L’uomo come…… capitale umano! [di Gavino Dettori]

scuola

Sarebbe una considerazione normale per il progresso, quale presupposto per lo sviluppo dell’umanità. La conoscenza diffusa, la consapevolezza di ogni individuo di poter contribuire alla pari con gli altri, alla crescita e allo sviluppo della società in cui vive, il sentirsi coprotagonista di un progetto di vita, sprigionerebbe energie e creatività inaspettate in ogni cittadino. Ma ohimè , il sistema di governo del mondo, politico ed economico, non sembra privilegiare la crescita collettiva, intellettiva e umana dell’individuo.

Tutto basato sulla legge del massimo profitto con il minimo dispendio di investimenti, anche l’intelligenza umana viene quantitativamente misurata e sviluppata in termini strettamente necessari a garantire lo sviluppo economico ed i profitti delle classi dominanti in quel momento e contesto, garantendo la concentrazione del benessere nelle mani di pochi, e contenendo il benessere generale tale da controllarne la moderata godibilità; in ogni caso tutto funzionale al mercato e all’accumulazione del capitale economico-finanziario. Diversamente non si spiegherebbe come parte della quantità di risorse prodotte, pur sufficienti a soddisfare le esigenze dell’umanità, non sono distribuite, ma distrutte per non compromettere la concorrenza e abbassare i prezzi del mercato.
Così son funzionali al sistema non un’intelligenza diffusa, ma poche intelligenze scelte e controllate, funzionali al sistema in quel momento, fino a quando la risorsa da sfruttare non sarà esaurita o non più di convenienza economica…….Ho detto, inutilmente, un sacco di cose ovvie, ma tant’è : ogni giorno andiamo dicendoci cose già dette sia per darci conforto che la strada da perseguire, e a cui crediamo, sia quella della crescita umana, in primis , e della crescita economica poi……Non so se possiamo dire che: se non ci fossero ignoranti, saremo più istruiti tutti, ed anche più intelligenti e creativi; come anche, dico io, se non ci fossero poveri saremo tutti ricchi. Una tautologia, un’utopia! Ma l’utopia ci guida nella speranza, e così speriamo di migliorare, e ci impegniamo per questo.
Così anche Luigi Berlinguer non dispera e propone ulteriori riflessioni sul miglioramento della struttura scolastica. Lui che oltreché docente, è politico ed è stato ministro della Pubblica Istruzione, si sente quest’impegno appiccicato addosso, benché, con tutte le sue buone intenzioni, da ministro non abbia sortito le attese sperate, e la reazione lo abbia criticato con appellativi poco lusinghieri, confondendo, distorcendo e distruggendo un progetto che poteva ancora essere migliorato.
Al di là del “progetto impalcatura” della scuola, che deve costituire il supporto necessario delle operazioni che devono esplicarsi nel “fare scuola” ogni giorno, è proprio su quest’aspetto che si è imperniato il maggior dibattito, sollecitato anche dallo stesso Berlinguer: PARTIRE DAL BASSO, perché nel mentre che si attende il divenire…… non si precipiti ulteriormente in un baratro con risalita irreversibile.
Questo può essere purtroppo una realtà in un mondo globalizzato, dove i paesi più arretrati stanno risalendo, seppur per effetto dello sfruttamento della risorsa materiale umana, quale la forza lavoro a poco prezzo. I paesi, come il nostro, ormai si sa, potremo concorrere soltanto spingendo sulla ricerca scientifica e sulla tecnologia……ambiti dove l’Italia sta invece arretrando, riducendo i finanziamenti. Nel mentre la nostra scuola è proprio allo sbando: un corpo docente demotivato, svilito sia nel suo riconoscimento sociale ed economico, che nella carenza di strumenti necessari alla didattica,……. Le motivazioni di apprendimento dei giovani,…. e studenti sono nulle, pochi i progetti di originali sperimentazioni didattiche tali da incidere nel sistema sociale come una volta, ormai disperso….. e per il sussistere in contemporanea dei sistemi di informazione che contribuiscono a diluire e banalizzare la conoscenza.

Sebbene la nostra scuola sia stata sostenuta in vita dal corpo docente che, svolgendo una funzione singolare nel seno della società, non può sfuggire all’impegno che è anche di educatore ed in quanto tale anche maestro, questi non potrà vedere riconosciuto il proprio lavoro, se continua a lavorare isolatamente ( in una scuola di massa), seppur con meritevoli iniziative e proprie profonde conoscenze della materia. Bisognerà certamente inventarsi nuovi metodi didattici, forse anche nuovi modelli strutturali e funzionali del fabbricato scuola, ma in primis, dopo la necessaria competenza e conoscenza del docente, è indispensabile anche il coordinamento dei docenti, con progetti a livello d’istituto e anche con il coordinamento fattuale e concreto del Consiglio di classe.
Io credo che il “Consiglio di classe” sia la cellula base che, se ben programmata, possa permettere il coinvolgimento della classe, motivando lo studente nell’approccio alla conoscenza. Il progetto di ogni materia, deve armonizzarsi con il progetto generale, da portare a compimento unitariamente, e da verificare in varie fasi nel corso dell’anno. Nessun docente può sfuggire all’adempimento del proprio impegno, salvo mandare a monte tutto il progetto ed il lavoro degli altri docenti. Questo lavoro motiva ulteriormente il singolo docente, per la riuscita di un lavoro collettivo, e la cui negligenza sarebbe vistosa e avvilente per essere sottoposta al giudizio degli altri docenti.

Purtroppo oggi i Consigli di classe sono completamente svuotati delle loro funzioni, sebbene le contengano. Per questo bisogna rendere le norme più rigorose e cogenti nella loro applicazione. La buona valutazione del rendimento della classe, costituisce anche il buon giudizio del corpo docente. Iniziamo dal basso, con uno strumento che già abbiamo ma che bisogna rendere fattivo con l’impegno serio dei docenti, che solo così possono oggi riscattare la loro professionalità, sempre più scaduta, per contribuire a risollevare le sorti della scuola, motivo e orgoglio del lavoro di ogni rispettabile maestro.

Seppelliamo, nella scuola, il moto : chi meno si impegna avrà meno riconoscimento economico. Seppelliamo questa rincorsa all’incentivo per il merito: nella scuola non ci deve essere un docente che non sia meritevole, perché non manipola oggetti che possono essere riparati o ricostruiti se vengono male. Nelle mani del maestro, che insegna l’apprendimento con il gioco e la manipolazione, nelle mani del docente c’è la responsabilità della formazione dell’uomo, di quell’uomo che vorremo a sua volta costruttore del suo avvenire in armonia con gli altri…..

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