La nostra memoria ritrovata nelle opere senza tempo [di Maria Antonietta Mongiu]
L’Unione Sarda 4 ottobre2015. C’è almeno una bella notizia nei giorni in cui l’incuria dei territori produce devastazioni nel territorio. In questi giorni resi tristi dall’incuria nella gestione del territorio allarga il cuore la notizia che non ci sono vittime nei luoghi devastati dall’acqua che ha memoria e cerca il suo alveo. Rallegra di conseguenza, passata la tempesta, apprendere che il 97% dei cittadini che hanno risposto al questionario dell’Unione Sarda vorrebbero la proroga della mostra “La memoria ritrovata. L’Arma e lo scrigno dei tesori recuperati” allestita nella Cittadella dei Musei, che chiude il 15 ottobre. Significa che c’è speranza che ci si ravveda dagli errori contro la terra, il paesaggio, la bellezza. Devono essere un capitolo chiuso le cementificazioni sconsiderate; la sciatteria nella cura della ragnatela dei rii un tempo termometro della salute della terra e oggi fonte di angoscia; il parossistico consumo del suolo con finte rinnovabili per un’energia che non serve. Oggi 4 ottobre è il giorno di san Francesco il cui inno alla terra è diventato il titolo dell’Enciclica Laudato si’ , forse il testo contemporaneo che inciderà di più nei secoli a venire. Per questo deve diventare il breviario quotidiano senza deroghe per nessuno e ben per questo mai sarà sufficiente la dose di bellezza che ci dobbiamo somministrare riconoscendo quale scrigno naturale della stessa il paesaggio e il museo come luogo che ne conserva gli emblemi più prestigiosi. La mostra visitabile nel suggestivo “Spazio San Pancrazio” nella Cittadella dei Musei ne ha un bel campionario. Si tratta di capolavori violati e sottratti da musei e chiese e recuperati perché restituissero quella gioia senza la quale la vita è faticosa e triste. Il luogo è tra i più stratificati e suggestivi della città e riassume come pochi lo spirito delle città del Mediterraneo descritto da Fernand Braudel in “Il Mediterraneo all’epoca di Filippo II”: l’intensità e dimensione del tempo e della storia si colgono in alcuni luoghi più che in altri. Nella Cittadella dei musei infatti si avverte quell’intreccio tra sostrato, dialettica tra uomo e ambiente che nella prospettiva registra pochi movimenti, variazioni sociali il cui rumore è più rilevante e la dinamicità della superficie che è l’Oggi. Il luogo già insediamento romano, struttura militare pisana e spagnola, Regio Arsenale piemontese, ora cittadella di musei e studenti, sia definitivamente spazio collettivo. |