Artisti, estimatori e musei [Maria Antonietta Mongiu]

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L’Unione Sarda 25/05/2016. La città in pillole. Un diffuso collezionismo oggi si alimenta di contemporaneità. E’ di qualche giorno un convegno a Sassari al Museo Sanna dal titolo “L’arte ed il collezionismo”. Intriganti il tema e il programma, prestigiosi i relatori e i collezionisti. Nondimeno il convegno non ha avuto eco nella stampa.

In contemporanea il Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale della Sardegna comunicava il sequestro di oltre 50 ceramiche del 900’ sardo, in particolare di Federico e Melchiorre Melis. Falsi di ottima fattura, commercializzati on line come autentici.

Quale il nesso tra i due eventi? Nel convegno di Sassari il collezionismo di cui si è trattato riguardava non le sue molteplici declinazioni quanto quello di artisti sardi contemporanei, compresi i ceramisti. Qualche excursus extrainsulare ha sostanziato ancor di più un fenomeno sorprendente che, negli anni, una bella editoria locale ha portato all’attenzione nazionale: il numero e la qualità degli artisti nella Sardegna del ‘900 e il diffuso collezionismo che si alimenta quasi esclusivamente di contemporaneità.

Dal punto di vista antropologico e sociologico l’evidenza è lungi dall’essere chiarita. Quando lo sarà compiutamente si ribalteranno luoghi comuni sulla Sardegna,  sui suoi artisti e intellettuali, e sul malvezzo di collocare tutto e tutti nella residualità etnocentrica.

Non sorprende di conseguenza che uno dei Musei più visitati sia il MAN di Nuoro, di rilevanza internazionale, o che un artista Ugo Ugo diventasse, alla fine degli anni’60, direttore della Galleria Comunale d’Arte di Cagliari e vi  immettesse la contemporaneità mentre accadeva.

Sorprende a maggior ragione che Cagliari voglia rinunciare al Museo mediterraneo dell’arte nuragica e dell’arte contemporanea  e alla Fabbrica delle creatività nell’ex Manifattura Tabacchi. Perchè?

 

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