Omaggio a chi coltiva la memoria [di Maria Antonietta Mongiu]
L’Unione Sarda 26/01/2016. La città in pillole. Gli Ebrei in Sardegna: testimonianze di convivenza antica. La memoria diminuisce se non la eserciti, la frase di Cicerone dal Cato Maior de senectute si accompagna per il grande oratore alla consapevolezza che gli avi si conoscono per le lapidi funerarie che ne perpetuano il ricordo. Freud e Lacan erano di là a venire ma è già tracciata l’interdipendenza tra memoria e linguaggio, inconscio ed esperienza passata. Ecco perché il Giorno della Memoria è un’opportunità di memoria lunga. Anche in Sardegna dove le Leggi razziali agirono insieme alla rimozione dell’antica presenza ebraica. D’obbligo rendere omaggio agli invisibili della storia ma anche a chi ne coltivò la memoria. Lo fecero a 70 anni da quelle leggi, la Regione Sardegna e l’Università di Cagliari (17-20 novembre 2008) nel convegno internazionale “Gli ebrei in Sardegna nel contesto Mediterraneo. La riflessione storiografica da Giovanni Spano ad oggi”, i cui Atti sono curati da Cecilia Tasca. Giovanni Spano che frequentò a Roma, tra gli altri, i corsi di ebraico, arabo, archeologia per insegnare a Cagliari lingua e cultura ebraica e pubblicò nel 1875 “Storia degli Ebrei in Sardegna”, candidandosi a precursore di un’identità, complessa e anticonformista. Fu suo emulo sul semitismo della Sardegna Emilio Lussu. Nel mentre le cresciute documentazioni confermano che nella Cagliari altomedievale non c’erano selezioni etniche nella topografia e che le lucerne, tra il IV/V e VII secolo in sigillata africana, recavano indistintamente decorazioni giudaiche o cristiane. Convivevano nelle aree di Sant’Agostino, Viale Regina Margherita, Via Nazario Sauro, confermando presenze ebraiche non estemporanee e, forse, luoghi prossimi alla sinagoga menzionata da Gregorio Magno nel 599, che per Spano era da ubicare tra le chiese di San Pietro e San Paolo. |