Per “Le Troiane”, Boeri porta la Carnia in Sicilia [di Lucia Pierro e Marco Scarpinato]
Il Giornale dell’Architettura. com15 Maggio 2019. Debutto di Stefano Boeri come scenografo al 55° Festival del Teatro Greco di Siracusa, con un omaggio ai boschi devastati dalla tempesta Vaia. SIRACUSA. Il 55° Festival del Teatro Greco è segnato dal debutto come scenografo dell’architetto e urbanista Stefano Boeri, progettista dell’allestimento de “Le Troiane” di Euripide con la regia di Muriel Mayette-Holz in programma dal 10 maggio al 23 giugno per la stagione 2019 delle rappresentazioni classiche organizzate dall’Istituto Nazionale del Dramma Antico. Con questa scelta, l’INDA conferma la volontà di far dialogare uno dei più suggestivi teatri classici con alcuni dei protagonisti dell’architettura contemporanea. Nel 2009 Massimiliano e Doriana Fuksas avevano, infatti, progettato la scenografia di “Medea” e de “L’Edipo a Colono” puntando su una “lama concava” in cui si specchiava ogni cosa, coinvolgendo il pubblico e invitandolo a riflettere. Nel 2012 era invece stata la volta di OMA*AMO/Rem Koolhaas che, nel concepire la scenografia delle tragedie “Prometeo” e “Le Baccanti” e della commedia “Gli Uccelli”, aveva puntato su tre essenziali elementi circolari in acciaio e legno – l’anello, la zattera e la macchina – adattabili alle esigenze sceniche delle tre rappresentazioni. Come sottolineato da Boeri, la scenografia de “Le Troiane” è più un progetto di paesaggio che una macchina teatrale. Con l’allestimento il progettista del “Bosco verticale” ha difatti scelto di realizzare un “Bosco morto” e, per questo, ha fatto trasferire a Siracusa 300 tronchi di abeti bianchi e rossi abbattuti dalla tempesta Vaia che, nell’ottobre 2018, devastò i boschi della Carnia, in Friuli Venezia Giulia. L’idea porta avanti il lavoro scientifico condotto dello stesso Boeri con Cecil Konijnendijk nell’organizzazione del World Forum on Urban Forest, promosso da FAO e organizzato dal Comune di Mantova, da SISEF e dal Politecnico di Milano. In quell’occasione fu difatti commissionata allo studio OpenFabric l’installazione “Fallen Forest” che, deponendo all’interno del chiostro di San Francesco i tronchi di scarto delle cartiere, realizzò un memoriale per i milioni di alberi abbattuti dalla tempesta. A Siracusa, invece, i fusti del “Bosco morto” concepito da Boeri si ergono come colonne contrapponendosi al bosco vivo di pini mediterranei e cipressi che, sul colle Temenite, fa da fondale naturale alla scena. Il colonnato di fusti porta in scena una natura devastata e devastante, volta a testimoniare che tutte le guerre portano distruzioni e che oggi, alle inutili lotte tra gli uomini, si aggiunge l’altrettanto inutile guerra che la specie umana sembra avere ingaggiato contro l’ambiente naturale. Nel bosco de “Le Troiane” si aggirano infatti le donne di Euripide: voci che testimoniano la follia della guerra scatenata dagli uomini. Quella narrata è una storia senza tempo poiché, come sottolineato dallo stesso Boeri «Euripide la scrisse durante le guerre del Peloponneso, quando Atene viveva qualcosa di simile alle donne troiane; Sartre ne fece una rilettura contemporanea durante la guerra di Algeria e oggi torna a dirci l’orrore della guerre come in Siria, ma anche le responsabilità di chi distrugge gli equilibri naturali». I fusti, alti 4,8 metri, sono stati montati su carrelli semoventi in modo da permettere, a sere alterne, il cambio scenico con l’Elena di Euripide diretta da Davide Livermore che, portando al centro del teatro un profondo tappeto d’acqua e una barca schiantata, ha scelto di dar voce alla tragedia dei migranti che dall’Africa provano a raggiungere le coste siciliane. Il lavoro da compiere per far rivivere i boschi della Carnia è ancora tanto poiché – secondo le stime della Direzione foreste del Ministero per le Politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo – la superficie più gravemente colpita dalla tempesta si estende per 41.000 ettari con 8,6 milioni di metri cubi di legname abbattuto e danni che ammontano a circa 923 milioni. Anche per questo l’amministrazione regionale del Friuli Venezia Giulia e il Consorzio Innova FVG, facendo viaggiare i tronchi fino alla Sicilia, hanno voluto lanciare un segnale di rinascita artistica e produttiva….. http://ilgiornaledellarchitettura.com/web/2019/05/15/per-le-troiane-boeri-porta-la-carnia-in-sicilia *Scrivono per «Il Giornale dell’Architettura» dal 2006. Lucia Pierro, dopo la laurea in Architettura all’Università di Palermo, consegue un master in Restauro architettonico e recupero edilizio, urbano e ambientale presso la Facoltà di Architettura RomaTre e un dottorato di ricerca in Conservazione dei beni architettonici al Politecnico di Milano. Marco Scarpinato è architetto laureato all’Università di Palermo, dove si è successivamente specializzato in Architettura dei giardini e progetto del paesaggio presso la Scuola triennale di architettura del paesaggio dell’UNIPA. Dal 2010 svolge attività di ricerca all’E.R. AMC dell’E.D. SIA a Tunisi. Vive e lavora tra Palermo e Amsterdam. Nel 1998 Marco Scarpinato e Lucia Pierro fondano AutonomeForme | Architettura con l’obiettivo di definire nuove strategie urbane basando l’attività progettuale sulla relazione tra architettura e paesaggio e la collaborazione interdisciplinare. Il team interviene a piccola e grande scala, curando tra gli altri progetti di waterfront, aree industriali dismesse e nuove centralità urbane e ottenendo riconoscimenti in premi e concorsi di progettazione internazionali. Hanno collaborato con Herman Hertzberger, Grafton Architects, Henning Larsen Architects e Next Architect. Nel 2013 vincono la medaglia d’oro del premio Holcim Europe con il progetto di riqualificazione di Saline Joniche che s’inserisce nel progetto “Paesaggi resilienti” che AutonomeForme sviluppa dal 2000 dedicandosi ai temi della sostenibilità e al riutilizzo delle aree industriali dismesse con ulteriori progetti a Napoli, Catania, Messina e Palermo. Parallelamente all’attività professionale il gruppo sviluppa il progetto di ricerca “Avvistamenti | Creatività contemporanea” e cura l’attività di pubblicistica attraverso Plurima.
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