Natale con i tuoi [di Maria Francesca Chiappe]

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Mai una volta che riesca a trovare un parcheggio vicino. Neanche un buco. E dove la metto io? La fanno sempre facile, loro.
“Arriva fin sotto casa” .
Sì, e ora devo pure tornare in retromarcia, col mal di schiena e il torcicollo. Ma non lo sanno che non mi posso girare? Vabbè. Dove la metto? La mollo al distributore, la notte del 24 mica ci sarà il carro-attrezzi, mica li pagano gli straordinari ai vigili.
Uffa.
La prossima macchina la prendo piccola, e leggera, coi sedili che vengono in avanti senza la forza di mastrolindo. Oppure cinque porte, così per prendere i pacchi non devo infilarmi in dieci centimetri.
Aspe’, la borsa, il cappotto, la sciarpa. Accidenti: le chiavi.
Bianca, la prossima macchina la compro bianca. E il portachiavi fosforescente, luminescente, catarifrangente. Qui è tutto nero. Meno male che nel telefonino c’è la torcia, dove cavolo è?! Nooo…. Lo sapevo, sotto il sedile.
Non ci credo, non ci credo, non ci credo.
Che poi io neanche mangio, non bevo, i dolci fanno ingrassare: ma che cosa vengo a fare qui… tutti con le mogli, i mariti, i fidanzati, e io che l’ho appena mandato a quel paese…
Ma se qualcuno stasera mi chiede qualcosa grido, giuro che grido come una matta. Gliel’ho già detto: niente domande che non è serata.
Eccolo il telefonino, la luce , ma guarda dov’erano finite le chiavi, nella tasca laterale…
Lo sapevo che dovevo stare a casa: divano, plaid, musica e aspettare che passasse ‘a nuttata. Invece eccomi qui. Le buste le ho prese, quanto ho parcheggiato lontano…
Sembro la befana in avvicinamento ma è troppo presto: è il 24. A rigore non toccherebbe neanche a me potar tutti questi pacchi ma se l’ho mollato proprio oggi non mi posso lamentare, no . E poi, sono autonoma. Babba natale, politicamente corretto, come vuole Boldrini, senza l’articolo. Ma forse dovrei dire mamma natale, non lo so, ci penso dopo.
Dai che sembro un facchino al porto e se mi rapinano ora sono così felice che non faccio neanche denuncia.
Ah eccoli, alla finestra. Mi salutano: non lo vedete che non posso? Ho ventidue buste, la borsa, le chiavi, il telefono, come faccio a sbracciarmi? Almeno mi aprissero il portone.
No, che non lo fanno. Aspetta poggio tutto, ecco: citofono.

<Chi è>?
Ma come: chi è? Mi hai appena vista dalla finestra, mi hai salutato, c’è pure il videocitofono e mi chiedi chi è?
La befana.
lo penso ma non lo dico, è natale…
Però, potrebbero anche venirmi incontro e aiutarmi coi pacchi, lo sanno che non prendo l’ascensore, ho paura di rimanere chiusa dentro e se si ferma oggi sai quanto ci mettono i vigili del fuoco a tirarmi fuori?
No, non vengono, mi toccano cinque piani di scale. Coi pacchi.
E meno male che non mi sono messa i tacchi, tanto chi devo conquistare? Comoda, per una sera sto comoda in pantaloni e stivali. Ringrazino che mi sono messa il rossetto perché fosse per me sarei arrivata nature, come mamma mi ha fatta.
Qualcosa da ridire?
La porta, neanche la porta di casa mi aprono. Devo di nuovo poggiare le buste, i pacchi, la borsa, il telefono: lo metto dentro, e anche le chiavi, chissà perché ho tenuto tutto in mano.
Suono.

<Chi è>?
Di nuovo.
E sta pure guardando dallo spioncino.
Ma chi deve essere? Mi ha visto dalla finestra, volevi che ti salutassi, mi ha guardato dal videocitofono, mi ha già chiesto chi sono e ora me lo richiedi?
Tua figlia sono, chi vuoi che sia, quella che hai partorito 53 anni fa. Te lo ricordi? O è stato tutto facile facile? In quel caso dovresti solo ringraziarmi.
<Ciao, mamma, buon Natale, bacio bacio, come stai?, sì, i pacchi li porto dentro che li apriamo a mezzanotte. Dov’ è papà>?
<In bagno>.
<Ci sono già tutti: sono in ritardo>?
<No, sono venuti prima per aiutarmi a cucinare>.
Eccolo lì. Il rimprovero. “Loro” sono venuti ad aiutarmi, “tu” arrivi ora, puntuale come un orologio svizzero per sederti dritta a tavola, e non hai neppure cucinato a casa tua per noi altrimenti avresti almeno una teglia da mettere in caldo.
Eh sì, e poi chi la portava la teglia calda? Mica sono la dea calì. Ho due mani, solo due, me lo hai insegnato tu, lo dicevi sempre, per ogni cosa: ho due mani. Ecco, io come te. Due mani. Neanche una in più.

