Referendum trivelle: 13 milioni di sì. Mancato raggiungimento del quorum ma risultato significativo [di Daniele Meregalli]

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Al Referendum del 17 Aprile non è stato raggiunto il quorum necessario e quindi il voto espresso domenica è nullo. Sarà però difficile ignorare il fatto che 15 milioni di italiani sono andati a votare e che l’86% (oltre 13.500.000!) ha votato SÍ.  Così come non si potrà ignorare il dibattito che c’è stato in questi ultimi due mesi nel Paese. Un dibattito approfondito, anche se spesso andato oltre i termini stessi posti dal quesito e su cui si è innestata una polemica politica che non ha certo aiutato la riflessione.

Riprendiamo e rilanciamo qui due aspetti emersi, che ci sembrano oggi ancora più forti di prima e su cui continueremo a mantenere alta l’attenzione:

  • la mancanza di una vera strategia energetica per l’Italia. In tanti – a favore o contrari al quesito – lo hanno sottolineato assieme al FAI, che da ben prima del Referendum la invoca. Senza valide linee strategiche di medio-lungo periodo nel settore energetico, non riusciremo a gestire adeguatamente la transizione energetica dai fossili alle energie pulite degli anni futuri. Oggi la posizione energetica italiana è confusa e inadeguata alle grandi sfide, che il nostro Governo ha fatto proprie aderendo alla Conferenza sui Cambiamenti Climatici di Parigi del 2015. Il FAI continuerà a chiedere un nuovo Piano Energetico Nazionale, convinto che questo documento servirà soprattutto alle imprese, che dovranno fare investimenti in un quadro di regole certe.
  • La seconda riflessione è strettamente connessa alle concessioni per l’estrazione di idrocarburi all’interno delle 12 miglia. Lo sfruttamento “a vita” dei giacimenti non è allineato con la libera concorrenza, richiesta dalla norma europea per garantire allo Stato il più efficace sfruttamento della risorsa. Su questo aspetto non abbiamo ancora sentito una risposta convincente da parte del Governo.

*Responsabile Ufficio Ambiente FAI

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