Quel padre invincibile di Olbia [di Carlo Mannoni]

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Babbo e’ invincibile, ha pensato in quei momenti il piccolo Enrico. Tutti i padri sono invincibili per i piccini, come  lo era anche per me il  mio,  quando avevo l’età di Enrico.

Ricordo che allora, nel rientrare dal mare, mio padre mi prendeva a “cavalluccio” sulle sue spalle e, terminata l’erta salita, mi faceva scendere delicatamente su una grande pietra di granito dove lui si sedeva, tenendomi stretto,  per guardare ancora una volta la meraviglia del mare che si estende  dalla Sardegna alla Corsica. Era li che ponendo la sua mano davanti ai miei occhi mi dimostrava, ogni volta,  che era più grande del mare e della stessa Corsica che ci stavano davanti, spariti entrambe dalla mia vista. Quella  era, per me, la dimostrazione della forza e dell’invincibilità di mio padre.

Si, il mio padre era davvero invincibile così come  Francesco, il babbo di Enrico. Lo era anche più di tutti gli altri padri,  anch’essi invincibili più di tutti i  padri degli altri bimbi del mondo. E ne ero fermamente  convinto, così come lo erano  gli altri bimbi  per i loro padri. Ero  sicuro  che il mio fosse addirittura altissimo, e  che riuscisse, volendolo, a scalare i vulcani,  a domare  le bestie feroci e a strapparmi ai feroci pescecani,  tuffandosi nell’acqua in cui, in uno dei miei sogni,  ero caduto. Mio padre era tutt’altro che alto e non sapeva nuotare,  ma era per me invincibile.

Se avessi immaginato, a quell’età, che l’acqua non era solo quella limpida del mare azzurro che conoscevo ma anche un’altra che, scura e limacciosa,   irrompe dai fiumi travolgendo ogni cosa, sarei stato sicuro che in quella situazione  il mio invincibile padre mi avrebbe salvato portandomi in  salvo con le sue mani grandi, più grandi dello stretto di Bonifacio e della Corsica.

Lo ha pensato anche il piccolo Enrico quando suo padre Francesco l’altra mattina, nel nubifragio di Olbia,  lo ha tenuto stretto a se, avvolto nel suo giubbotto, disperatamente aggrappato ad un muretto che l’acqua scura e vorticosa aggrediva sempre più minacciosa. Il mio babbo è forte ed  invincibile, ha pensato Enrico, ed  anche le urla con cui suo padre  chiedeva aiuto non erano per lui  un segno di paura ma di forza. Babbo mi porterà via da qui, ha continuato a pensare il piccolo Enrico,  che non aveva dubbi che anche quella tempesta sarebbe stata domata dalla forza e dalla maestria del padre.

Poi, in un momento, qualcosa più forte di tutto e di tutti li ha presi tra le sue braccia e li ha adagiati in quella coltre scura che scendeva veloce  a valle. Per un attimo, Enrico, ha sentito come non mai la forza di suo padre che lo stringeva a sé  ed ha ricordato, in un millesimo di secondo, i giochi al mare quando il  suo babbo, tenendolo stretto come ora, si tuffava in acqua per poi rialzarsi subito dopo con lui felice tra le braccia del genitore.

Ora passa, ha pensato il piccolo Enrico, ora passa perché ci sono i giochini che mi attendono  e mamma tra poco torna a casa.  Ecco, ora il mio babbo, forte e invincibile,  si rialza ed io con lui, così come quelle volte al mare.  

Francesco, il padre di Enrico, era per il piccino un padre invincibile come lo sono tutti i padri per i loro bimbi. E lo è stato per davvero invincibile, Francesco, fino all’ultimo secondo ed all’ultimo respiro.

2 Comments

  1. Paolo

    Questa lettera faccia riflettere, tutta la vita, le persone che, con la loro vigliaccheria, hanno permesso che tutto ciò accadesse. Spero vivamente che paghino il giusto prezzo ……..

  2. Franco Masala

    Se volevi suscitare la mozione degli affetti, le tue parole ci sono riuscite benissimo, purtroppo. Un pensiero reverente a padre e figlio accomunati dalla stessa sorte.

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