<Bella Mariella, dammi un bacio, e anche tu, Veronica. E i fidanzati>?
<Arrivano>.
<E Betty>?
<Lo sai che tua sorella è sempre in ritardo>.
<Il marito viene>?
<Sì, e anche il figlio>.
<Gran pienone oggi… Mario non c’è>?
<Oh sorellina, ma sei stordita, sono qui>.
Con sorpresa: stanno insieme da tanto che son già stufi e ora evidentemente, a 15 dal divorzio, mio fratello può dire ai miei che vive con Annamaria.
Mi siedo, il divano di pelle blu è sempre comodo.
Ma… qualcosa non mi torna. Guardo in casa dei miei genitori come se stessi cercando le prove dell’infedeltà di mio marito. Un capello, una traccia di rossetto, un biglietto…

Il presepio.
<Mamma, dov’è il presepio? In camera da letto>?
<Quest’anno niente presepio>.
Non ci credo. Oppure, aspetta: vuoi vedere che una delle mie nipoti ha un fidanzato musulmano e ha chiesto ai nonni di rispettare la sua religione come a Rozzano?Anzi, no: si sono convertiti i miei all’islam. Può succedere: la crisi economica, la crisi dei valori, la crisi religiosa. Una specie di Magdi Cristiano Allam al contrario, in casa mia, interessante.
<Niente presepio perché ho scoperto che i pastori erano arabi>.
<Scusa>?
<I pastori erano arabi, lo ha detto Crozza in tv>.
<E allora>?
<E i re magi erano iraniani>.
<Addirittura>.
<E quindi niente presepio>.
Mi sa che devo chiamare di corsa Salvini e farmi portare qualche statuina, se gliene sono avanzate. Ma forse non è proprio quello che diceva lui. No, mi sa che era su posizione diverse. Questa di mia madre è nuova: sì, è decisamente nuova. Con tutto quel diluvio di parole magari ha capito che togliere il presepio è politicamente corretto.
<Non hai capito niente>.
No.

La voce arriva dal corridoio.
Mio padre, quello che ha preso la decisione. O qualcuno ha davvero pensato che fosse stata mia madre?
<Io sono cattolico e difendo i valori della tradizione religiosa: arabi nel presepio di questa casa non ne voglio e neanche iraniani>.
Aspetta aspetta, sono confusa…
<Ha ragione lui>.
Anche mio fratello! Ma è qui con la sua nuova fiamma e si intromette pure.
<Cosa c’entriamo noi con gli arabi? Noi siamo occidentali, europei, italiani >.
<Se è per quello siamo sardi>.
<Occidentali>.
Mi era sfuggito…. E non esistono statuine occidentali per fare il presepio?
<E’ il simbolo quello che conta>.
<Quale simbolo>?
<Siamo in guerra, no>?
<In guerra?!?! Chi è in guerra>?
<Noi e i terroristi>.
<I terroristi. Ma non è natale>?
<Embé> ?
<Se avessi saputo di dover partecipare a un summit di politica estera mi sarei preparata ma non ho studiato>.
<Ci hanno attaccato loro>.
<Loro chi>?
<I terroristi, a Parigi>.
Mio fratello quando ci si mette non molla.
Ci hanno attaccato, lo sappiamo bene, purtroppo, hanno ucciso centinaia di persone. Vero. Ma cosa c’entra con la cena di natale, qui, a Cagliari, in via Machiavelli, con tutti questi pacchi che mi avete fatto comprare e portar per 5 piani a piedi dopo avermi fatto suonare due volte, avermi fatto parcheggiare a due chilometri e ho pure perso le chiavi , il telefonino e… ecco, lo sapevo… gli occhiali, dove sono gli occhiali? saranno caduti, dove sono caduti? Se sono in strada non li ritrovo più, una macchina e crac, speriamo siano sul sedile, boh, ora non ho voglia di andare a vedere, ma forse dovrei, così almeno la finisco con questa improbabile discussione.

