Ago e filo [di Giorgia Satta]

immigrato

E se ti dà fastidio 
l’urlo della mia fame
e quello del mio dolore,
se non sopporti
neanche le parole
che avrei da dire
e il canto d’addio
cantato prima di partire
e se anche il mio respiro 
è di peso
a te che hai preso tutto,
dicendo che era tuo
decidendo i confini
di chi non deve avere
neanche l’acqua da bere
a te che appendi al collo
l’oro che mi hai rubato
io non dirò più niente
ti mostrerò muta 
la mia bocca
la guarderai
cucita con ago e filo
e ora dormi tranquillo
se puoi.

*Nata a Sassari, vive a Castelguelfo di Bologna.

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