Metti una sera a cena in una notte di fine estate [di Roberto Petza]
COMMEDIA IN ATTO UNICO e….. irripetibile ATTORI PROTAGONISTI: Un direttore di ristorante della Costa Smeralda, Chefs internazionali, Istituzioni, contributi pubblici ATTORI NON PROTAGONISTI: Un cuoco sardo TRAMA: Tre giorni fa il direttore di un ristorante di un famoso chef super stellato in costa Smeralda di recente apertura chiama il cuoco sardo per chiedergli se vuole partecipare ad un evento a fine agosto promosso dalla regione Sardegna, spiegandogli che il famoso chef da lui rappresentato chiamato dalla regione per promuovere la cucina Sarda e il territorio ha aderito con entusiasmo all’iniziativa. Lui stesso, forse contagiato dall’entusiasmo del famoso chef, aveva aggiunto che erano già state inviate le richieste di contributo alla regione per la promozione della cucina Sarda. Sentendo le parole “regione” e “contributo“, l’ingenuo cuoco sardo ha fatto una domanda, semplice e istintiva: “è previsto un compenso per l’impegno di due giorni di lavoro?” A tale domanda, l’ingenuo cuoco si è sentito rispondere: “no, abbiamo già organizzato due “food festival” con la presenza di chef stellati internazionali e abbiamo già investito un budget di 100.000 € che, tra l’altro , è stato ampiamente sforato. Per gli chef Sardi non c’è nessun compenso, solo un ritorno d’immagine.” Certo che l’immagine dei cuochi sardi deve essere proprio mal messa ….. E forse ha ragione il direttore del ristorante “sardo” della Costa che la ristorazione in Sardegna conta poco ( ma questa, è una considerazione dell’autore…. ) CONCLUSIONE: Ecco questa proprio non riesco a scriverla….. Chiedo a tutti voi di darmi una mano e suggerirmi il finale… Grazie per l’attenzione
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La prima tentazione sarebbe di mandarlo ad culum facendum e di indagare su chi abbia realmente investito e chi abbia intascato i centomila euro. Ma la tentazione di partecipare, seppure gratuitamente, ad una vetrina internazionale e’ forte. Sono combattuto tra l’orgoglio di chi pensa di non dover dimostrare niente a nessuno in fatto di arte culinaria e la necessita’ di dover uscire da un guscio “etnico” per aprirsi al mondo, rappresentato da chef stellati e ristoratori di alto livello. Qual’e’ il rischio? Lavorare gratis per 2 giorni? Penso che qualunque chef lavori almeno il 50% delle ore in più’ rispetto a quelle dovute per contratto. E’ una presa in giro dal punto di vista dei finanziamenti? Ormai i giochi son fatti e i soldi stanziati, tanto vale partecipare serenamente, sperimentare qualche nuova combinazione con gli ingredienti sardi tradizionali e cimentarsi coraggiosamente in una competizione internazionale. Tanto, il vero problema non e’ il turismo di lusso, gestito quasi sempre da imprenditori forestieri, quanto il consumo quotidiano dei sardi residenti, dipendente per l’80% dalle importazioni ed il turismo di massa, strangolato da costi di trasporto esorbitanti e da un’ offerta di servizi turistici assolutamente inadeguata ai tempi ed alle nostre vere potenzialità’, dal punto di vista paesaggistico e culturale, gastronomia compresa. Piuttosto, la continua proposizione di sagre paesane di questo o quel prodotto ha generato un festival itinerante degli scrocconi, che arrivano, mangiano, defecano e se ne vanno senza alcuna interazione umana, culturale o economica con quel territorio. Dovremmo rivedere profondamente la nostra idea di turismo, magari copiando dal modello della Corsica, con un sistema di accoglienza diffuso. Le poche esperienze sarde che conosco, a Santulussurgiu e nella’iglesiente sembrano piuttosto interessanti.
Su de tui è de tui, su de mei, du ogliu!
Su trabagliu, andara pagau! (anche e forse soprattutto, quello degli altri).
Da mia madre, commerciante di Seui.