<Vado a cercare gli occhiali>.
<Tutte le volte che qualcuno dice qualcosa che non le piace se ne va>.
<Ascolta papà, a me del presepio non mi importa un fico, e sto facendo pure una citazione dotta: anche il ministro Poletti dice “un fico” e io lo ripeto perché ascolto e imparo, sebbene abbia preso 110 e lode in tre anni nel corso di laurea quinquennale>.
<E allora perché stai facendo tutte queste scene>?
Uffa: io mio fratello non lo sopporto proprio. Vive nel suo mondo, pensa solo a se stesso, è egoista come il 95 per cento degli uomini, non gli importa niente di nessuno, e ora mi fa pure la paternale sul presepe.
<Ma, scusa: da quando è che non vai a messa>?
<Che cosa c’entra>?
<Rispondimi per favore. Ti sei sposato 30 anni fa – scusa Annamaria, non c’entri niente tu – e ti ho fatto da testimone. Ci sei più tornato in chiesa>?
<Sì certo>.
<E quando>?
<Per la comunione di Mariella e anche per quella di Veronica. E il funerale di nonno>.
<Bravoooo. E poi>?
<La religione è un fatto personale, un discorso tra me e dio>.
<Ah ecco. Tu, dio, e il presepio con le statuine arabe e iraniane. Mi viene una voglia di chiamare il vescovo di Sassari>.
<Quale vescovo>?
<Vedi che sei ignorante e che non leggi niente e non sai niente>.
<E dimmelo tu che sai sempre tutto>.
<Certo che te lo dico: quel vescovo che voleva andare in visita alle elementari e la preside non ha voluto perché la scuola è laica>.
<Comunisti>.

Era un po’ che non lo sentivo: comunisti.
<Sì, comunisti: non hanno voluto il vescovo>.
Forse è meglio che io chiami il 118, funziona la notte di natale? Il reparto psichiatria del Santissima Trinità sarà di turno? Qui c’è bisogno di cure urgenti.
<Il vescovo deve andare a scuola a natale>
Insiste pure!
<Infatti ci è andato, se non sai nulla non parlare>.
<Tu hai detto di no>.
<Non mi hai fatto finire>.
<E basta, dai, è natale, non se ne può più>.
Veronica, la voce dell’innocenza. Innocenza, insomma, ha ventun anni, adesso le chiedo quanti esami ha dato e se ha preso un voto alto e poi telefono a Poletti così, per sapere se va bene, altrimenti le faccio subito un cazziatone natalizio.
Colgo la palla al balzo e cerco di smorzare i toni cambiando discorso.

<Mamma, non vedo l’ora di assaggiare la pasta al forno e di sentire il profumo del porchetto>.
<Non l’ho fatto>.
<Come non l’hai fatto? Sono venuta solo per questo>.
<Grazie>.
<Cioè, non solo per questo: sono venuta perché è troppo bello stare tutti insieme qui la notte di natale a parlare di statuette terroriste che non ho ancora capito bene se bisogna farlo il presepio o no. Anzi: non ho capito se non farlo è fare un favore ai musulmani, come dice Salvini, o se invece bisogna non farlo per rivendicare le proprie tradizioni religiose visto che le statuette sono arabe. Non lo so, ci devo riflettere bene, magari domani, ora non ne ho voglia… Ma il porchetto, al forno, noo. Perché>?
<Per non offendere i musulmani>.
<Stai scherzando>?!!
<I musulmani non mangiano carne di maiale>.
<Grazie dell’informazione… è il resto che mi sfugge: se io stasera a casa mia mangio un cosciotto di porchetto offendo i musulmani? Ma se non hai fatto il presepio perché le statuine sono arabe>?
<Di tutto quello che ti ho insegnato, figlia mia, il rispetto, la tolleranza, non ti è rimasto proprio niente…>.
<Sei sempre in tempo, dimmelo ora che prendo appunti, così il prossimo natale arrivo preparata. Allora: il presepio no, perché le statuine sono arabe e io devo difendere le tradizioni religiose cristiane-cattoliche-occidentali che poi non mi sembra siano proprio proprio tutte uguali, ma facciamo finta… E poi non devo mangiare il porchetto per non offendere i musulmani …. Qualcosa mi sfugge… Mariella: dimmi la verità. Dov’è il tuo fidanzato>?
<E’ in ritardo>.
<Non mi importa se è in ritardo. Voglio sapere di che colore è, da dove arriva, se ha fatto la comunione, se è un foreign fighter, se simpatizza per l’Isis>.
<Ma sei impazzita? Robi studia alla Bocconi, vive a Milano, è di Cagliari e non va a messa come non ci vado io né tu né nessuno che è qui dentro>.
<Sbagliato, io ci vado>.

