Intervista a Daniele Serra [di Roberta Vanali]
“Romantico decadente”, ama definirsi l’illustratore e autore di graphic novel di stampo underground Daniele Serra, classe 1977, dal vasto background che spazia dalla musica alla letteratura, dal cinema alla pittura sino al fumetto. Noto più all’estero che in Italia, non abbastanza riconosciuto in Sardegna, Daniele è un sofisticato e ingegnoso illustratore New Gothic – con all’attivo centinaia di cover e pubblicazioni in Europa, Stati Uniti, Australia e Giappone – che interviene per velature, tono su tono, per strutturare scenari altamente visionari carichi di phatos dall’impostazione lirica, a tratti baroccheggianti, restituendo un linguaggio espressivo noir immediatamente riconoscibile. Ritratti femminili vintage, skyline di città fantasma, personaggi spettrali prendono forma come incubi dissolvendosi tra nebbie e sfondi oscuri di uno spazio lontano da ogni tempo e luogo. Dopo la collaborazione a Carne di Marcello Fois arriva nel 2012 uno dei più prestigiosi riconoscimenti al mondo come miglior artista: il British Fantasy Award. Quando hai capito che avresti fatto dell’illustrazione la tua professione? Sinceramente penso di non averlo ancora capito, sono cinque anni che mi dedico full time al disegno ma ho sempre la sensazione di essere in una sorta di infinito apprendistato, penso sempre che gli illustratori di professione siano i miei artisti di riferimento, quelli che veramente sanno fare quel lavoro, quelli a cui devo il mio amore per l’arte. Magari se per i prossimi 25 anni continuerò a disegnare riuscendo a trasmettere qualche emozione con i miei lavori potrò dire di aver fatto l’illustratore nella mia vita, ma al momento è una scommessa che si ripete giorno per giorno anche perché al momento sono molto lontano da quello che vorrei riuscire a creare nei miei lavori. Poi c’è l’aspetto sociale, mi capita che mi chiedano che lavoro faccio, quando dico l’illustratore mi rispondono: “si, ma per vivere? Hai un lavoro?”. Una breve frase che definisca la tua personalità Una qualsiasi di un film di Woody Allen sulle paranoie. Da dove provengono le visioni che riporti su carta? Sono convinto che noi siamo ciò che vediamo, leggiamo, sentiamo, quindi possiamo solo provare a rielaborare ciò che già esiste. Partendo da ciò penso che la musica e la letteratura abbiano un’importanza fondamentale nel mio processo creativo, appena leggo un libro o ascolto un cd che mi piace la prima idea è sempre come potrei visualizzare nel disegno le sensazioni che mi hanno dato. Questi input sono filtrati dalla mia personalità introversa. Sono molto timido e parlo poco, di conseguenza l’illustrazione mi permette anche di “parlare” di quello che sono, di quello che sogno e di quello che penso. Cosa rappresenta per te aver vinto nel 2012 il prestigioso British Fantasy Awards? Innanzitutto è stata una bellissima soddisfazione, avere un riconoscimento per il proprio lavoro è sempre fonte di felicità e incoraggiamento, un’iniezione di fiducia. E’ stato un momento importante nel mio cammino professionale che ho cercato di trasformare subito in un nuovo punto di partenza alla costante ricerca di un’evoluzione che possa portarmi a un livello comunicativo, attraverso i miei lavori, sempre maggiore. L’aver vinto il premio rappresenta per me proprio l’esser riuscito a comunicare qualcosa, un’emozione, una sensazione, è questo che mi interessa maggiormente. Quali sono i tuoi artisti di riferimento? Ho molti artisti di riferimento, dai grandi pittori del passato come Caravaggio, Goya, Schiele, Turner, alla corrente pittorica legata al fumetto americano come Kent Williams, George Pratt, Jason Shawn Alexander, Ashley Wood, Dave Mckean. Quando lavori cosa ascolti? Ascolto molta musica, dal dark all’industrial, al post rock. Dipende dal giorno e dal lavoro che devo fare. La musica è una grande fonte di ispirazione, lavorando in casa nel mio studio ho la possibilità di ascoltarla ininterrottamente. Ultimamente i miei ascolti preferiti sono Motorpsycho, Slowdive, Einsturzende Neubauten, Do Make Say Think (li consiglio vivamente). Che tipo di rapporto instauri con gli autori delle pubblicazioni di cui curi l’illustrazione? In linea di massima non ho rapporti diretti con gli autori, le commissioni mi vengono assegnate direttamente dalle case editrici, può capitare però che una volta realizzata la copertina l’autore mi scriva per darmi il suo parere, complimentarsi o ringraziarmi per il lavoro svolto. Credo che la copertina sia un aspetto molto importante e delicato del libro, per certi versi è la prima emozione che un libro dà al lettore, quindi mi sento molto responsabilizzato in questo senso e capisco quanto gli autori ci tengano che il mio lavoro sia svolto il meglio possibile. A