Un’officina per l’egemonia culturale [di Piero Bevilacqua]
Il manifesto, 28 gennaio 2016.La mappa di studiosi italiani di varie discipline, che qui viene cartografata, nasce un po’ per gioco, un po’ per curiosità ricognitiva dell’arcipelago dei saperi dispersi del nostro paese. Si tratta di una geografia tracciata alla buona, fondata su conoscenze personali, su rapide ricognizioni bibliografiche oltre che su qualche amichevole suggerimento. Dunque inevitabilmente lacunosa. Essa comprende per lo più docenti universitari di tutte le fasce, anche ricercatori precari, poche figure intellettuali autonome, alcuni docenti scolastici che possiedono un loro rilievo intellettuale e svolgono un ruolo importante di organizzatori culturali nel proprio territorio. Un elenco, necessariamente incompleto (mancano artisti, editori, giornalisti, uomini di cinema e di teatro, personalità di spicco fuori dall’accademia) che vuole costituire solo l’occasione per l’avvio di una riflessione di carattere generale. Ci auguriamo che venga infoltito da chi non abbiamo incluso per ovvio riserbo o per dimenticanza. Che cosa unisce queste figure tra loro così diverse per specifico peso intellettuale, per impegno militante e appartenenti a così diversi campi del sapere? Un comune denominatore molto ampio, in grado di tenere insieme anche posizioni politiche distanti: la critica alla cultura neoliberistica, alle sue strategie e alle sue pratiche. La messa in evidenza di tante intelligenze convergenti in un fronte culturale differenziato, ma comune, mostra una potenzialità egemonica resa inattiva dalla loro frantumazione. In assenza di un grande collettore politico generale, esse si disperdono individualmente nei singoli campi specialistici, senza riuscire a elaborare il progetto di controffensiva teorico-politica che la fase storica richiederebbe. Appartiene ormai al senso comune il fallimento delle politiche neoliberistiche che hanno imperversato negli ultimi 30 anni. Ma vi appartiene ormai anche la constatazione della loro vitale persistenza pratica: benché la sostanza egemonica si sia dissolta, lasciando il posto al puro scheletro del dominio. In verità, appare ormai evidente che il neoliberismo non è più tanto un corpo di dottrine, non sono soltanto i dettami di Ayeck o di Friedman, economisti defunti che dirigono ancora le menti dei loro colleghi viventi. Il neoliberismo è la forma di razionalità assunta dal capitalismo nel nostro tempo, è il capitalismo all’opera. Ma il suo fallimento storico, oltre che in tutto ciò che appare evidente – la crisi economica, le disuguaglianze crescenti, l’instabilità dei sistemi politici, lo svuotamento della democrazia, le guerre come mezzo di regolazione dei rapporti internazionali, i gravi squilibri ambientali –andrebbe considerato anche in un aspetto poco osservato, eppure di grande significato. Le società capitalistiche contemporanee, al cui interno è sorta una così straordinaria varietà di saperi, di conoscenze, di orizzonti intellettuali – come quelli che figurano nella nostra parzialissima mappa — sono sempre più dominate, com’è noto, da un pensiero unico. Tanta ricchezza dell’umana ricerca e intelligenza finisce per confluire, trova il suo fine ultimo, come in un paradossale imbuto, nel basso orizzonte di una razionalità prossima a una forma di ossessione. Di fronte alla inedita varietà delle forme e delle direzioni di lettura e rappresentazione del mondo, che i vari