Mia sorella: ora ci rifila tutta la solfa della fede fai-da-te.
<Betty, ti prego, non ora. E tu, Veronica? Il tuo fidanzato è sempre Giorgio o nel frattempo è cambiato? Vabbè che scuro com’è può essere anche maghrebino: lo hai per caso beccato su internet mentre studiava come costruire una bomba>?
<Ma piantala, ti sembra che dopo quello che è successo a Parigi si possa scherzare >?
Se è per quello è successo anche in Libano, in Egitto, in Siria e in Africa…
<Dimmi, però: dov’è il musulmano che devo offendere stasera con il porchetto>?
Già, ora che ci penso, non lo volevano neanche all’Expo. Altro che peste suina: era una misura antiterrorismo. Porchetto uguale provocazione e Isis in massa sotto l’albero della vita.
<Allora sei proprio dura: io sono cattolica, noi siamo cattolici, mica ottusi>.
Non mi era sembrato.
<Mamma, faccio finta di non averti sentito>.
<Ognuno prega il suo dio. I musulmani hanno il loro, e se per loro il maialetto è peccato io li rispetto>.
<E non lo fai mangiare a me>?
<Scusa, Mariangela>…
Ma una che arriva la prima volta a casa della famiglia del fidanzato non dovrebbe stare zitta e ascoltare per poi, semmai, non tornare mai più?
<Sì, Annamaria, cosa devo scusare>?
<Sbaglio o sei vegetariana>?
<Embè>?
<Stai facendo tutta una tirata sul maialetto e mangi solo frutta, verdura e semi di girasole>.

<E’ natale? Mi avete invitato? Mi avete fatto parcheggiare a due chilometri costringendomi a portare quei cavoli di pacchi che sono i vostri regali per cinque piani a piedi e suonare a due porte e identificarmi con le impronte digitali>?
Ah, che scema: allarme sicurezza, sono le nuove regole per evitare i terroristi in casa. Si chiede “chi è?” ogni cinque minuti. E se ora io faccio come quella ragazza che ha messo nei guai l’intera famiglia e se n’è andata in Siria a combattere per l’Isis? Insomma… a natale io voglio la festa di natale. L’albero, il presepe e il porchetto. E voglio cantare “Tu scendi dalle stelle”…

DRIIINNN.
Il citofono.
<Chi è>?
<Robi>.
<Mamma controlla bene, non fidarti, fagli scandire il nome, non aprire fin quando non sei sicura, chiedigli pure di che religione è e, visto che ci sei, chiedigli se ha ragione Salvini o il preside di Rozzano. Così poi decidiamo se farlo entrare>.
<Ciao Robi. Oh c’è anche Giorgio. Benvenuti>.
<Ciao. Ho sentito che stavate cantando “Tu scendi dalle stelle”>.
Stasera non sopravvivo.
<Qualcosa in contrario>?
<Solo un po‘ di rispetto, per chi, come me, è ateo>.
<Ateo>?!?!
<Ateo>.
<Non credi in dio>?
<Non credo in dio>.
<Eh no, Veronica si sposa in chiesa>.
L’intervento di mio fratello, che è poi il padre della sposina (questo lo stiamo scoprendo tutti solo ora, noi siamo fatti così: prima le cose importanti…). Ma poco efficace.
<In chiesa non ci vado, neanche da morto, sia ben chiaro: rito civile>.
<Ma sentilo>.
<Spiegami perché dovrei seguire una chiesa che dirotta i soldi dei bambini malati per l’attico del cardinale e processa due giornalisti che hanno svelato proprio quelle nefandezze>.
<Ma ora c’è papa Francesco>.

Mia sorella Betty è visibilmente colpita ma io parlo senza guardarla.
<Seee, infatti nella commissione che avrebbe dovuto rimettere in sesto i conti del Vaticano l’ho messa io Chaouqui (quella che litiga a mezzo stampa con monsignor Balda per il baby doll ) >.
<No, papa Francesco no. Non ti permettere>.
Mio padre tenta di imporre la sua autorità sbiadita.
<E tanto con l’apertura della porta santa ha cancellato tutti i peccati e posso ricominciare come se fossi appena nata. E vi mando tutti a fare…
<Mariangelaaaa!!!! È natale>.
<Hai ragione, scusa mamma, siamo tutti più bravi. Buone feste>.

One Comment

  1. Rosaria

    Asprissimo e frizzante, da leggere tutto d’un fiato!

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