Sardegna Domani Convegno Nazionale FAI, Cagliari [di Franco Meloni]

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Il Futuro mi ha sempre affascinato. Non esiste ma può essere modificato. E’ davanti a noi e sarà conseguenza delle nostre scelte. Il Passato dovrebbe darci insegnamenti, saggezza, strumenti per non ripetere errori e cercare di ridurre l’entità dei danni. Da quando abbiamo capito che l’inverno non è la fine di tutto, cerchiamo di uscire dal nostro scontento. Il Presente non esiste. Pensarlo induce ad abbandonarsi in una Arcadia fuori dal tempo. Non ci è permesso. Pensare al Futuro mi ha riportato alla memoria un argomento che non cerco di capire: i pappagalli verdi.

 

Non ci si abitua alla profondità del Male. Bombardando la terra nemica si gettavano anche piccoli giocattoli che, raccolti, esplodevano. Il mattatoio prevede le armi, per definizione, ma perché travestirle da giocattolo? Perché destinate volutamente a bambini? In qualche stanza, più o meno oscura, la psicologia dell’efficacia della guerra ha stabilito che è un modo potente per stroncare il futuro di una nazione. Si crea disperazione e si elimina la futura classe dirigente. Definizione di genocidio.

La Sardegna, apparentemente, non è in guerra. Anzi, si propongono campi da golf, venticinque, per far fronte alle avversità, affrontate magari in confortevoli club-house. Tra l’altro disponiamo di un numero enorme di fenicotteri, e la Regina di Alice non avrebbe da far tagliare teste per infrazione alle regole. Abbiamo anche molti porcospini, facilmente recuperabili nelle veloci strade asfaltate della nostra Terra. Che non si possano usare è detto da un’altra regola, anche lei da cassare, per il futuro della nostra ridente società. E pensiamo a quanti portatori di mazze autoctoni potremmo impiegare al seguito degli illuminati golfisti. O guidatori di automobiline da giostra che tolgono quello che forse è l’unico scopo difendibile del golf: far camminare obesi individui.  Se non fosse tragica, la situazione sarebbe degna di un the di non compleanno. E siamo in ritardo. Il Futuro arriva con tempi che ci vengono nascosti ma che sicuramente non concederanno deroghe.

L’alluvione non è un segno di ira divina. Troppo facile cercare di rimandare i fulmini in alto. Un abusato modo di dire che fa molto cultura pseudoscientifica, imputa a colorate farfalle tsunami tropicali. In Sardegna, e nel mondo, ma questo non ci scusa, si fa un po’ più che battere le ali. Quando nel Sinai si scrivevano Leggi tuttora infrante, in Egitto il Dio Nilo creava alluvioni. Previste e utilizzate per fertilizzare i campi. In quei tempi la Scienza passava da enunciazioni teoriche ad applicazioni pratiche e i geometri ricostruivano i limiti del paesaggio usando un semplice modo per tracciare angoli retti. Pitagora sorrideva sereno. E in tre, quattro, cinque minuti, le proprietà erano riassegnate, rispettando le regole. Naturalmente i templi e le case erano costruiti, come si può ancora vedere, abbastanza lontano dagli argini. La cultura diffusa, quattro o cinquemila anni fa, evitava morti perfettamente prevedibili e nessun nuraghe è crollato. Era un buon Neolitico, sarebbe il caso di ripensare come ritornarci con la sapienza attuale.

Si parlerà di questo e d’altro, per tutto il giorno, al Teatro Massimo di Cagliari, giovedì 28 novembre.

 *Fisico. Scrittore

2 Comments

  1. Maria Luisa Vargiu

    Se non ci sarò e nessuno dei presenti , per mia fortuna , lo noterà, sarà perchè l’amarezza è tanta, la delusione è troppa, ma gli Auguri di buon Lavoro, di buon Ascolto ci sono, più che meritati , per “Sardegna Soprattutto” e per Tutti !

  2. Graziano Bachis

    Anche per me sarà complicato esserci,e mi dispiace davvero. Mi piacerebbe comunque conoscere la scaletta dei lavori e degli interventi. E’ possibile averla?
    Un caro saluto ai prof. Meloni e Mongiu

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