Cederna e il territorio svenduto [di Maria Antonietta Mongiu]

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L‘Unione Sarda 11/05/2016. La città in pillole. Socio di Italia Nostra, negli anni Settanta scrisse sulla Sardegna. Quest’anno cade il ventennale della morte di Antonio Cederna. Chi era? Cederna è centrale nell’autobiografia di Giulia Maria Crespi, fondatrice nel 1975 del FAI con Renato Bazzoni. Punta avanzata del Corriere della sera, nel periodo in cui ne fu proprietaria, gli restituisce quel ruolo che oggi lo colloca tra le figure decisive del dopoguerra.

Fu esponente di Italia Nostra, fondata nel 1955 da Elena  Croce e Giorgio Bassani, che vide attivi la Crespi e Bazzoni che già dal 1973 si posizionava contro lo “sviluppo senza limiti”. Prospettiva presente, dai primi anni 50, negli articoli su archeologia, urbanistica, ambiente che Cederna pubblica su Il mondo. Sposò i paradigmi che in Francia portarono all’istituzione delle aree naturalistiche e alle nuove museografie.

Il mutato quadro epistemologico inerì anche su altri due scomodi studiosi: Ranuccio Bianchi Bandinelli ed Ernesto De Martino che ebbero cattedra a Cagliari. Con Cagliari e la Sardegna ebbe molto a che fare Antonio Cederna che scrisse, dal 1971 al 1982, sul nostro territorio allo sbaraglio. Inascoltato dalla politica malgrado la presenza, dal 1969 al 1974, in consiglio regionale, e in quello comunale, dal 1975 al 1980, di Giovanni Lilliu.

La denuncia sul sacco della Sardegna fu evidente nella bella mostra  “Vivere in Sardegna” del 1981 organizzata a San Domenico dalla Sezione cagliaritana di Italia Nostra. Che dire dello scempio di Santa Gilla che nella Delibera (19/07/73), seguita a quella del Cipe (9/07/70) per realizzare il Porto Canale, mette paura. Quanto fu svenduto specie a Saras e Rumianca!

Italia Nostra e WWF chiesero invano modifiche. Auspicarono che le zone in concessione alla Contivecchi tornassero pubbliche nel 2021 per realizzare il Parco di Santa Gilla. Speriamo che accada.

 

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