A chi giova questa riforma sulla legittima difesa? [di Cristina Ornano]
L’Hufpost.it 6 marzo 2019. IL BLOG. La riforma della legittima difesa è al centro dell’agenda politica e del dibattito pubblico, essendo prevista per oggi la votazione del testo alla Camera e l’invio al Senato per la lettura definitiva. A preparare sul piano mediatico e sul terreno della propaganda il ritorno alla Camera del testo di legge, dopo la sospensione, è stata della visita del ministro dell’Interno presso il carcere di Piacenza, dove si è recato per portare solidarietà ad imprenditore condannato in via definitiva per tentato omicidio. Sgombriamo subito il campo dalle inesattezze. La visita è stata motivata attraverso una falsa ricostruzione della vicenda in questione, evocando il tema della legittima difesa che, rispetto al caso, risulta totalmente estraneo. Come ha ricordato il Procuratore di Piacenza, infatti, la sentenza di appello ha chiarito che si è trattato di un tentativo di esecuzione per punire il ladro, sorpreso a rubare del gasolio da un escavatore. L’imprenditore, dopo averlo picchiato insieme a un suo dipendente, lo costrinse ad inginocchiarsi e a mettere le mani dietro la nuca. Immobilizzato l’uomo, dunque, gli sparò con un fucile a pompa. La legittima difesa, del resto, non è stata invocata come argomento nemmeno dalle difese degli imputati. Per questo, in molti abbiamo voluto sottolineare l’inopportunità del comportamento del ministro, perché solidarizzare con chi si è macchiato di un delitto così grave – come stabilito da sentenza definitiva, quale appunto è il tentato omicidio e questo in particolare per le efferate modalità della sua esecuzione – getta discredito sull’operato della magistratura. Inoltre, evocare la legittima difesa in un caso di questo tipo, rispetto a cui essa appare totalmente estranea, di fatto lancia un pericoloso messaggio sociale: un indiretto invito all’uso, anche illecito, della forza e delle armi per farsi giustizia autonomamente. Chiarito questo, torniamo al tema della riforma della legittima difesa. Si tratta di una proposta avversata dai magistrati e dagli avvocati, che suscita serissime perplessità sul piano della sua legittimità costituzionale e gravi preoccupazioni per i suoi effetti pratici e per la sua valenza simbolica. La riforma vuole modificare l’art. 52 del codice penale, riconoscendo sempre la sussistenza della proporzionalità fra offesa e difesa (attualmente deve essere dimostrata caso per caso). Si vuole ritenere proporzionata qualunque difesa, a prescindere dalla adeguatezza delle modalità e dei mezzi con cui essa sia attuata e indipendentemente dai beni giuridici in gioco. Questo rischia di far soccombere beni come la vita, la salute, l’incolumità personale che, nella scala dei valori costituzionali, sono tutelati al massimo grado, anche quando appartengono ad un soggetto che commette reato, rispetto ad altri come i beni patrimoniali che hanno rilevanza inferiore. Le cose non sono paragonabili alle persone. La vita non è paragonabile al patrimonio. Con questa legge vengono messe sullo stesso piano. La nuova legittima difesa, poi, al contrario di quanto vogliono far credere i suoi sostenitori, non eviterà indagini e processi, ma semplicemente li complicherà. In presenza di un qualunque fatto che potrebbe costituire un reato, l’avvio dell’indagine è e resterà doverosa, come la pronuncia e l’accertamento dei fatti da parte del giudice. Si comprendono le pesanti conseguenze che deriveranno anche da questa ambiguità. Sul piano culturale, la nuova legge porta con sé un frutto avvelenato: il messaggio che si vuol far passare, infatti, è la legittimazione della giustizia privata, della vendetta. Si impone l’idea che lo Stato e i suoi apparati preposti alla tutela delle persone e dei loro beni non siano in grado di garantire la sicurezza. Attualmente la legittima difesa è già prevista e disciplinata in modo equilibrato. I cittadini e la Giustizia non hanno quindi bisogno di una simile legge, che non semplifica, ma complica l’accertamento giudiziario che è e resta comunque insostituibile. A chi giova, allora? Alla convivenza civile, no di certo. Sicuramente, invece, a chi vuole soffiare sul fuoco della (in)sicurezza e della paura. *Magistrato e segretario nazionale di Area Democratica per la Giustizia
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Ite difesa? Roba da pazzi!