Non si vedeva da anni un’incuria così sulle strade delle province di Oristano e Nuoro [di Umberto Cocco]

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Continuano a compiere voli su voli anche stamattina, domenica,  fra il lago Omodeo e l’altopiano tra Sedilo e Dualchi, i Canadair e gli elicotteri dell’antincendio. Si sono fermati la notte, in tre giorni non sono riusciti a domare un fuoco che è divampato in un aperto pascolo non lontano da Borore nella tarda mattinata di venerdì e che risvegliandosi sabato ha bruciato ottomila ettari di campi sino ad ora, la steppa cosiddetta, fieno e cespugli, secchi, spinosi, qualche rara quercia, molto lentisco, nella trama fitta di muretti a secco, punteggiata di pecore, cavalli, bestiame grosso che comunque ci campano e fanno campare.

Non sono giornate particolari, non di forte vento, per esempio, anche se ha mutato di direzione tre volte venerdì. Sono i giorni di San Costantino, i più caldi dell’anno, secondo il detto popolare. Il dispiegamento (cinque Canadair, per qualche ora al giorno) sembra inefficace, e dunque eccessivo, e chissà quanto costoso, e mette in luce per contrasto quell’altro lavoro che è mancato, di prevenzione e di primo intervento. La solita prima squadretta a terra che a Borore spegne le fiamme appena appiccate, e poi le altre nei territori vicini sanno dove intervenire, se fosse che la campagna è stata presidiata e pulita, e invece non è così.

I danni sono ingenti, non in boschi che non ci sono quasi più semmai ci furono (e la processionaria ha spogliato le querce rimaste) ma i danni agli allevatori, con bestiame bruciato e molto altro disperso, in fuga, stalle e capannoni agricoli devastati, distrutti gli impianti fotovoltaici istallati sui tetti con le politiche dello sviluppo rurale che il Gal aveva fatto in tempo a sostenere prima di fallire miseramente per responsabilità passate in cavalleria.

E’ tutta zona di protezione speciale, ZPS, per la presenza della gallinella prataiola: c’entrerà o no, ma se c’entra non è perché gli allevatori la contrastino. L’hanno contrastata in origine quando la Regione la istituì negli anni di Soru per evitare di continuare a pagare  all’Unione Europea le ingenti sanzioni della mancata delimitazione. Gli aiuti agli allevatori hanno fatto cambiare loro opinione, i risarcimenti per il reddito mancato a causa di qualche pratica agricola vietata sono risultati decisivi.

Nessuna area come questa poteva prestarsi alla politica di presidio ambientale del territorio fatta dagli allevatori, basterebbero i soldi di qualche ora di Canadair per paese, per incoraggiare  i proprietari dei pascoli a curare le cunette, i confini aziendali, per avere occhi aperti in campagna, guadagnarsi un premio se il proprio pascolo passa l’estate indenne.

Invece sembrano in piena salute gli apparati di forestali stagionali, squadre  dell’Ente Foreste, cantieri comunali assistenziali, non professionali, disarmati quando il fuoco prende a correre alimentato dal fieno non tagliato lungo le cunette delle strade provinciali e rurali, che sarebbe un lavoro più facile da fare. Non si vedeva da anni un’incuria così per esempio sulle strade delle vecchie province di Oristano e Nuoro.

L’impressione è di una grande confusione al vertice, nella struttura di coordinamento, fra chi fa i piani antincendi e chi ne gestisce le emergenze, chiama i Canadair a intervenire, coordina chi fa le bonifiche magari la notte. Il fuoco è ripartito sabato e domenica mattina senza trovare ostacoli dai focolai rimasti vivi venerdì e sabato sera.

E’ come se fosse anche questo il frutto della presente stagione di riforme istituzionali, le Province sciolte senza alleggerirle di costi e personale ma di efficienza e autorità, non sostituite da altro. Basterebbe leggere la cronaca di una riunione dei sindaci di tre Unioni dei Comuni dell’Ogliastra sui giornali dei giorni scorsi, per capire (non capire) in che direzione si va nelle aggregazioni dei territori.

Se ne andrà da qui immagino fra poco l’assessora regionale all’Ambiente, avendo potuto assistere a un flop. Martedì arriverà l’assessora all’Agricoltura, Elisabetta Falchi, a gestire il dopo, mentre molti allevatori stanno cercando pascoli altrove, se sono riusciti a salvare il bestiame.

 

4 Comments

  1. Pier Nicola Simeone

    occorre mettere al centro delle campagne di prevenzioni incendi le comunità locali recuperando modalità conosciute di cura dei territori e prevenzione e lotta agli incendi slegandosi dall’ottica miope dell’ incendio come…datore di lavoro

    • Alberto Nieddu

      in poche parole…… hai ragione!

  2. francesco a.

    Ok, ma gli allevatori ricevono abbondanti contributi pubblici slegati dalle loro produzioni e legati alla funzione di presidio ambientale che le normative attribuiscono loro. Perché non difendono le loro aziende senza aspettare le squadre antincendio e poi quando il fuoco è partito il Canadair dal cielo? Ce ne sono molti che lo fanno, ma la gran parte di loro no. Basta vedere lo stato in cui sono tenuti molte stalle e fienili. Troppo assistenzialismo fa male.

  3. fogaintro

    Sono un forestale che ha partecipato alle operazioni di spegnimento a Borore, Sedilo, Aidomaggiore e Dualchi, e ho visto il fieno alto anche nelle periferie dei paesi, a cominciare da Sedilo, o il fieno tagliato e raccolto in cumuli che solo per un caso non sono diventati esche per il fuoco. Ho saputo dai barracelli del paese che loro avevano fatto quella pulizia due giorni prima, per incarico del comune ricevuto il 28 del mese di luglio. Alla faccia delle responsabilità dal basso. Più facile prendersela con gli altri.

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