Mafia Capitale [di Amoretto Machera]
Questa potrebbe essere la radiografia più perfetta dell’amministrazione comunale della nostra capitale: passare sopra tutte le porcherie possibili ed immaginabili pur d’intascare mazzette e fabbricarsi case e ville. Non è semplice: occorre una buona pistola! No, non la Berretta: quella fa soltanto rumore e non combina niente! La pistola di cui parliamo è quella meccanica che serve per ingrassare, ungere adeguatamente le ruote nella giusta misura, come spiega un’intercettazione dei ROS. “…poi c’è quello che me passa li rapporti der comune…millecinque; un altro: sette e cinquanta; un assessore: diecimila…ar mese”. L’untore (non quello del Manzoni, ci mancherebbe!) è il dottor Salvatore Buzzi ex inquilino di Rebibbia dove era stato rinchiuso per aver sferrato 37 coltellate al suo malavitoso socio Giovanni Gargano che incassava, onestamente, gli assegni che il venticinquenne Buzzi, impiegato bancario, rubava e gli girava. Il complice lo ricatta, vuole più soldi e minaccia di spifferare tutto ai superiori, ma Buzzi gli cuce la bocca con il coltello e finisce in carcere. Per 14 anni e 8 mesi avrebbe dovuto vedere il sole a scacchi ma il Quirinale è stato clemente, almeno con lui. In carcere s’istruisce: studia lettere. Lui sa che per fregare la gente bisogna essere colti! Ce la mette tutta: ogni esame 30 punti. In carcere non accumula soltanto sapere, ma contatti e amicizie. Il lupo si maschera d’agnello. Su modello fascista concepisce il piano d’azione: promette, verbalmente, di dare pane e lavoro ad ex detenuti reintegrandoli nella società produttiva. Nel 1984 il detenuto Buzzi organizza nel carcere di Rebibbia una riunione alla quale prendono parte Giulio Vassalli presidente della commissione giustiziaria del senato, Ugo Vetere, Aldo Bozzi e Giovanni Gallone. In presenza del rappresentante della Caritas Luigi De Liegro e Laura Lombardo Radice moglie di Pietro Ingrao nasce la Cooperativa 29 giugno. Oscar Luigi Scalfaro fa ingresso al colle e con atto di clemenza mette in libertà l’ormai dottor Salvatore Buzzi che da assassino delinquente si trasforma con l’aiuto di Massimo Carminati in imprenditore rispettatissimo. Il boss della Magliana è persona riservata, non si mette in mostra, né ostenta ricchezza; fa affari: compra terreni e ville che intesta a parenti ed amici. Le elezioni comunali I milioni sono stati investiti: 20 milioni non si possono occultare dentro il cuscino o sotto il materasso, maggiormente se composti di banconote da 50 € correnti in Italia. Bisogna aggiungere che circolano anche biglietti da 300 € di fabbricazione napoletana. Poi dicono che gli italiani non hanno più fantasia. Certo, quelli non erano riportati nel libro paghe straordinarie delle cooperative rosse! La cupola è finita sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti e della Guardia di finanza che ha scoperchiato la scatola di Pandora. Gli spiriti maligni sono saliti verso l’alto e per ora hanno coinvolto anche l’ex sindaco Alemanno. Secondo le intercettazioni dei carabinieri di alcune telefonate tra Luca Odivaine della commissione per i rifugiati che parla al telefono con Mario Schiena e Sandro Coltellacci responsabile di un campo rom, Gianni Alemanno avrebbe avuto una discussione per i soldi con una personalità non identificata. “Ha fatto quattro valigie, lui cor figlio, e co le valigie piene de sordi so annati in Argentina. Se so portate le valigie piene de contanti. Ma te sembra normale che un sindaco …”. Gli intercultori rispondono che lo hanno saputo. “È passato dar varco riservato”. Ossia quello riservato ai diplomatici. Per questo le valigie dell’ex sindaco non sarebbero state controllate. Quanto sia attendibile la telefonata è ancora da verificare. L’ex sindaco non nega di aver festeggiato con la famiglia e un gruppo d’amici il Capodanno in Argentina. Nelle quattro valigie, secondo Alemanno, c’erano indumenti pesanti giacché aveva intenzione di visitare i ghiacciai della Patagonia e magari fotografare i pinguini.? Alemanno sostiene che la sindacatura non è stata redditizia, anzi gli è costata una casa e mezza. Secondo lui, per finanziare la campagna elettorale, naufragata, è stato costretto a vendere un immobile ed ipotecarne un altro. Gli assegni di 20.000 e 10.000 € il dottor Buzzi li aveva firmati ad Ignazio Marino quale offerta volontaria per la campagna elettorale. Il nuovo sindaco per ringraziare il generoso donatore aveva regalato alla cooperativa 29 giugno un edificio pubblico: 1.000 metri quadri di fabbricato e tremila di terreni. Insomma: una mano lava l’altra. Nulla d’eccezionale. Marino in un’intervista di Rete 4 affermava di non sapere chi fosse il dottor Buzzi e faceva uno strano paragone:”Lei è un giornalista onesto che mi regala 5.000 € per la campagna elettorale. Come faccio a sapere che fra qualche anno diventa una persona disonesta?”. La differenza sta nel fatto, caro signor sindaco, che il Buzzi da truffatore era diventato criminale e da criminale truffatore e finanziatore di partiti in grande stile. “Del PC ne ho tre”. Comunica Buzzi a Carminati, il quale risponde: “Stamo compranno mezza prefettura”. C’è del marcio, dice alla Repubblica Roberto Morassut ex assessore di Veltroni, che le primarie sono state tutte pilotate. A votare vanno gli immigrati guidati da cacicchi locali e pagati un tanto a voto. Gli spiriti usciti dalla scatola di Pandora salgono verso l’alto e mettono il comune a rischio di scioglimento. Secondo gli inquirenti pare che vi sia un tariffario, un LIBRO NERO dove Buzzi annotava ogni cosa: chi, come e quanto percepiva il consigliere, l’assessore, il dignitario. Le cose sono andate di traverso anche a loro: ”Se vinceva Alemanno ce li avevamo tutti comprati. E mo vedemo Marino, poi ce pigliamo e misure tramite Luigi Neri”, dice al telefono Carminati a Buzzi. E parlando di Mattia Stella capo segreteria di Marino, il Buzzi suggerisce: ”Dobbiamo valorizzarlo e legarlo più a noi”. Al Campidoglio hanno acceso i fuochi e cosparsi gli incensi per affumicare gli altari e placare l’ira degli dei. Tremano, un po’ tutti. Tanti avevano rapporti con il dottor Buzzi: uomo potentissimo, capo delle Coop. Basterebbe una sua telefonatina, vera o falsa, per finire in manette.
|