Si legge Rossi, si pronuncia Renzi [di Paolo Baldeschi]
Eddyburg.it 21 Aprile 2016. Il 16 aprile, un episodio apparentemente marginale ha segnato simbolicamente la fine della primavera toscana, quella prospettiva balenata durante l’assessorato Marson di una politica che facesse di ambiente, paesaggio e territorio ingredienti di uno sviluppo innovativo e durevole. L’episodio: la Regione Toscana, pure con difficoltà ed esitazioni, aveva finanziato in base a una propria legge un “processo partecipativo” sul progetto del nuovo aeroporto di Firenze. Ma in occasione della giornata conclusiva, ha negato il salone delle feste di palazzo Bastogi – sede della giunta regionale – per “intoppi burocratici” obbligando i 300 partecipanti a ridursi a 60, quanti ne poteva ospitare la sala di un hotel prenotata all’ultimo momento. Un segnale di indifferenza, se non di astio, che si aggiunge al fatto che nelle quattro giornate del processo partecipativo non solo i proponenti del progetto – Toscana Aeroporti e Enac – sono stati sempre assenti con l’altezzosa giustificazione che loro avevano già fatto la (loro) informazione; ma ancora più grave è che totalmente assente sia stata la Regione Toscana: assente il Presidente Rossi, assente l’Assessore al territorio, assenti i consiglieri di maggioranza. Un’ostenta mancanza di ascolto nei riguardi dei cittadini che vi hanno attivamente preso parte, ben informati ed agguerriti, e dei tre Sindaci promotori. Stupisce, in proposito, la disattenzione di Enrico Rossi: da politico navigato avrebbe dovuto capire l’opportunità di essere presente, affrontare il dissenso e sostenere le proprie ragioni, differenziandosi da Carrai e Riggio. Questo episodio, marginale ma significativo, è il suggello di una gara crescente tra Renzi e Rossi a chi è più bravo nel facilitare opere inutili e dannose. Basta ricordare due ultimi episodi. Il 25 marzo Renzi, accompagnato da alcuni suoi fidi e ignorando Rossi, ha convocato in segreto a Palazzo Vecchio il Sindaco Nardella e alcuni assessori per sancire che l’aeroporto dell’amico Carrai si doveva fare e altrettanto (ultima improvvisazione) una nuova linea della tranvia sotto il centro storico di Firenze. E poiché due tunnel nel sottosuolo fiorentino, la tranvia oltre la Tav, forse sarebbero stati troppi, quest’ultima poteva attendere. Pochi giorni dopo, simmetricamente, il Presidente Rossi si è precipitato a Roma, è intervenuto nel procedimento Via in corso sul nuovo aeroporto e annunciato che entro un mese la Commissione Via (che ancora deve pronunciarsi con votazione, in seduta plenaria) avrebbe dato parere favorevole con prescrizioni al progetto esecutivo: esattamente ciò che fin dall’inizio hanno sostenuto e preteso i proponenti del progetto. Infine, per rassicurare i cittadini, Rossi si è proposto come presidente di un costituendo Osservatorio, che ripentendo la tragica esperienza del Mugello, niente conterà e niente farà: un’autentica presa in giro. Ha aggiunto Rossi che si sarebbe fatto il sottoattraversamento dell’alta velocità, fortemente voluto dalle cooperative rosse, e che le terre di scavo sarebbero state declassate da rifiuti a materiali riutilizzabili. Dimenticandosi che solo qualche mese fa Raffaele Cantone aveva ribadito di fronte al Consiglio regionale quanto già era scritto nella sua relazione del 4 agosto 2015: che erano mancati gli adeguati controlli da parte degli enti pubblici preposti e che le “criticità emerse dalle indagini della Procura non potevano ritenersi del tutto superate”. Tra queste, “i permessi scaduti, i vertici delle società arrestati, chi per corruzione chi per associazione a delinquere, chi per abuso d’ufficio, chi per tutti e tre i reati e per altri ancora” e che “i comportamenti dei soggetti preposti all’esecuzione sono finalizzati a conseguire maggiori utili a discapito di una minore qualità dell’opera”. La diretta streaming dell’audizione di Cantone è stata negata, la maggioranza ha glissato, i giornali hanno dato scarne notizie per tacere subito dopo, mentre sono acritici quando si tratta di diffondere autentiche balle tra cui spiccano le notizie che l’aeroporto sarà inaugurato nel 2018 e che i lavori di rifacimento dell’intero assetto territoriale della piana fiorentina costeranno (solo) 150 milioni. Soldi pubblici nelle intenzioni di Renzi, che perciò aveva spinto su Firenze come sede del prossimo G7 per giustificare con l’eccezionalità dell’evento i finanziamenti statali all’aeroporto, non altrimenti concedibili per normativa europea. Dirottata altrove la sede del G7, la classe dirigente fiorentina ha emesso alti lamenti, dichiarando tra l’altro che l’evento “avrebbe dato visibilità” a Firenze… finora, come si sa, ignota al mondo. Una piccola perla che testimonia o la dabbenaggine di chi la dice o il fatto che egli creda di parlare a un esercito di mentecatti, ma riportata senza battere ciglio dalla stampa locale. In sintesi, Renzi e Rossi si comportano in modo simmetrico. Intromissioni in questioni e procedure che devono essere lasciate alle istituzioni rappresentative e agli organi competenti, indebite pressioni, violazione di norme e procedure; cui si possono aggiungere, nella sostanza, l’idea dei cittadini come massa inerte e l’attiva acquiescenza agli interessi del cemento e della finanza. Qualcuno dovrebbe spiegare a Rossi che l’alternativa a Renzi si fa sul terreno dei valori, sull’ascolto dei cittadini, sulla valorizzazione dei contributi dei cosiddetti “corpi intermedi”: In una parola su un’effettiva democrazia. Se Rossi vuole battere Renzi facendo a chi è il più Renzi dei due, la sua partita è persa. Purtroppo anche quella della Toscana e non solo.
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