gruppi intellettuali oggi sono in grado di offrire, la razionalità capitalistica riduce e immiserisce la complessità, tende a imbrigliare la realtà sociale nelle maglie di pochi imperativi di dominio: supremazia dei mercati, competizione, efficienza d’impresa, capacità di prestazione, flessibilità del lavoro, riduzione dello stato. E ormai sappiamo che non si tratta di regolamentazioni esterne al libero fluire della società, che consentono poi la piena espressione delle libertà individuali. Questo lo immaginavano illusoriamente i soci di Monte Pelerin. Al contrario, esse plasmano e innervano l’intero universo delle relazioni umane, forgiano le soggettività, entrano nelle coscienze e le piegano al loro dominio unidimensionale. E infatti appare evidente come gli individui “resi liberi” dalla razionalità capitalistica non solo annaspano in una società agonistica e desertificata, ma sono compulsivamente spinti nel tunnel di un unico scopo replicativo: produrre e consumare sempre di più. Le necessità elementari dell’ homo sapiens, quelle che sono state la base della sua sopravvivenza, produrre e consumare, per l’appunto, sono diventati gli obblighi ossessivi degli individui nelle società capitalistiche mature. A partire da tale constatazione si dovrebbe comprendere quale rilievo politico di portata strategica viene ad assumere il dialogo tra le discipline e i saperi per ricomporre una razionalità generale contrapposta alla desertificazione nichilistica presente. Dialogo reso drammaticamente urgente da una constatazione a cui non ci si può sottrarre. La maggiore minaccia globale che si erge davanti a noi, il riscaldamento climatico, è stata resa possibile anche dalla direzione che hanno preso le scienze contemporanee, impegnate, ciascuna nel proprio ambito, a indagare e manipolare la natura smembrata in campi separati (della chimica, della botanica, della fisica, della genetica, ecc) a fini di dominio economico. Nessuna di esse ha guardato alla natura come a un tutto connesso, un sistema di equilibri da pensare nella sua totalità. Non per nulla l’Onu ha istituito l’Ipcc, consesso mondiale di saperi multidisciplinari per lo studio del clima, a fini di previsione e di riparazione del danno compiuto. Dunque, per venire ai possibili scopi operativi, costituirebbe un passo importante mettere insieme, anche solo con una organizzazione in rete, un’associazione i cui membri, pur da posizioni politiche differenti, si sentissero impegnati a dialogare sul piano teorico e culturale.L’obiettivo da perseguire è una critica multidisciplinare della razionalità neoliberista, tentare i sentieri di una possibile cooperazione tra i saperi, in grado di fondere scienze della natura e umanesimo quale base di un nuovo progetto di società. Una Lega Italiana Contro il Liberismo, anche nella sua forma virtuale, otterrebbe già il risultato di rendere visibile ciò che oggi è disperso, di attrarre e aggregare energie, rendere possibile una comunità cooperante di pensiero e di ricerca. Non è un surrogato del nuovo soggetto politico. E’ altra cosa. Siamo convinti che la sconfitta delle sinistra in Occidente ha origini in un tracollo culturale e dunque di egemonia, nell’incapacità dei partiti operai e popolari di fornire soluzioni ai problemi del capitalismo nel secondo ‘900. Mentre i successi dello stato sociale hanno narcotizzato per decenni il pensiero critico e l’antagonismo delle élites intellettuali. Non siamo