Incidenti [di Franco Masala]

dettori

Scoprire che l’edificio pubblico dove hai passato cinque anni della tua vita di studente e diversi decenni della tua attività professionale è pericolante è qualcosa che sgomenta. Il crollo del soffitto in un’aula del Liceo classico “Dettori” di Cagliari fa riflettere sui luoghi che vengono frequentati quotidianamente da un grande numero di persone e poi non rispondono ai requisiti di sicurezza che è il minimo che si debba richiedere ad un sito pubblico.

Il Liceo “Dettori”, già situato nella sede storica del quartiere della Marina, fu avviato nel 1953 con un progetto dell’ingegnere del Genio Civile Maurizio Bufalini, che in realtà si rifaceva a progetti d’anteguerra: il riferimento è all’architettura derivata da Marcello Piacentini, autore di palazzi di giustizia simili nell’impostazione monumentale del pronao al “Dettori”, a sua volta quasi una copia del liceo classico di Mestre, realizzato nel 1940 dagli architetti Antonio Rosso e Mirco Artico. Dopo una prima fase dei lavori, nel 1955-56 furono trasferite diverse classi fino all’abbandono definitivo dell’antica sede della Compagnia di Gesù.

La nuova scuola, posta ai piedi del Monte Urpino in una zona che dal dopoguerra ebbe una vertiginosa espansione, è stata il primo edificio scolastico per le superiori di Cagliari espressamente progettato come tale e non riadattato da altra costruzione precedente, come da prassi comune. Il liceo è stato realizzato con una struttura in cemento armato a pianta perfettamente simmetrica e bloccata sui prospetti anteriore e laterali. Una costruzione datata ma ancora funzionale nonostante l’evoluzione del tipo di edilizia scolastica di oggi. Poi l’incidente che ha colpito anche una docente e alcuni allievi.

Le grida e gli alti lai che ora richiamano gli ostacoli del patto di stabilità, gli interventi urgentissimi, le norme di sicurezza saranno presto superati dalla routine fino al prossimo “incidente” ma in realtà dovrebbero farci riflettere su un aspetto pregiudiziale. Vale a dire il fatto che da anni lo Stato non investe nell’istruzione come dovrebbe se volesse pensare a un futuro che sia veramente tale per i nostri giovani e l’intero Paese. Gli interventi preponderanti sono state reiterate riforme scolastiche o slogan (chi ricorda ancora le tre I – inglese informatica impresa ?) che spesso sono approdati a un nulla di fatto, come si prevede per la nuova sperimentazione che vorrebbe portare il ciclo superiore a un quadriennio e quindi un anno in meno rispetto all’ordinamento attuale.

Il rischio grande è che alla fine abbiamo le riforme ma nessun edificio a norma per poterle attuare.

One Comment

  1. Mattia

    Caro Franco,
    la notizia mi ha lasciato senza parole. Spero che l’occasione serva a rifondare questi spazi, non solo a metterli in sicurezza.

    Perché gli studenti si sentano accolti, oltre che al sicuro.

    Un tuo ex studente.

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