Referendum trivelle, maggior chiarezza sulle ragioni del SI [di FAI Nazionale]

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Quest’ultimo appello del FAI – Fondo Ambiente Italiano a votare SÌ giunge dopo un periodo di confusione mediatica, che ha favorito la politicizzazione del referendum, rendendone al contempo fumosi e di difficile comprensione i contenuti.

Il FAI si è speso in favore del SÌ, oltre che per le ragioni già dette e scritte da settimane, anche perché ritiene che le piattaforme al largo delle coste italiane abbiano un forte impatto sul paesaggio – e quindi sul turismo costiero – e che sia quindi necessario che le concessioni entro le 12 miglia dalla costa per l’estrazione di petrolio e gas in mare (questo e non altro è il quesito referendario!) non vengano rinnovate alla loro scadenza.

“Inoltre ci sono altre 4 buone ragioni, oltre a quelle già illustrate in un documento stampato e diffuso in centinaia di migliaia di copie, che ci orientano verso questa posizione – hanno dichiarato il Presidente del FAI Andrea Carandini e il Presidente Onorario del FAI Giulia Maria Crespi – e che qui vogliamo riprendere per sostenere il SÌ al referendum”.

La necessità di non entrare in contrasto con le direttive europee che stabiliscono solo in via eccezionale (e non in via generale e a tempo indeterminato) la possibilità di elargire proroghe allo scadere delle concessioni. L’attuale regime delle concessioni “a vita” contravviene a questa normativa e di certo non agevola la libera concorrenza.

Il fatto che il Governo abbia in verità già sancito il divieto di rilasciare nuove concessioni – a partire da gennaio 2016 – per la fascia di mare compresa nelle 12 miglia dalle coste italiane. Votare SÌ significa quindi aderire alla decisione del Governo ed estendere questo principio alle concessioni esistenti scegliendo di non rinnovarle.

La vetustà di alcune piattaforme esistenti, che aumentano il rischio di incidenti in mare aperto. Su 92 piattaforme entro le 12 miglia dalla costa ben 42 sono state costruite prima del 1986 e mai sottoposte a procedura di Valutazione d’Impatto Ambientale (divenuta obbligatoria nel 1986).

Secondo i dati del Ministero dello Sviluppo Economico, nel nostro mare ci sono riserve accertate di petrolio pari a 7,6 milioni di tonnellate. Considerato il fatto che i nostri consumi annui di petrolio ammontano a circa 58 milioni di tonnellate, la quantità che potremo estrarre nei prossimi anni coprirebbe a malapena 7 settimane dei nostri consumi nel 2015. Se consideriamo invece il petrolio presente in giacimenti di terraferma (77,2 milioni di tonnellate di petrolio accertate), la quantità di petrolio estraibile equivale ai nostri consumi di un anno e 4 mesi.

Ufficio Stampa FAI
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