Monologhi impossibili [di Carlo A. Borghi]
Dal 15 novembre 2018 è in libreria Carlo A. Borghi. MONOLOGHI IMPOSSIBILI – le esclusive rilevazioni di 35 mitiche Lunàdigas – Arkadia Editore. Pubblichiamo un brano augurando al libro e all’autore grande fortuna (ndr). È Caborg che vi parla… Caborg alias Carlo A. Borghi, il monologhista del film intitolato Lunàdigas – ovvero delle donne senza figli ma se, per una magia elettromagnetica, potessi essere il mitico e radiofonico Nunzio Filogamo, aprirei questo sipario, annunciando così: “mie care amiche Lunàdigas vicine e lontane, buonasera e buon ascolto ovunque voi siate”. Nel film, Marilisa Piga e Nicoletta Nesler hanno raccolto e cucito insieme corpi, volti e voci di tante donne contemporanee che di figli non ne hanno voluto sapere e di conseguenza avere. A me, qui presente in veste di narratore, è toccato l’incarico di dare voce a tante donne che hanno svolto una parte rilevante e spesso decisiva nella Storia del mondo e dei mondi, compreso il parallelo mondo del Mito. Riguardo al Mito, recito come diceva Gaio Sallustio Crispo: “ Il Mito racconta cose mai accadute ma che esistono sempre”. Nel film Lunàdigas, compaiono cinque dei miei trentacinque Monologhi Impossibili: la Lilith, la Rosa Luxemburg, la Coco Chanel, la Barbie e la Lucy van Pelt. Se, grazie a un bell’incantesimo, le avessi potute intervistare, avrei ottenuto Interviste o Dialoghi Impossibili ma, avendo vestito i loro indumenti, panni e panneggi di tutte le epoche, me le sono ritrovate in forma di monologo. Del resto, essendo io arteologo, provo grande attrazione per la forma letteraria, teatrale e radiofonica del Monologo. In questi trentacinque monologhi impossibili ma non improbabili, mi sono sentito il monologhista delle dive, delle eroine, delle regine, delle sante, delle ninfe e di alcune divinità femminili del Pantheon greco-romano. Così, mi sono calato ed incarnato nei celebri panni di donne che si sono distinte per la loro forte personalità, per le loro idee e per le loro storiche, mitologiche e artistiche gesta. Sdoppiando, raddoppiando e moltiplicando la mia personalità ho dato voce a trentacinque diverse e famose donne. Qui, nonostante la pagina scritta, ci troviamo come alla Radio, dove tutto è Parola, dove tutto è Ascolto. Ognuna di queste donne portatrici di celebrità ma non di maternità, mi ha fatto suo e io l’ho fatta mia grazie al miracolo del monologo come forma di fantasia o come luogo dell’utopia. Eccole, in ordine di apparizione: la selvatica e lunatica Lillith – Gertrude Stein con la sua compagna Alice B. Toklas – Hélène Kuraghina, direttamente da Guerra e pace – Wilhelmina (Guglielmina) Shakespeare, l’alter ego femminile di William – Jeanne d’Arc, la pulzella vergine, santa e guerriera – DianArtemide, divinità greco-romana, vergine e cacciatrice – Ava Gardner, direttamente dal grande schermo e dalla grande piscina di Frank Sinatra – la Callas, tanto Maria quanto Medea – Pasolini, tanto Pier Paolo quanto Maria Medea – Ipazia di Alessandria, filosofa e scienziata massacrata dai monaci cristiani parabolani – la Monaca di Monza, nella doppia veste di Monaca realmente esistita e di Monaca trasposta nella finzione letteraria di Alessandro Manzoni – Rosa Luxemburg, profetessa della Lega Rivoluzionaria Spartachista – Lupa Capitolina, simbolo bronzeo di Roma Caput Mundi – Vittoria Colonna, poetessa proveniente direttamente dal Rinascimento Michelangiolesco – Siri, algoritmica badante vocale degli smartphone – Jane Austen, romanziera a tutto tondo ma non sposa e non madre – Coco Chanel alias Mademoiselle n°5 – Kore, statua greca arcaica – Adelasia di Torres, giudicessa, regina giunta direttamente dal Medioevo sardo – la scassata ma indomita Frida Kahlo, pittrice messicanista – Deborah e Josephine, due zitelle ex modelle tratte dalle copertine della rivista Burda – Eco, la Ninfa che non riuscì a sedurre Narciso – Barbie, la bambola superstar – Camille Claudel, una grande scultrice finita in manicomio per causa di Auguste Rodin – Pasca de Vaddis, banditessa sarda dei primi del Novecento – Cristina di Svezia, la regina interpretata da Greta Garbo – Dora Maar, la donna che piange fra le mani di Picasso – Friska, alias Francesca Alinovi storica dell’arte accoltellata per 47 volte dal suo fidanzato pittore – Caterina da Siena, monaca e corpo mistico separato dopo la morte in numerose reliquie – Marilyn Monroe alias Zelda Zonk – Dafne, Ninfa impossibile da acchiappare perfino per Apollo – Dorothy Parker, maestra di scrittura e di Martini cocktail – MinervAtena, divinità partenonica nata dalla coscia o dalla testa di Zeus – Greta Garbo, una Divina del grande schermo per il quale interpretò la stessa Regina Cristina – Lucy Van Pelt, profetica, lunatica e bisbetica ragazzina disegnata da Schulz. Sono tutte prime donne, tutte soubrette che sfilano in passerella, come fossero sulla ribalta di un gran varietà. Grazie a loro, sono entrato ed uscito dalla Storia. Insieme a loro, sono entrato ed uscito dal Mito. Ancora entro ed esco. In ogni caso, ognuno di questi monologhi è un personale femminile assolo, recitato tra realtà e finzione. Per quanto improbabili o impossibili, i monologhi si sono inverati in un tempo compreso tra il 2013 e il 2016, mentre Lunàdigas diventava prima web-doc interattivo e poi film vero e proprio. Impossibili monologhi di celebri donne riconfigurate letterariamente, come madri mancate all’appello della maternità. Corpi famosi che dietro di sé non hanno lasciato carne della loro carne, cuore del loro cuore e sangue del loro sangue. Ecco, siamo in onda… ON AIR, buon ascolto dunque, chiunque voi siate e che abbiate avuto o non avuto figli. Io, nel frattempo, me ne vado in Frigia ad incontrare la bella Niobe, figlia di Tantalo. Lei, con il suo sposo Anfione, aveva sfornato la bellezza di quattordici figli: sette atletici maschi e sette bellissime femmine. Tutte le figlie e tutti i figli erano stati sterminati da Apollo e Artemide, per incarico di Latona che si era sentita oltraggiata dalla superbia di Niobe. Questa volta, non entrerò nei suoi panni. Se lo facessi, quel sexual addicted di Zeus potrebbe risentirsi e trasformarmi in blocco di marmo, così come aveva fatto con Niobe. Mi piace dirla lunga facendola breve.
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