Come rispondere a “sinistra del lavoro e destra dei valori”[di Egidio Addis]

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Vorrei partire dalle ultime affermazioni di Nicolò Migheli: ”Siamo ancora in tempo per ribaltare l’esito probabile. Basterebbe una politica europea ed una italiana differente. Basterebbe se ce ne fosse la volontà”.Ed e’ proprio da qui che bisogna partire per evitare equivoci. Per me è centrale la responsabilità dell’Europa nella maturazione di un processo politico destabilizzante e involutivo che incombe oggi. Però non mi riconosco nella parte dell’analisi quando afferma che già ”negli anni venti e trenta” la sinistra è stata vittima delle sue contraddizioni per uscire dalla crisi.

Penso invece che è stato determinante il contributo politico e culturale in quegli anni dei suoi uomini migliori. Essi analizzarono a fondo l’evoluzione capitalistica e le sue contraddizioni per uno sbocco che mettesse al centro l’emancipazione del lavoro e delle sue rappresentanze politiche. Gramsci infatti sviluppò molto l’elaborazione del pensiero per sottrarre i lavoratori dalle sottomissioni imposte dalle corporazioni fasciste per realizzare un nuovo umanesimo. La sinistra italiana infatti si distinse per aver combattuto in prima fila per dare uno sbocco unitario e democratico alla crisi di allora. Senza mai pensare che si dovesse uscirne a sinistra. E negli anni recenti fu lo stesso Berlinguer  ad averne sancito la continuità di proposte.

Di recente Amartya Sen, premio Nobel per l’economia, ha espresso disapprovazione sul modo in cui vengono gestite le politiche europee e l’economia. Ritiene un grave errore aver prodotto l’euro prima del suo assetto politico e fiscale. Afferma ancora che essendo la funzione della destra quella di difendere la proprietà e i suoi privilegi, dall’altra la sinistra aveva la funzione di abbattere le disuguaglianze. Ed e’ qui che la sinistra ha abdicato al suo compito fondamentale. Concordo perciò con Nicolò Migheli secondo cui essa è stata ghermita dalla dottrina neoliberista sviluppata a Chicago ma selvaggiamente applicata negli stati indistintamente. Ciò ha sconvolto le società e i sistemi politici ed economici.

Secondo il pensiero gramsciano “ci sono molti modi per rendere felice la vita,in cui è compresa la libertà umana,ma la disoccupazione ne è la negazione”. ”Economia e felicità non si possono separare” secondo Gramsci. L’Europa oggi è un luogo infelice a causa della sua situazione economica. Prevale oggi il pensiero della “filosofia formale”Bentham rispetto alla “filosofia spontanea” preferita da Gramsci ,che interpreta i valori di un mondo liberato da tutte le schiavitù.

Ma più attualmente nel libro di Luciano Gallino”Il colpo di Stato delle Banche e Governi” incontriamo una realtà delle strutture economiche e finanziarie contaminate da comportamenti criminali che stanno condizionando la sopravvivenza degli Stati democratici. Penso che su questo è opportuno un salto di qualità e di attenzione per aggiornare i contenuti del dibattito. Abbandonando l’eccesso di opposizione a Grillo e ai difetti delle sue proposte. Prima che davvero suonino “campane a morto” della nostra democrazia. 

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