Dirà Renzi qualcosa di sinistra? [di Raffaele Deidda]

primarie

Col circa il 68% dei voti alle 22.00 dell’otto dicembre, Matteo Renzi è il nuovo segretario del Partito Democratico, come previsto. Eletto in democratiche Primarie. Il risultato era più che atteso, quindi la notizia non è una gran notizia. E’ interessante riflettere sul significato della sua elezione. Cominciamo con lo scomodare Jean Paul Sartre, che in un’intervista a L’Express del 4 gennaio 1961 disse: “Se De Gaulle se ne andasse domani, cosa succederebbe? Certo la sinistra non è organizzata. Ma, è proprio questo il suo dramma, non lo è mai. È sempre sorpresa”. Per arrivare a Berlusconi, l’uomo del millantato fare, che è uscito di scena pur continuando ad assestare continui quanto fastidiosi colpi di coda. In ogni caso sarebbe fare un grosso torto alla grandeur di De Gaulle se lo si paragonasse al cavaliere decaduto.

Questi ha rappresentato per vent’anni in Italia l’antitesi della sinistra, quella “comunista” che gli avrebbe impedito, a suo dire, di realizzare i suoi progetti per l’Italia. Uscendo di scena ha comunque lasciato la sinistra italiana sorpresa e disorganizzata. Con l’aggravante della consapevolezza di esserlo. Nella stessa intervista Sartre aggiunse: “C’è un vecchio detto: se quelli di sinistra non si mettono d’accordo davanti al muro della prigione, si mettono d’accordo quando ci sono dentro”. Non sembra, la riflessione una metafora della situazione politica italiana di oggi? In cui il più grande partito italiano di centrosinistra, il PD, ha dimostrato il massimo della disorganizzazione rinunciando a realizzare una conduzione del partito forte e unitaria che avrebbe consentito di vincere le elezioni. Si è anche scoperto infetto dal virus della personalizzazione, che ha prodotto visibilità mediatica per i contendenti alla segretaria  ma non ha prodotto linee programmatiche “di sinistra” chiare e utili al futuro del paese.

Tantomeno ha espresso una leadership autorevole e aperta alla modernizzazione capace di far camminare, quelle linee. Anzi ha spianato la strada ad un micronotabilato tutt’altro che coeso, autoreferenziale seppur etichettato democratico. Disorganizzato e di qualità non elevata. Il fatto che ne facciano parte dei giovani dirigenti è un’aggravante. Il senatore del Pd Walter Tocci ha scritto recentemente: “La vera discontinuità con la storia nazionale è l’attuale centrosinistra, che a parole si è fatto erede delle tradizioni popolari della Prima Repubblica, ma nei fatti costituisce un riformismo senza popolo”. Qui sta il punto. Quello vero. Dov’è il popolo del Pd? E’ quello che ha votato Renzi Segretario oppure è quello che segue Civati? E’ quello che si riconosce nella linea di Cuperlo? E’ quello che approva il governo delle larghe intese, nato a causa della mancanza di una forte guida unitaria oppure è quello che, aldilà dei trionfalismi per i circa tre milioni di votanti alle Primarie, ha rinunciato ad esprimere il proprio voto alle elezioni politiche perché “tanto sono tutti uguali”?

Forse è quello, più verosimilmente, che non crede più ai demiurghi di un’Italia sempre più derelitta. Di questo paese che più che richiamare la Francia del 1961 si chiamerebbe il paese di Procuste, per il tentativo della classe dirigente politica di ridurre le persone ad un solo modello, un solo modo di pensare e di agire. Che cosa ci si può aspettare da questa classe politica e in particolare dal baldanzoso vincitore delle Primarie? Le misure per uscire dalla crisi sono state ben ponderate ed elaborate in un programma politico concreto? E quali efficaci rimedi potrebbe adottare Matteo Renzi, sempre che gli consentano di agire? La sensazione prevalente è che lui, non meno di altri, sia solo una nuova leva di politicanti nominati, se non sorteggiati, per gestire il seguito del presente.

A questo proposito è interessante leggere il report degli studiosi di marketing politico a proposito di Renzi. Il neo Segretario nazionale si rivolgerebbe ad un gruppo prevalentemente maschile, giovane adulto, di alto profilo, attivamente impegnato nella realizzazione professionale, ma anche (pur se meno) nella crescita culturale e della propria partecipazione sociale. Presenza esigua di donne “con tratti e atteggiamenti, verso la vita e l’autorealizzazione, decisamente mutuati dal modello maschile”. Le professioni più rappresentate sono gli imprenditori/professionisti, i dirigenti, gli impiegati che: “cavalcano l’onda del successo, sia nella vita che nel lavoro. Quest’ultimo è inteso come fonte di investimento e gratificazione.  Attivi anche dal punto di vista politico s’informano, collaborano con organi politici locali”. Si tratta sicuramente di modelli sociali legittimi, seppur riconducibili al “micronotabilato democratico”. Che non hanno però assolutamente nulla a che fare con qualcosa di sinistra.

Il regista Nanni Moretti nel suo film del 1998 “Aprile”, interpretando se stesso, dice la famosa frase “D’Alema, di’ qualcosa di sinistra!” mentre assiste ad un dibattito televisivo in cui Massimo D’Alema tace di fronte agli interventi dell’avversario politico Silvio Berlusconi. Lo stesso D’Alema che ha commentato a proposito delle Primarie: “Civati e Renzi sono pericolosi per il Pd e per il paese. Il primo, una sorta di “iper-rottamatore” dell’ultima ora, ed il secondo, “il vero rappresentante dell’establishment del partito e del mondo economico, hanno nel programma una sola cosa: la guerra. Dentro il partito ed al governo Letta. Dimenticando però due particolari: il governo è nostro e non ci sono le elezioni, probabilmente non ci saranno fino al 2015 “.

Con Matteo Renzi Segretario nazionale, riuscirà il Pd a dire e soprattutto a fare qualcosa di sinistra?

 

2 Comments

  1. Maria Luisa Vargiu

    La risposta sembra semplice : ” Se son rose , (ora iris, iris di Fi- Renze), fioriranno” . Che peccato di fiori però !

  2. Italo Ferrari

    Sono sicuramente un vecchio e purtroppo superato nostalgico, ma non posso non rimpiangere, con tutti i suoi difetti, il Partito Comunista che ho conosciuto nei miei e nei suoi anni migliori. E allora che fare, oggi? Ritengo che la risposta più giusta stia nell’espressione politica di H.Arendt, così come efficacemente l’ha descritta S.Tagliagambe in questo stesso numero del giornale. Con tanti auguri a tutti noi che abbiamo creduto negli ideali della sinistra e che non vogliamo oggi arrenderci.

Lascia un commento