La cultura e la violenza sulle donne [di Maria Antonietta Mongiu]

L’Unione Sarda 24 novembre 2021. La città in pillole. C’è qualche filo rosso tra l’odierna testimonianza di Alessandro Lai, nel ciclo dei Dialoghi di Archeologia Architettura Arte Paesaggio, nella Basilica di Saturnino, su quanto la creatività penetri i muri dei musei e vi trovi nutrimento e la giornata contro la violenza sulle donne?

C’è un nesso di causa ed effetto. Non una fortuita coincidenza.  Fondata sulla Costituzione la prima e la seconda sul suo disconoscimento. Solo accrescendo il livello culturale e riscostruendo comunità educante si rimuovono, infatti, condizioni ostative e stereotipie, comprese quelle di genere. Plateali in molte odierne iniziative e nelle tante future, in cui uomini, di generazioni e orientamenti politici diversi, continuano a prospettare il futuro di chi e/o su chi non gli ha dato mandato.

Come si può rispondere a questo “maschile”, il cui agito invera l’evidente fragilità di chi ha rinunciato al “femminile”, da spettro assurto a metalinguaggio, che oltrepassa il genere? Perché persistere nel farsi sempre “branco”, apparentemente innocuo, impegnato ad abitare tutt’altri luoghi da quelli del confronto, aperto e plurale? Luoghi che, talvolta, coincidono con alcuni, nel passato vocati ad inaccessibili riti ancestrali, trasformatisi, spesso, in sottospecie abigeatarie.

Come si può ovviare a chi, involontariamente e inconsapevolmente, rischia di essere “abigeatario” della Costituzione perché, comunque e sempre, ne disconosce l’art. 3? Vero è che persino lo Stato è stato, per settanta anni, inadempiente, nello stesso articolo, verso la Sardegna. Sempre e comunque, grazie ad una politica, misogina e patriarcale, che, anche nei casi migliori, si è persa in geremiadi, capitalizzando il sottosviluppo.

Perché “pari opportunità” non sia il latinorum di manzoniana memoria, tutti noi, a partire dai politici, abbiamo bisogno di un plus di cultura e di comunità. Ecco perché c’è urgenza e necessità di pratiche educative che riguardino, in prima istanza, i decisori. Come, altrimenti, si possono, concretamente, interpellare le mille declinazioni delle “pari opportunità” ed agirle? Come elaborare pensiero e azione che riconoscano l’altro da noi, che non sono solo le donne?

Per chi si occupa del patrimonio culturale, memoria collettiva da tutelare nella sua integrità, come dice l’art. 9 della Costituzione, e della sua funzione educativa, è obbligo riaffermare la centralità di luoghi e temi della storia. Sono generativi di senso. Perso il quale, ogni violenza è possibile. In primis, contro le donne.

One Comment

  1. Mario Puddu

    «violenza contro le donne»… Cale? Cudha de sos corpos de fuste e corpos de balla, de sas lepas, de sos isparos, de s’àcidu muriàticu (o ite àteru fit) betadu in cara, de su fogu, de s’aprofitamentu sessuale?
    Proite sos guvernos mascrinos, dae sas ditaturas a sas ‘demogratzias’ ite àteru sunt?
    E in s’ocasione de s’eletzione de sa presidéntzia de sa Repúbblica italiana ite pessamus chi at a fàghere unu Parlamentu mascrinu (e azunta de Cossizeris e presidentes de assembleas regionales mascrinas) si no ancora violéntzia (chentza àcidu muriàticu e ne corpos de balla)? Li podimus nàrrere gherra etotu (violéntzia ‘civile’).
    E mancari sas féminas, incantadas a maschilismu pessant de cambiare setzindhe in sa ‘carrotza’ maschilista.

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