Prima di Moby Dick [di Franco Masala]
Velieri e mari in tempesta sono il filo conduttore del film di Ron Howard Heart of the Sea che si ispira anche ai dipinti del grande pittore inglese Joseph M. William Turner (1775-1851), pressoché contemporanei della storia narrata. Le atmosfere cupe e la furia degli elementi sono naturalmente d’obbligo in un film che ha nella distribuzione italiana il sottotitolo di L’origine di Moby Dick. E, infatti, proprio l’Urtext della balena bianca forma l’intreccio della nuova pellicola di Howard che trova un respiro eccezionale nelle scene sul mare, rese con molta naturalezza e esenti dai trucchi cinematografici di un tempo. Partendo dal romanzo Nel cuore dell’oceano La vera storia della baleniera Essex pubblicato da Nathaniel Philbrick nel 2000, prende corpo l’inchiesta di Herman Melville, futuro autore di Moby Dick, su una vicenda realmente accaduta, attraverso la testimonianza di un superstite, giovanissimo ai tempi del fatto originario, che racconta la strenua difesa di una balena gigantesca contro nave e scialuppe di un equipaggio guidato da un capitano inetto e in contrasto con l’ambizioso eroe di turno, adombrante la figura futura del capitano Achab. Sono però gli uomini a prevalere nel racconto cinematografico non tanto in senso proprio quanto nel progressivo sciogliersi dei sentimenti e dei rapporti reciproci, culminanti anche in momenti indicibili. La bella ricostruzione degli ambienti a terra, con colori spenti, il perfetto riferimento a costumi d’epoca, la recitazione degli ottimi attori (Chris Hemsworth, Brendan Gleeson, Benjamin Walker, Cillian Murphy) sono i punti fermi di un film che rievoca storie d’avventura di un tempo con tecniche di oggi e, semmai, scade lievemente nella parte finale in un certo “buonismo” che vorrebbe rendere meno atroce la vicenda. Fortunatamente Ron Howard ci risparmia un pistolotto pro-balene, del tutto improbabile negli uomini del primo Ottocento ma, nell’ultimo scontro-incontro tra il protagonista e l’enorme capodoglio nemico, fa intravedere uno “sguardo” languido nell’occhio del cetaceo, finalmente libero, verso il suo persecutore. E il film sarebbe anche più godibile se non venisse dopo 25 minuti di pubblicità, e se, dopo poco meno di un’ora di proiezione, non venisse interrotto per la vendita di bibite e popcorn che produce, da parte degli “sventurati che risposero” all’offerta, un fastidiosissimo crunch crunch che sarebbe meglio riservare ad altre occasioni. Possibile che non si possa più vedere un film senza mangiare ? |