peraltro così ingenuamente illuministi da credere che un simile esperimento possa esaurirsi in un ambito esclusivamente culturale. I mutamenti del pensiero, le sue creazioni, sono figli del conflitto. Marx non sarebbe stato Marx senza Hegel e Ricardo, ma soprattutto senza il 1848: l’anno delle rivolte operaie e popolari in tutta Europa. E tuttavia non sono certo i conflitti che mancano al nostro tempo, destinati a ingigantirsi e inasprirsi per effetto delle disuguaglianze crescenti. Ciò che manca, in una società che tende a dissolvere nel mercato istituzioni e forze organizzate, a privare gli individui del collettivo sociale, a sbriciolare perfino le forze oppositive in frazionismi settari, è la capacità di aggregare, di creare presidi unitari, istituzioni sottratte alla razionalità che divide gli uomini e li domina. Una parziale cartografia degli studiosi italiani di varie discipline Economisti. Nicola Acocella, Piergiovanni Alleva, Alberto Bagnai, Andrea Baranes, Leonardo Becchetti, Nicolò Bellanca, Fabrizio Barca, Giacomo Becattini, Giampiero Betti, Mauro Bonaiuti, Emanuele Brancaccio, Mauro Callegati, Guglielmo Carchedi, Roberto Cellini, Domenico Cersosimo, Roberto Ciccone ‚Pierluigi Ciocca, Valeria Cirillo, Vincenzo Comito, Marcello De Cecco, Amedeo Di Maio, Marta Fana, Lia Fubini, Andrea Fumagalli,Giorgio Gattei, Adriano Giannola, Sergio Cararo, Nadia Garbellini, Francesco Garibaldo, Enrico Grazzini, Maurizio Franzini, Wladimiro Giacché, Paolo Leon, Giorgio Lunghini, Riccardo Bellofiore, Riccardo Realfonzo„ Thomas Fazi, Mario Pianta, Ugo Marani, Loretta Napoleoni„ Antonella Stirati, Laura Pennacchi, Michele Raitano, Alessandro Roncaglia, Giorgio Ruffolo, Stefano Sylos Labini, Luciano Vasapollo, Daniela Venanzi, Giovanna Vertova Gianfranco Viesti, Carmen Vita, Stefano Zamagni, Alberto Zazzaro. Filosofi. Ferdinando Abri, Giorgio Agamben, Daniele Balicco, Mauro Bertani, Remo Bodei, Roberto Bondi, Romeo Bufalo, Alberto Burgio, Rosa M. Calcaterra, Giuseppe Cantarano, Massimo Cappitti, Roberto Ciccarelli, Felice Cimatti, Elena Gagliasso, Cristina Corradi, Giuseppe Cacciatore, Fortunato Maria Cacciatore, Giuseppe Cantillo, Gregorio de Paola, Delfo Cecchi, Fabio Ciaramelli, Pio Colonnello, Francesco Coniglione, Girolamo Cotroneo, Lucio Cortella,Vincenzo Costa, Roberto Esposito, Paolo Godani, Paolo Flores D’Arcais, Diego Fusaro, Guido Liguori, Fabrizio Lomonico, Nicolao Merker, Stefano Petrucciani, Massimo Cacciari, Daniela Falcioni, Roberto Finelli, Pino Ferraris, Eugenia Lamedica, Sefio Landucci, Laura Marchetti, Gianfranco Marelli, Giacomo Marramao, Maurizio Matteucci, Marco Maurizi, Toni Negri, Nuccio Ordine, Domenico Losurdo, Ottavio Marzocca, Giuseppe Cognetti, Nario Pezzella, Pier Paolo Poggi, Giuseppe Prestipino, Fabio Raimondi, Massimo Recalcati, Nicola Siciliani de Cumis, Fulvio Tessitore, Massimiliano Tomba, Franco Toscani, Mario Tronti, Nadia Urbinati, Emilio Sergio, Francesco Trincia, Amando Vitale, Giovanbattista Vaccaro, Luigi Vavalà, Gianni Vattimo, Maurizio Viroli. Giuristi. Francesco Adornato, Gaetano Azzariti, Dario Bevilacqua, Giuseppe , Valerio Calzolaio, Angelo Antonio Cervati, Luigi Ferrajoli, Gianni Ferrara, Gianpaolo Fontana, Paolo Grossi, Luciano Guerzoni, Alberto Lucarelli, Ugo Mattei, Paolo Maddalena, Massimo Morisi, Lorenza Carlassare, Luciano Patruno, Stefano Rodotà, Massimo Villone, Carlo Desideri, Elisa Olivito, Alessandro Pace, Francesco Pallante, Lorenza