Il risveglio dei cattolici. Nelle città tante liste che possono frenare Renzi [di Fabio Martini]
La Stampa, 08/01/2016. Quel giorno i mass media erano distratti, ma il 30 novembre nella sala capitolare di San Salvatore in Lauro, santuario della Madonna di Loreto a Roma, nel convegno organizzato dall’ ex leader della Cisl Raffaele Bonanni, si sono gettate le basi di un possibile esperimento, che potrebbe lasciare il segno: la presenza di liste civiche cattoliche alle elezioni amministrative a Roma, Napoli, Torino. Intervennero, tra gli altri, cattolici doc come il presidente emerito della Corte Costituzionale Cesare Mirabelli, la direttrice del “ministero del Welfare” vaticano Flaminia Giovanelli, il vicepresidente del movimento teo-con “Identità cristiana” Paolo Maria Floris e ora, a distanza di un mese da quella iniziativa, Bonanni la chiosa così: «Nel mondo cattolico sta crescendo la preoccupazione per il funzionamento della democrazia, per il restringersi degli spazi di partecipazione, per diritti civili in parte soffocati e in parte gonfiati a dismisura. È una realtà che impone di ripartire dal basso: credo che nelle prossime elezioni amministrative possano nascere molte liste non di partito. Per dare una scossa». La possibilità della presenza di liste cattoliche alle amministrative di giugno è soltanto uno dei sintomi di un risveglio che sta fermentando in aree diverse del vasto e sfaccettato arcipelago cattolico. In questi giorni i riflettori si sono accesi sulle forti critiche nei confronti della legge sulle unioni civili e in particolare sulla genitorialità omosessuale, con interventi sul merito e non ideologici da parte di “Avvenire“, il quotidiano della Cei, ma fermenti di diversa natura stanno lievitando in altri ambiti, in particolare contro la riforma costituzionale, che dovrebbe essere sottoposta a referendum confirmativo in autunno. Alle perplessità dei giuristi “dossettiani” si uniscono quelle di un altro costituzionalista cattolico come Valerio Onida, già presidente della Consulta, mentre nei primi comitati del No al referendum aumentano le adesioni cattoliche. I dissensi contro il pragmatismo e contro il centralismo del governo Renzi stanno aumentando in ambienti diversi (costituzionalisti di cultura cattolico-democratica, movimenti come i Focolarini e i neo-catecumenali) ma sicuramente non sono coordinati dall’ alto, men che mai dal Vaticano. Papa Francesco ha già dimostrato come non sia nelle sue corde l’ ingerenza o la “crociata” contro una legge dello Stato, preferendo la misericordia per il peccatore a quella per il peccato e semmai si è espresso in positivo, ripetendo spesso un concetto usato nel novembre 2014 in un incontro promosso dalla Congregazione per la Dottrina della Fede: «I bambini hanno il diritto di crescere in una famiglia, con un papà e una mamma, capaci di creare un ambiente idoneo al loro sviluppo e alla loro maturazione affettiva». Difficile prevedere se il Papa ripeterà nei prossimi giorni questo concetto, ma certo ci sono più ombre che luci nel giudizio dei Gesuiti, l’ ordine di Francesco, sul presidente del Consiglio. In un articolo scritto per “Civiltà cattolica“, le cui bozze sono sempre esaminate dalla Segreteria di Stato e che sarà reso pubblico oggi, padre Francesco Occhetta scrive tra l’ altro: «La selezione della classe dirigente non è più fatta dalla base nemmeno alla Leopolda», dove «è entrata la cultura del talent-show». E ancora: «Renzi è ritornato nella sua casa con alcune promesse mantenute» ma il suo futuro «passa anche attraverso il referendum istituzionale che diventerà «una sorta di partita della vita per il governo». Sulla legge per le unioni civili le pressioni sono destinate ad aumentare nei prossimi giorni, ma Renzi ha già dimostrato nel passato di non avere complessi di inferiorità nei confronti dei poteri forti. Per ora il presidente del Consiglio ha deciso di tenere sul piano “A” (voto assieme ai Cinque Stelle, divorzio breve e consensuale con Ncd, al quale consentire una stagione di orgoglio cattolico), ma ora molto dipenderà dal Vaticano: un infittirsi ed elevarsi della protesta potrebbe riaprire i giochi. |