente, cioè quello che ha cambiato la società con: “l’edonismo di chi vuole godere del presente, mandare in soffitta le tradizioni e le convenzioni, celebrare fino in fondo la rivoluzione sessuale e il culto della giovinezza” e con “il consumismo di chi afferma la sua personalità attraverso lo stile, i vestiti, le nuove pratiche del tempo libero”. Quelli che oggi Renzi chiama gufi e professoroni sarebbero i parrucconi di epoca sessantottina che “si avvolgono negli orpelli di istituzioni polverose e corrotte”. Se Glucksmann aveva ritenuto Sarkozy più di sinistra dei socialisti, per la determinazione a occuparsi dei più deboli, come vedrebbe Matteo Renzi, che si proclama democratico e di sinistra, il cui consigliere politico pensa che i professoroni ex sessantottini si avvolgano negli “orpelli di istituzioni polverose” . Quelli ad esempio della Costituzione? Sarebbe troppo banale ipotizzare che Glucksmann, avendo ritenuto di sinistra un uomo di destra come Sarkozy, oggi potrebbe ritenere di destra un uomo di sinistra (?) come Renzi? |