Prontuario per invasioni legittime [di Nicolò Migheli]

Combat_dans_la_gorge_de_Malakoff,_le_8_septembre_1855_(par_Adolphe_Yvon)

“«Ovunque si innalzi, la nostra bandiera non dovrà essere ammainata mai più»Pare avesse decretato lo zar Nicola; e suo figlio Alessandro II non aveva ragione di pensarla diversamente. Coloro che prestavano servizio alle frontiere asiatiche della Russia non tardarono a trarne chiare deduzioni. Prima innalzare l’aquila a due teste, poi chiederne il permesso. Chi agiva così, di rado o mai veniva sconfessato. Questo atteggiamento di Pietroburgo, pronto a chiudere un occhio su simili espropriazioni, coincise con l’avvento di una nuova e aggressiva schiatta di ufficiali di frontiera. I quali – e non c’è da stupirsi data la loro sconfitta del loro paese nella guerra di Crimea – erano tutti anglofobi dal primo all’ultimo” Così scrive Peter Hopkirk nel suo Il Grande Gioco edito da Adelphi.

Con la crisi ucraina e l’occupazione della Crimea, torna in auge la politica di potenza ottocentesca, lo sottolineava Barbara Spinelli in disaccordo con chi invece pensa che sia un ritorno alla guerra fredda. Non più lotta tra comunismo e capitalismo, ma semplicemente tra potenze e aree di influenza. Dopo la caduta dell’Urss, sino al 2008- l’anno dell’inizio della crisi economica globale- il mondo è stato dominato dagli Usa, unica superpotenza in grado di imporre il proprio volere su scala internazionale.

Oggi non è più così. Ogni Grande Gioco, ha bisogno di più attori e di questi tempi: Usa, Russia, Cina ed India hanno ruolo comprimario. L’Europa si manifesta per quel che è: una espressione geografica. Inghilterra e Francia hanno ancora aspirazioni globali, Germania ed Italia un ruolo sempre più ancillare determinato dalla contraddizione tra la fedeltà atlantica da una parte, e dagli interscambi con Russia, Cina ed India dall’altra. Il clima che si è determinato, potrebbe invitare molte potenze ad allargare le proprie frontiere o ad intervenire in altri paesi per cambiare gli equilibri politici per avere governi favorevoli ai propri interessi.

Questo però non è concesso a tutti, solo a determinate condizioni:

  1. fare parte del Consiglio di sicurezza dell’Onu come membro permanente, avere quindi il diritto di veto;
  2. essere convinti, come sosteneva Vladimir I. Lenin, che la politica estera è l’espansione di quella interna e che le politiche aggressive sono una ottima arma di distrazione dalle contraddizioni interne;
  3. essere una potenza atomica. Chi ha la bomba non potrà essere attaccato, si rischia la guerra nucleare;
  4. esenti da ogni ispezione o richiesta di disarmo perché si fa parte del club nucleare;
  5. Avere un forte complesso militare -industriale insensibile ad eventuali sanzioni internazionali;
  6. Dichiarare che si vuole deporre un dittatore, oppure che il regime da abbattere è: comunista, islamico estremista, terrorista, nazione fallita, nazista, che opprime i diritti umani. La scelta della definizione è data dall’orientamento ideologico del paese invasore;
  7. Affermare che nel paese da soggiogare esiste una minoranza oppressa di connazionali, che le frontiere sono illegittime;
  8. Godere una solida ideologia nazionale, fondata sulla libertà per alcuni, sulla legittimità delle aree di influenza come la dottrina Monroe, la missione civilizzatrice tipo “fardello dell’uomo bianco”  o destini metafisici nazionali dati da filosofi- mistici come Pavel Florenskj, Vladimir Solov’ev, per altri.
  9. Agire affinché  il parlamento regionale del territorio interessato, indica un referendum di annessione al paese occupante sotto la minaccia di uomini mascherati ed armati riconducibili solo indirettamente all’invasore;
  10. Essere consapevoli che i rivali non interverranno militarmente perché impossibilitati dall’ampio interscambio economico con il paese invasore e perché quest’ultimo, dotato di armi nucleari, si farà forte del ricatto e non cederà.

Questo è il tempo che ci è toccato di vivere, con buona pace delle organizzazioni internazionali e i sogni di disarmo. Così è anche se non ci pare.

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