Paoloni, Livio Pepino Livio Pepino, Pietro Ugo Rescigno, Umberto Romagnoli, Roberto Scarpinato, Raffaele Teti, Giuseppe Vecchio, Gustavo Zagrebelsky, Danilo Zolo. Sociologi, politologi, antropologi. Aris Accornero, Giuseppe Allegri, Gennaro Avallone, Arnaldo Bagnasco, Marzio Barbagli, Amendola, Sergio Bologna, Paola Borgna, Matilde Callari Galli,Franco Cassano, Andrea Cerroni, Stafano Cristante, Ilvo Diamanti, Alessandra Dino , Carlo Donolo, Pietro Clemente, Carlo Galli, Alberto Giasanti, Rita di Leo„ Piero Ignazi, Paolo Jedlowsky, Emanuele Ferragina, Benedetto Meloni, Alfio Mastropaolo, Enrico Pugliese, , Alessandro Lupo, Franco Ferrarotti, Maria Immacolata Maciotti, Pierluca Marzo, Sandro Mezzadra, Fabio Mostaccio, Bernardino Palumbo, Luigi Pellizzari, Tonino Perna, Raffaele Rauty , Marco Revelli, Onofrio Romano, Angelo Salento, Chiara Saraceno , Rocco Sciarrone, Renate Siebert, Alberto Sobrero ‚Vito Teti, Maria Turchetto, Daniele Ungaro. Architetti, Geografi, Urbanisti. Ilaria Agostini, Paolo Baldeschi, Mauro Baioni, Angela Barbanente, Paolo Berdini, Paola Bonora, Roberto Budini Gattai, Giovanni Caudo, Angelo Cirasino, Maria Cristina Gibelli, Vezio de Lucia, Giorgia Boca, Ilaria Bonirubini, Fabrizio Bottini, Sergio Brenna, Arnaldo Cecchini, Carlo Cellamare, Pierluigi Cervellati, Giancarlo Consonni, Flavia Cristaldi, Lidia De Candia, Giuseppe De Matteis, Anna Donati, Franco Farinelli, Rita Gisotti, Claudio Greppi, Maria Pia Guermandi, Domenico Gattuso, Francesco Indovina, Teresa Isenburg, Edoardo Salzano, Enzo Scandurra, Alberto Magnaghi, Lodo Meneghetti, Francesca Leder, Ezio Manzini, Barnardo Rossi Doria, Alessandro Bianchi, Anna Marson, Edoardo Milesi, Giancarlo Paba, Pancho Pardi, Adriano Paolella, Rita Paris, Marco Picone, Ezio Righi, Chiara Rizzica, Michelangelo Savino, Massimo Quaini. Maria Pia Robbe, Gianni Scudo, Maria Cecilia Scopetta, Maria Adele Teti, Daniele Vannetiello, Maria Rosa Vittadini, Alberto Ziparo. Letterati (scrittori, storici della letteratura e della cultura). Fulvio Abate, Alberto Abruzzese, Roberto Antonelli, Franco Arminio, Alberto Asor Rosa, Gian Luigi Beccaria, Pierluigi Bellocchio, Andrea Camilleri, Remo Cesarani, Leonardo Colombati, Giulio Ferroni, Sivia De Laude, Tullio De Mauro, Nicola Gardini, Goffredo Fofi, Giorgio Inglese, Nicola La Gioia, Romano Luperini, Maurizio Maggiani, Raffale Manica, Franco Marcoaldi, Claudia Micocci, Ugo Olivieri, Mario Porro , Valeria Parrella, Raffaele Perrelli, Elisabetta Mondello, Raul Mordenti, Giovanni Ragone, Omerita Ranalli, Vito Santoro, Raffaele Simone, Walter Siti , Monica Storini, Lucia Strappini, Enrico Terrinoni, Enrico Testa, Giorgio Todde, Emanuele Trevi, Sandro Veronesi, Pasquale Voza, Marina Zambron. Scienziati (agronomi, biologi, fisici, giornalisti scientifici, ecc). Giuseppe Barbera, Silvia Bencivelli, Carlo Bernardini,Gianluca Bocchi, Marcello Buiatti, Gianluca Brunori, Franco Dessì, Emanuela Guidoboni , Mario Ginapietro, Pietro Greco,Tommaso Lamantia, Matteo Lener, Ginevra Virginia Lombardi, Giuseppe Longo,Ugo Mazza, Claudio Melagoli, Luca Mercalli, Carlo Modenesi, Giorgio Nebbia, Piergiorgio Odifreddi, Giorgio Parisi, Telmo Pievani, Franco Piperno, Andrea Segrè, Claudia Sorlini, Stafano Bocchi, Gianni Tamino, Stefano Ruffo, Francesco Santopolo, Ivan Verga, Paolo Vineis. Storici. Cristina Accornero, Franco Acqueci, Salvo Adorno, Aldo Agosti, Manfredi Alberti , Luigi Ambrosi, Giuseppe Aragno, Alberto