Cagliari ovvero il poco senso dell’urbano degli amministratori. Manca un’idea di città [di Carlo Melis]

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Finalmente! Qualcuno rompe il silenzio e  mette per lettera il disagio che Cagliari sta vivendo da anni per le violenze che il paesaggio urbano sta subendo. Senza che venga amplificato nel modo e nei luoghi preposti. Senza che la politica apra una discussione.

Alla faccia della riconferma di Zedda che, sparito dalla vita cittadina e dagli organi di stampa (uno sguardo però alle interviste agli assessori comunali del giornale cittadino dice del primato delle veline), è promosso a ruoli nazionali a riprova dello stato della politica italiana. Non solo per responsabilità di Renzi che, comunque, ci mette del suo.

Il primo ministro, che conosce bene Cagliari e la Sardegna di cui dispone, è soddisfatto di come in città ha funzionato l’antico e sperimentato voto disgiunto ed il  soccorso azzurro/tricolore, senza sporcarsi le mani ma con l’uso di  partiti di vecchio e nuovo conio che vaneggiano di indipendentismo e sovranità ma sono proni a qualsiasi inciucio.

Uno sguardo allo scritto di Gramsci, riproposto in questo sito, su autonomisti ed indipendentisti, non farebbe male. Un’ attualissima foto di quanto  accade in Regione ed a Cagliari ma scritto quasi cento anni orsono, a riprova di quanto sia dura a morire la camarilla cagliaritana.  Che genio Antonio Gramsci di cui il sindaco ed i suoi soccorritori ignorano scritti e memoria urbana. Soccorritori che si sono ripresi la città che forse non hanno mai perso grazie alla generosa manovalanza della sinistra che riesce negli scempi sotto i nostri occhi meglio della destra.

Il soccorso azzurro/tricolore sperimentato a Cagliari e in Sardegna con tale capacità, al primo ministro non viene altrettanto bene? Deve avere più pazienza nel dissimulare. La storia insegna che i sardi sono capaci di sperimentare l’inimmaginabile nello svendere la propria terra. Le  accademie taceranno. Con loro stampa ed  intellettuali di varia estrazione e professione impegnati ad andare in giro in quell’incredibile eventificio che trasforma, con i soldi pubblici, le piazze della Sardegna in un caravanserraglio con musici, scrittori, cibo (importato), nomi altisonanti dal cachet stellare etc.etc..

Panem et circenses. Intanto la Sardegna è riprecipitata agli ultimi posti nelle valutazioni Invalsi ed Ocse Pisa ma la Regione produce bandi improbabili piuttosto che mettere insieme istituzioni e soggetti per azioni sistemiche e strutturali!

Nel mentre che tutto diventa spettacolo, il PD non ha segretario. Non ce l’aveva neanche prima e la gente  se n’è fatta una ragione disertando le urne come è accaduto a Cagliari.  Mentre il segretario cittadino del PD lamenta, nell’indifferenza generale, che il suo partito fu leale col sindaco, ed  è ben felice di mangiare,  quotidianamente, polvere per non dire altro.

Dunque la lettera aperta dello scrittore Giorgio Todde rompe il silenzio sulla città,  in linea con quanto  questo sito e  pochi altri hanno fatto negli anni.  Ha avuto il pregio di mettere sotto gli occhi dei cagliaritani lo stravolgimento che si sta operando in città e di aprire una discussione sul bene comune. Ma come è successo per la Lettera della presidente regionale del Fai per il Chiostro di San Francesco di Stampace e per i Parcheggi sotto le mura, le istituzione tacciono. Quel che è peggio anche le istituzioni preposte alla tutela

Se i decisori politici, non avendo alle spalle partiti o maggioranze, non rispondono se non a se stessi ed ai propri interessi personali, le Soprintendenze hanno il compito di farlo perché preposte all’attuazione della Carta costituzionale. Intanto il dibattito dei tifosi si accende in rete su categorie molto semplici tipo “passatisti” e “innovatori”. Tra chi non vorrebbe che la città di affetti e memorie non venga stravolta e chi, invece, la vorrebbe come un’anonima città europea. Ma il tema non è esattamente in questi termini.

Intervenire nei centri storici, non è mai facile.  Come fare affinché l’anima dell’urbano, la sua stratificazione resti intatta e sia trasmessa alle nuove generazioni? Compito difficile, proprio perché occorre coniugare modernità e tradizione. Come agire affinché i luoghi rispettino se stessi e non siano la riproposizione d’altro e di altri non luoghi, tutti uguali? Perché ciò sta avvenendo in molte città europee travolte dal turismo di massa e Cagliari è tra queste.

Luoghi con gli stessi negozi, ristoranti, visitatori. I centri storici privati degli abitanti originali, quinte indistinte. Perché non avvenga occorre un’idea di città, che manca a chi amministra la capitale della Sardegna, sempre più disabitata ed impoverita. Altro che ricucitura con le periferie. Sono le periferie che si sono impadronite di pezzi consistenti del centro.  Interventi, pensati dalle amministrazioni precedenti, portati avanti da questa con sciatteria disarmante piuttosto che, prima di ogni azione, adeguare il PUC al PPR.

E’ il caso che questa giunta ed il suo sindaco si fermino. Ogni altra azione porterà inevitabilmente a stravolgimenti non dissimili da quelli provocati dall’iconoclastia ideologica in atto nelle coste del Mediterraneo.

Cagliari ha subito nella sua storia forme perniciose di iconoclastia…ma era il medioevo.

 

 

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