Famiglia e Capobastone Über Alles [di Carlo Melis]

Sala del Consiglio Palazzo Regio_0

Mi ero sbagliato di poco quando preannunciando l’esito del voto a Cagliari ricordai un politico democristiano che affermava che per capire Cagliari bisognava osservare Quartu Sant’Elena; perchè nella politica la terza città della Sardegna anticipa la capitale. Quella del galleggiamento dove regnano non tanto i poteri forti, che non esistono, quanto quelli sottotraccia ma tenacissimi della famiglia e dei capi bastone. Spesso persino coincidenti.

Sia lodato allora Delunas che la stampa nazionale ignora e quella locale sottovaluta, forse per compiacere i detrattori un tempo suoi sponsor. Ogni capo branco che si rispetti del centro sinistra, lo fa passare per traditore ed ingrato, quando è il contrario. Lui è un anticipatore, persino prudente. Nel ciclismo sarebbe un grande gregario, figura di cui si nutriva la politica ed  in via di estinzione.

La verità anche in politica si scopre più in fretta della bugia ed allora diciamola a gran voce: Delunas ha consentito al sindaco di Cagliari di compiere ciò in cui neanche lui credeva. Vincere al primo turno avendo fatto poco! Un miracolo ma non nel senso di cui frettolosamente hanno scritto e detto i media nazionali che, per quegli equivoci che spesso riguardano le faccende dell’isola, rappresentano la politica sarda in forme distorte.

Alla prima verità è da aggiungere una seconda che dovrebbe stare in testa. Il sindaco, seguendo l’esempio di Delunas,  ha fatto patti con il diavolo, imbarcando non solo trasformisti di ogni dove ma soprattutto capi bastone e navigati ex assessori dell’altra parte politica come compensazione di quel 15% formato da Cinque stelle, Lobina e Matta che altrimenti gli sarebbe mancato dal tesoretto di voti di  cinque anni orsono.

Con i numeri non si scherza avrebbe detto sempre quel democristiano che ha seminato bene tra gli allievi, radicati nella prima amministrazione Zedda ed ancora di più nella seconda, dove il principio che tutto tiene è lo spirito di famiglia.

Le vicende della nuova giunta di Cagliari dimostrano anche che la cosiddetta politica “alta” dei primi cinquant’anni dell’Autonomia non si è mai distaccata dai comportamenti di sempre che sono poi quelli di oggi. I sardi hanno tenuto la famiglia, da quella stretta fino al parentado più lontano, come centro del loro rapportarsi col mondo. Più numerosa era la famiglia, maggiore il potere in paese o nelle piccole città di un tempo.

Il sindaco Zedda nomina come assessori, figli, mogli e cugine di qualcuno e qualche giornalista esplicitamente denomina in tal modo uomini e donne che ne faranno parte. Nello stretto circo della politica sarda ci sono anche cognati, generi, suocere, nuore, nonne e via descrivendo lo stato di famiglia di sangue insieme ad altri connessi a mestieri e professioni. Si onorano così le cambiali e si garantiscono i ruoli di generazioni.

Sembrerebbe la degenerazione della politica, in realtà è una conferma di consolidati comportamenti. Con una differenza. Mentre i clan di un tempo nascevano su di una base economica, solitamente di rendita agricola, oggi che il tessuto economico è in crisi quella potenza diventa sempre di più impotenza.

L’opportunità di esercitare un qualsiasi potere viene oggi offerto dalla Pubblica Amministrazione, sia essa l’Università  o ruoli amministrativi e politici, spesso interscambiabili! Mentre per i primi è necessario un concorso, per i secondi basta che UNO venga eletto, sarà poi lui (predomina il genere maschile) la base su cui costruire relazioni, ottenere incarichi, determinare azioni e scelte.

Procedendo in tal modo il declino della Sardegna è nelle cose perchè il messaggio di simili comportamenti è il crollo di  ogni meritocrazia e ascensore sociale. L’unica possibilità di avanzamento è data dal far parte del gruppo o del parentado giusti. Non a caso il partito di maggioranza relativa e i cespugli da cui è circondato si sono riempiti – pochi in verità – di giovani che considerano la politica il luogo per avere inizialmente uno (mini) stipendio e aspirare alla sostituzione dei capi bastone. L’esperienza dimostra che non è facile.

Uno ce la fa e mille aspettano sull’uscio: zerbini, massa di manovra per i giochi dei grandi. Ecco perché stiamo assistendo alla fuga in massa di giovani dalla Sardegna. Si tratta di un volo di sola andata. Auguri e buon viaggio…sempre che si trovi un aereo per scappare.

2 Comments

  1. Mario Mei

    Parturient montes … e nascerà un topolino. A un mese dalla trionfale (?) elezione al primo turno Zedda batte ogni record … anche rispetto ai colleghi eletti al ballottaggio. Finalmente la giunta.
    Giunta nuova, si fa per dire, con il contorno di figli d’arte, miracolati, riciclati e parenti vari.
    Complimenti vivissimi.

  2. Pingback: Antichi vizi, in aumento, familistici e non solo, della pratica politica. E così il declino della Sardegna è certo. | Aladin Pensiero

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