M.Banti, Francesco Barbagallo, Francesco Barone, Cesare Bermani, Annunziata Berrino, Carmen Betti, Piero Bevilacqua, Giuliana Biagioli, Roberta Biasillo, Gian Mario Bravo, Luciano Canfora, Carlo Felice Casula, Franco Cazzola,Innocenzo Cervelli, Francesca Chiarotto, Livio Ciappetta, Salvatore Cingari, Marco Clementi, Michele Colucci, Danilo Corradi, Paola Corti, Ennio Corvaglia, Leandra D’Antone, Angelo D’Orsi, Marco di Maggio, Paolo Favilli, Fabio Fabbri, Paolo Frascani, Giuliano Garavini, Umberto Gentiloni, Paul Ginsborg, Chiara Giorgi, Carlo Ginzburg, Antonio Gibelli, Oscar Greco, Gabriella Gribaudi, Alexander Höbel, Valentina Iacoponi, Salvatore Lupo, Giovanni De Luna, Saverio Luzzi, Luciano Marrocu, Luigi Masella, Ignazio Masulli, Gino Masullo, Giancarlo Monina, Tomaso Montanari, Michele Nani, Leonardo Paggi, Guido Panico, Guido Panvini, Luisa Passerini, Rossano Pazzagli, Marta Petrusewicz, Franco Pitocco, Daniela Poli, Alessandro Portelli, Adriano Prosperi, Franco Rizzi, Saverio Russo, Biagio Salvemini, Daniela Saresella, Giuseppe Sergi, Simonetta Soldani, Gregorio Sorgonà, Salvatore Settis, Gabriele Turi, Roberto Valle, Donato Verrastro, Giuliano Volpe |
L’egemonia della sinistra, raggiunto nel secondo ‘900 sulla spinta propulsiva di idee comuniste ottocentesche, ha contribuito fortemente a strutturare le attuali garanzie dello “stato sociale” e alla generale emancipazione democratica e progressista di tutti gli strati della popolazione.
Nella società occidentale contemporanea, che appare orientata irreversibilmente in direzione delle “libertà crescenti” la sinistra è entrata in crisi.
La prospettiva di una società comunista è stata archiviata dalla storia; mentre la contrapposizione netta tra socialismo e capitalismo si è stemperata in alternanze bipolari basate su scelte temporali e pragmatiche.
I partiti operai, senza la propulsione delle forti rivendicazioni sociali, si sono appiattiti sui sindacati, sempre più corporativi e non hanno soluzioni da fornire ai problemi che presenta l’evoluzione della società contemporanea.
Le élites intellettuali che non si rassegnano a questo declino della sinistra si rifugiano in una disorganica, generica e generalizzante “critica alla cultura neoliberistica”.
La critica di questi nostalgici si basa per lo più sul falso e ambiguo presupposto che la società occidentale contemporanea che, ammettono, ha favorito al suo interno il sorgere di una straordinaria varietà di saperi, di conoscenze, di orizzonti intellettuali, sia tuttavia dominata da un pensiero unico neoliberistico che riduce e immiserisce la complessità, tende a imbrigliare la realtà sociale nelle maglie di pochi imperativi di dominio: supremazia dei mercati, competizione, efficienza d’impresa, capacità di prestazione, flessibilità del lavoro, riduzione dello stato.
La via alternativa tuttavia non è ne intuita ne tantomeno immaginata.
Purtroppo l’intento nobile di ricerca, di critica multidisciplinare, di cooperazione tra i saperi, di fusione tra scienze della natura e umanesimo tendente a individuare nuovi scenari di evoluzione della società, si riduce a una azione critica con effetti prevalentemente demolitori.
L’adesione a teorie catastrofiste di minacce globali, quali il riscaldamento climatico, sono tentativi di ricompattare ciò che la crisi dell’idea comunista ha disperso, di attrarre e aggregare energie, rendere possibile una comunità cooperante di pensiero e di ricerca.