Cagliari e nuvole…..la faccia triste della Sardegna! [di Andrea Sotgiu]
Le valutazioni di Raffaele Deidda e di Alessandro Mongili che stigmatizzano i comportamenti delinquenziali di alcuni personaggi delle classi dirigenti della Sardegna sono fin troppo lievi. Le cronache giudiziarie sarde sono infatti finanche peggiori di quelle nazionali al punto che si deve parlare di una vera emergenza morale e di conseguenza di un’emergenza democratica che nessuna organizzazione formale si decide a discutere. Questa è cosa persino assai più grave. Parlare con amici e parenti chiarisce il clima depressivo che si percepisce nei paesi ormai deserti che si animano con le economie fittizie delle sagre o a Cagliari, una delle più belle città del Mediterraneo che sembra bombardata tanto è deserta da una parte e con un traffico ingestibile dall’altra. Tutti riponevano speranze nel giovane sindaco. Ma si è capito subito a partire da Renzi che si tratta di falsi giovani allevati a pane e cinismo politico, pronti ad imbarcare chiunque pur di conservare il potere. La decadenza della città al netto di trionfalismi e di una stampa generosa è il simbolo di una Sardegna in una crisi strutturale sul piano economico e sociale di cui nessuno vuol discutere. Altro che superamento del sottosviluppo costruito dai democristiani, conniventi comunisti e socialisti. Quelli per cui la chimica di base, gli interventi a pioggia, la svendita delle coste avrebbero creato “sviluppo e benessere”. Sviluppisti impenitenti tuttora vivi e vegeti come se il tempo si fosse fermato senza percepire il declino, la fuga dei giovani, lo spopolamento e soprattutto l’emergenza morale e democratica. Nel tempo infatti è cresciuta una classe dirigente ancor più famelica che non distingue le istituzioni dal proprio privato interesse. La questione morale non risparmia amministratori comunali e regionali, professionisti e finanche accademici, uomini e donne. Perché non parlarne? Perché distogliere lo sguardo e parlare d’altro? Perché non convocare d’urgenza il Consiglio regionale visto che ne hanno arrestato il suo vicepresidente? Perché i sindacati non avvertono la necessità della mobilitazione? Che fanno i partiti? Di cosa discutono le rappresentanze dei sindaci? Degli attentati agli amministratori? Forse hanno qualche relazione con gli episodi malavitosi che la magistratura sta accertando? Perché non parlare delle modalità con cui si fanno bandi e appalti o del perché di alcuni lavori pubblici e della loro effettiva indispensabilità? La Sardegna è piena di piccoli mostri vuoti e degradati. Sarebbe interessante fare la verifica dei lavori pubblici e dei bandi per capire la geografia dei poteri. Nel mentre i sardi per non morire dovrebbero andare in massa a votare per il Sì al Referendum. Difenderebbero la propria terra che in questa fase pare non essere esattamente in buone mani
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