Jeeg Robot e dintorni [di Franco Masala]
Finalmente un film italiano dove non ci sono né Margherita Buy né Silvio Orlando che ripropongono i consueti ruoli della sfigata e del bruttino simpatico. C’è, invece, un imbolsito Claudio Santamaria, piccolo balordo di borgata, che inaspettatamente acquista la forza di Jeeg Robot, diventando invincibile. Ma c’è anche una difficile e tenera storia di affetti con una giovane bislacca, e ancora una serie di brutti, sporchi e cattivi che danno vita al film dell’esordiente Gabriele Mainetti “Lo chiamavano Jeeg Robot”. Chi è cresciuto con la tv dei ragazzi del mago Zurlì ha qualche difficoltà in più a cogliere i riferimenti ai cartoons, soprattutto giapponesi, che hanno accompagnato l’infanzia delle successive generazioni ma non manca di apprezzare una sceneggiatura che mescola realtà sordide con scene surreali senza un abuso particolare di effetti speciali che risultano così del tutto credibili. Ciò che viene sottolineato dall’abbigliamento del protagonista che indossa un semplice passamontagna da delinquentello qualsiasi anziché il rutilante costume dei manga. Forse il ritmo della seconda parte ha qualche momento di stanchezza prima di raggiungere un finale plausibile, ma la storia scorre comunque, alternando sequenze neo pulp a momenti più distesi fino all’incalzante scena conclusiva con la spettacolare veduta di Roma dall’alto, simmetrica a quella iniziale. Una lode collettiva a tutto il cast di attori perfettamente centrati con particolare riferimento a Santamaria, ottimamente coadiuvato da Ilenia Pastorelli, Luca Marinelli, e Antonia Truppo, tutti vincitori del David di Donatello non per caso. È decisamente centrata anche l’ambientazione squallida e cadente per gran parte del film che ci proietta in una qualunque sordida periferia, sede di un sottobosco dove ciascuno tenta di prevalere, incurante degli altri. Considerato poi che il budget a disposizione degli artefici del film è stato assolutamente ridotto, si può affermare che sono le idee vincenti ad andare avanti comunque e ad essere giustamente premiate da pubblico e critica. Così che i complessivi 7 premi David ottenuti dal film di Mainetti risultano pienamente meritati. *Foto di Emanuela Scarpa © |