Una donna, una vita [di Susi Ronchi]
Pubblichiamo l’introduzione alla I Tavola Rotonda: Una biografia speciale nel secolo “brevissimo” della presentazione del libro Il mio filo rosso: Il «Corriere» e altre storie della mia vita (Einaudi. Passaggi) di Giulia Maria Crespi, fondatrice del Fondo Ambiente Italiano presentato a Cagliari come sesto appuntamento di Alla ricerca della storia perduta organizzato lunedì 18 gennaio a Cagliari dalla Presidenza regionale e dalla Delegazione di Cagliari del FAI (NdR). Un lungo filo rosso avvolge nella spirale del racconto uomini e donne, mariti, figli e nipoti, industriali, intellettuali e giornalisti, nobili e borghesi, tutti con un posto degno di nota nella ricca testimonianza di Giulia Maria Crespi, presidente onorario del FAI ma, per chi la conosce e per chi ha letto il libro, risulta complicato limitarne le “gesta” attribuendole un unico ruolo. È ciò che emerge dalle pagine del libro che, per la sua struttura e per i suoi contenuti, si sottrae alla canonica presentazione ai lettori di una nuova fatica editoriale. No, in questo caso non è possibile, i piani si sono invertiti con disinvoltura: e’ lo stesso libro a richiedere al lettore di esprimere Il suo punto di vista, le sue valutazioni su alcuni fatti, economici, culturali e sociali, della seconda metà del XX secolo. Si tratta di una biografia, ma di “una biografia speciale nel secolo brevissimo“, il 900, battezzato secolo breve dallo storico britannico marxista Eric Hobsbawm nella sua opera omonima del 1994, secolo così chiamato per i suoi passaggi rapidi e violentissimi, per i suoi giganteschi progressi nei campi tecnologico, economico, sociale e politico, che hanno cambiato la storia dell’ umanità. Sottolineo questi aspetti perché trovo un ‘ analogia con la narrazione della Crespi che rispecchia l ‘ immagine di un ‘ accelerazione esasperata degli eventi vissuti e narrati, una corsa contro il tempo, quasi a voler scongiurare il rischio di lasciare indietro alcuni ricordi. Giulia Maria Crespi dipana il suo filo rosso tessendo le trame di una storia poco privata e molto collettiva : ogni nodo che viene impresso sul filo rappresenta metaforicamente una stazione, un punto di arrivo o di partenza di un progetto, di un’ azione, di un evento che hanno sempre implicazioni profonde nel contesto sociale, vissuto e narrato. I fatti vengono letti e interpretati con la lente della storia del Corriere della Sera di cui la famiglia Crespi fu proprietaria fin dal 1800. E così conosciamo vizi e virtù di alcune grandi firme del giornalismo: Luigi Albertini, Alfio Russo,Giovanni Spadolini, Piero Ottone , Indro Montanelli , Ferruccio De Bortoli, ma anche dei magnati dell’industria come l’avvocato Agnelli, la famiglia Moratti, Cefis , Pirelli, e dei Rizzoli che nel 1974 acquisirono l ‘ intero pacchetto detenuto dalla triade Crespi- Agnelli-Moratti. Il lungo racconto narra di trame oscure, di poteri forti, di pressioni della classe dirigente, della grande industria e della finanza su quello che è stato definito il quarto potere: la stampa ; attraversa gli anni del Fascismo, (il regime che ha compreso a fondo quanto la comunicazione sia strumento essenziale di propaganda politica, e come la politica sia dunque, a un tempo, azione e comunicazione); raggiunge gli anni ’60 e ’70 segnati dalle lotte per i diritti civili e sindacali, per l’ emancipazione femminile, anni di rivendicazione del movimento studentesco e di forti tensioni sociali. Il tutto narrato a tratti con leggerezza e candore, a tratti con sofferenza . La Crespi non censura nemmeno alcuni fatti che la riguardano, che la offendono : era il 1972 l’ anno che decretò la fine della direzione Spadolini e Ferruccio De Bortoli, allora giovane collaboratore del Corriere, così scrive:”I due non erano certamente fatti per andare d’ accordo. Il mio lontano predecessore non era, per cultura e formazione, geneticamente disposto ad assecondare la dolcezza prepotente di quella che lui chiamava, non senza malignità, “la fanciullina”, e le idee assai divergenti “. Montanelli nelle fasi di maggiore conflittualità nel rapporto con la Crespi arrivò a definirla “una mongoloide”, mentre la considerazione di Gianni Agnelli rasentò “lo zero assoluto“, nella fasi concitate di trattative per le grandi questione del Corriere, ricorda la stessa autrice. Certamente al di là di ogni singola valutazione sulla donna editrice, sulla donna imprenditrice, dal libro emergono le diverse anime di Giulia Maria Crespi e traspare una figura di donna che si ispira ad alti ideaie quali la ricerca della Bellezza e la ricerca della Verità. |
Verità e Bellezza …
Profondamente vera conservo di Indro Montanelli questa frase :
” Il consiglio che voglio dare ai giovani è combattete per quello in cui credete. Perderete, come le ho perse io, tutte le battaglie. ”
Per Giulia Maria Crespi, fondatrice nel 1975 del FAI, così non è, e questo è molto bello !