Il contributo è stato letto nel corso della II Tavola Rotonda “Rappresentazioni e pedagogie della violenza” nell’iniziativa “Tre passi nella violenza” organizzata da SardegnaSoprattutto, Istuto Gramsci della Sardegna, Biblioteca Universitaria del MIBACT nella Sala Settecentecentesca in via Università Sabato 28 novembre (NdR).
-È raro sentir parlare di violenza delle donne sulle donne.
Ma esiste.
Ci sono donne maltrattate da altre donne.
Ci sono coppie di donne, che credono di amarsi, e spesso vivono nella contraddizione della violenza.
E la praticano.
Verbalmente, fisicamente, psicologicamente.
Nella famiglia, nella scuola, nella società, al lavoro.
La violenza delle donne sulle donne è più triste e silenziosa.
Oltre che più pericolosa.
Ci sono mamme che picchiano le loro figlie, perché le nonne picchiavano le nostre madri. Donne che umiliano altre donne perché non capiscono, non accettano, invidiano.
Donne che permettono ai loro partner di abusare delle loro figlie.
Molte di noi invece, sono il risultato di mamme tormentate e non necessariamente maltrattate da uomini. Ma maltrattate da una cultura che appartiene a tutti, uomini e donne, e che abusa della psiche ancor più che del corpo.
Maltrattate dal disagio, dai sogni spezzati, dalla rabbia, in molti casi dalla malattia.
Ci sono donne infrante… È a loro che va il mio pensiero.
Ci sono donne che mobbizzano, ci sono donne in politica che ammiccano, che sodalizzano coi più beceri slogan maschilisti, donne contro altre donne.
Ci sono donne che si battono per l’uguaglianza e poi si indignano se un uomo parla di loro, dei loro errori e delle loro contraddizioni, senza fare sconti. Alla pari.
Ci sono donne che danno agli uomini la colpa della loro vita incompleta e triste.
Ci sono donne che maltrattano gli uomini.
Ci sono donne ambigue con gli uomini.
Che in privato vogliono essere principesse sul piedistallo, ma in pubblico ostentano la loro necessità alla totale parità dei sessi.
La violenza è nascosta dietro molte facce, ognuno di noi nel suo piccolo è violento, contro qualcosa o qualcuno. E ogni ragione personale diventa universale. Ci sono donne che si accontentano delle quote rosa. Donne che negano la violenza, la giustificano e la rimpiccioliscono.
Ci sono donne che assolvono altre donne senza processo.
Io non ci sto.
Ci sono donne che guardano avanti e vogliono camminare con tutti, uomini, donne, anziani, gay, lesbiche, transessuali, bisessuali, con tutti… In binari paralleli.
Ci sono donne che viaggiano nello spazio, e io vorrei esplorarlo insieme a loro, passando per il loro sguardo avvolto dal buio, fuori dalla cupola, mentre pilotano la navicella spaziale e sorridono nel silenzio di quel vuoto cosmico, nella vertigine di tutte le stelle…
E mi domando: ma riusciremo mai a parcheggiarla la navicella?
*Attrice, drammaturga e regista Compagnia Lucidosottile
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