volte è capitato di lavorare direttamente con autori, penso di essere stato fortunato perché mi sono trovato sempre benissimo, conoscendo persone con voglia di mettersi in gioco e amanti del confronto, tanto che con alcuni è nata una profonda amicizia che ci ha portato anche a incontrarci di persona. Quale opera letteraria vorresti interpretare? Gli elisir del diavolo di ETA Hoffmann o il Faust di Marlowe. Sono due opere a cui sono molto legato e che penso sarebbe molto interessante cercare di interpretare. Come nascono le tue cover? Dipende molto dal feedback che ho dagli editori, a volte mi mandano l’intero romanzo da leggere, a volte una sinossi, capita anche di avere direttamente dallo scrittore un’idea precisa per l’artwork della copertina. In linea di massima sono abbastanza istintivo nella realizzazione di una cover, se un editor mi contatta probabilmente sta cercando uno stile basato più sulle atmosfere che sul dettaglio o sulla perfetta ricostruzione di un’idea, quindi mi lasciano piuttosto libero di interpretare a mio modo i loro input. Dal punto di vista tecnico preparo alcuni sketch a matita che vengono visionati sia dall’editore che dallo scrittore e una volta approvata la bozza procedo con la realizzazione vera e propria, che in genere avviene con tecnica a olio su tela, acquerello o china. A volte mi piace lavorare anche al lettering, che reputo una parte fondamentale in una copertina. Quali sono le case editrici con cui collabori? Nel corso degli ultimi cinque anni ho collaborato con varie case editrici, sia major che indipendenti, come DC Comics, Image, Cemetary Dance, Weird tales Magazine, Guanda, PS Publishing e molte altre, la maggior parte americane e inglesi. Lavori anche per l’industria discografica? Si, ogni tanto mi capita di lavorare per gruppi musicali, i quali mi chiedono artwork per i loro dischi. Alcuni di loro sono anche miei grandi amici, come Simon Balestrazzi (TAC) e Corrado Altieri (Uncodified) con i quali condivido i gusti musicali e per i quali ho lavorato diverse volte. Poi è stato bello quest’anno lavorare per Wumpscut un gruppo tedesco della scena ebm, per il quale ho realizzato tutti gli artwork del suo ultimo album, Wumpscut produce per ogni nuovo disco dei packaging in edizione limitata che contengono tantissimi gadget oltre al classico cd e vinile, quindi è stato un lavoro lungo e molto divertente. Quali sono le tendenze dell’illustrazione contemporanea? Non sono molto addentro le tendenze dell’illustrazione contemporanea, per motivi lavorativi e per passione mi interesso della situazione dell’illustrazione di genere: horror, fantascienza e fantasy che a mio avviso risulta a volte conservativa. Ciò nonostante, grazie a internet ho la possibilità di guardare tonnellate di illustratori dei generi più disparati. Quello che mi balza agli occhi riguarda soprattutto la “tendenza tecnica”, ossia l’uso sempre maggiore del digitale sia per l’inchiostrazione che per la colorazione, non vedo questo assolutamente come una cosa negativa, ma mi incuriosisce perché è in contrasto con quanto sta succedendo a me, sto avendo infatti il processo contrario, ormai utilizzo ben poco il computer e mi piace fare tutto a mano. In cosa differisce l’editoria italiana da quella straniera? Per quanto riguarda le copertine ho notato che spesso in Italia ma anche Germania e paesi limitrofi si preferisce utilizzare fotografie o comunque immagini iperrealistiche magari modificate digitalmente, mentre invece in America e in Inghilterra è ancora forte l’idea dell’illustrazione pittorica con artisti di livello chiamati specificatamente per interpretare lo spirito del libro. Penso che questo sia molto bello, anche perché permette di realizzare dei manufatti particolarmente curati, spesso in edizioni limitate, dando al libro maggior valore come oggetto artistico. Per il resto le differenze sono minime, ecco, magari un’altra differenza che ho notato è che qui in Italia il libro illustrato è molto legato all’infanzia, mentre in America mi è capitato più volte di lavorare a libri horror, quindi per adulti, con illustrazioni interne. A quale progetto lavori attualmente e quali sono quelli futuri? Attualmente sto lavorando al mio art book che uscirà a dicembre per una casa editrice inglese. È un progetto a cui tengo particolarmente perché per me rappresenta un po’ un piccolo traguardo/ punto di partenza nel mio cammino artistico. Si tratta di una trentina di illustrazioni realizzate ad acquerello sul tema della vita e della morte. Ho altri progetti in corso sia di fumetti che di libri illustrati, tra cui un nuovo lavoro con Marcello Fois e un fumetto con Joe R. Lansdale che spero nel 2014 possano concretizzarsi con una pubblicazione. |
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